Il colpo di Stato in Turchia è fallito, scontri tra esercito e polizia: i video

Il mondo sembra essere sull’orlo di una crisi di nervi. Dopo l’attentato a Nizza, il fallito colpo di Stato in Turchia, dove l’esercito golpista ha ingaggiato una dura battaglia con la polizia e i sostenitori di Erdogan. Ecco i video degli scontri.
Oramai non si può stare più tranquilli. Ogni santo giorno si fa un passo avanti verso la Terza Guerra Mondiale.
I segnali di altissima tensione – politica, sociale, economica, finanziaria e militare – sono sempre più frequenti.
Il terrorismo islamico, gli equilibri geopolitici Usa-Russia-Cina, la Brexit e l’antieuropeismo.
Tutto contribuisce a creare instabilità.
E ieri sera è arrivata anche la notizia di un colpo di Stato, poi fallito, in Turchia.

Come scrive Repubblica:
“Seguendo le regole classiche del colpo di stato, i militari hanno prima preso il controllo delle reti di comunicazione: la tv pubblica, le centrali che gestiscono le telecomunicazioni e internet. Poi si sono concentrati sulle roccaforti del potere di Erdogan. A partire dalla sede dell’alto comando, che formalmente dirige le forze armate ma che da circa otto anni viene designato dal presidente e quindi non gode della fiducia dei comandi intermedi. I generali ribelli hanno tentato una lotta contro il tempo, cercando di espugnare le postazioni del Sultano prima che la popolazione a lui fedele scendesse nelle piazze. Ma hanno fallito l’obiettivo più importante: la cattura o l’isolamento del presidente, che è riuscito a mobilitare il suo partito contro gli insorti e ottenere il sostegno delle potenze mondiali.”

UNA NOTTE DI ORDINARIA FOLLIA TURCA
A difendere Erdogan ci hanno pensato Usa e Germania: i primi lo hanno aiutato a mettersi in contatto con la popolazione, permettendogli di collegarsi via Facetime con la Cnn e lanciare così l’appello ai suoi sostenitori affinché scendessero in piazza; i secondi hanno assicurato pieno sostegno al suo governo.
Quando Erdogan è riuscito a mobilitare i suoi, e visto che i militari si rifiutavano (giustamente) di sparare sui civili la situazione si è capovolta in favore della polizia nazionale, i pretoriani del Presidente turco.
Che alle due di notte ha annunciato una no-fly zone su Ankara, segno che il governo aveva ripreso il controllo dei cieli.
Il bilancio di una notte di follia è pesante: un generale golpista ucciso, oltre mille militari golpisti arrestati, 29 colonnelli e 5 generali destituiti. Più di 90 morti, qualcuno anche tra i civili.

IL REGISTA DEL COLPO DI STATO
Come riporta l’Ansa, Erdogan ha accusato Fethullah Gulen, suo ex amico e alleato, di essere il vero regista del colpo di stato di stanotte:

“75 anni, dal 2008 residente legale negli Usa con tanto di green card, Gulen è stato un alleato di Erdogan fino al 2013 quando e’ scoppiato uno scandalo di corruzione nel governo turco. Gulen finora sembrava aver avuto la peggio nel braccio di ferro con il presidente. Gulen, un ex imam, afferma di credere nella scienza, nel dialogo interreligioso e in una democrazia multipartitica. Secondo Wikileaks, ha aperto canali di dialogo con il Vaticano e con organizzioni ebraiche. Secondo i media Usa, Gulen vive presso la Golden Generation Worship and Retreat Center, un centro per anziani fondato da americani di origini turca.”
La longa manus di Gulen in Turchia è stato il Colonnello Muharrem Kose, rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco. Lui ha guidato i golpisti durante il tentativo di colpo di Stato.
IL FUTURO DI ERDOGAN, DELLA TURCHIA, DELL’UE

Detto sinceramente è un vero peccato che il sanguinario dittatore Erdogan sia ancora saldamente in sella.
Fa affari con l’Isis; tiene sotto scacco l’Europa con la minaccia di aprire i confini e far affluire milioni di migranti; spegne le rivolte nel sangue; fa arrestare e/o uccidere giornalisti non filo-governativi; spegne le proteste di piazza nel sangue.
Insomma: se Erdogan non fosse mai nato il mondo sarebbe un posto migliore.

Purtroppo c’è ancora. Per quanto tempo? Non è dato saperlo. Toccherà capire nelle prossime ore quanto il tentativo di colpo di Stato lo abbia rafforzato o meno e se i suoi nemici continueranno la battaglia per destituirlo.
Una sensazione: per l’Unione Europea sarebbe molto meglio che Erdogan non ci fosse.
La gestione del flusso di migranti da Siria e Iraq sarebbe più discreta; i curdi potrebbero combattere l’Isis senza essere a loro volta perseguitati dal governo turco; non ci sarebbero ulteriori tensioni sull’asse Turchia-Siria-Iran.