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SCENARIO MOLISE/ Il problema Iorio

«Se la legge non è bipartisan il centrodestra non si assumerà da solo la responsabilità della sua approvazione. Ci vuole un accordo più ampio». È questo il sunto della dichiarazione in aula del presidente della Regione Michele Iorio sulla legge 30, meglio conosciuta come la legge salva poltrone. Ma è davvero questo l’attuale problema della politica molisana?

di Alessandro CorroppoliTwitter.com/AlexCorroppoli

La regione Molise ha un problema. Un problema con un nome ed un cognome: Angelo Michele Iorio. Ma in verità questo problema Iorio non riguarda il modo con cui in passato ha gestito la cosa pubblica, i suoi trascorsi politici fatti di salti della quaglia, l’immutabilità dell’azione clientelare, l’inaffondabilità elettorale che le ultime consultazioni in qualche modo hanno confermato, la faccia di bronzo che ha mostrato dopo aver subito una condanna per abuso d’ufficio e per i tanti rinvii a giudizio conquistati. No, niente di tutto questo, su cui i molisani ci hanno fatto il callo mentre i suoi oppositori ci marciano sopra da quasi dieci anni e i risultati sono ben tangibili. No, niente di tutto questo. Il punto che dovrebbe far preoccupare e pensare tutto il panorama politico molisano è la “prospettiva” di continuità politica: Michele Iorio confida in Michele Iorio stesso.

L’uscita dall’aula lo scorso venerdì, durante la seduta del consiglio regionale, è solo l’ultimo di una serie di  gesti che hanno un  messaggio ben chiaro: io sono il leader incontrastato del centrodestra e la boa su cui ruota l’intera politica molisana.

Sabato 5 maggio, per rispondere alle accuse di Antonio Di Pietro, Michele Iorio annuncia una nuova candidatura come Presidente della Regione. Un silenzio assoluto cade su tutto lo schieramento di centrodestra e, in modo particolare, su quegli uomini che da più parti venivano e vengono considerati come suoi possibili successori. Gianfranco Vitagliano, Mario Pietracupa e il sempre assente Filoteo Di Sandro hanno taciuto in modo così forte da rendere le parole del loro Presidente un amen papale.

Sempre in quel sabato dichiara che la legge n. 30 è una legge buona ma per essere approvata doveva essere bipartisan e aggiunge: “me l’hanno sottoposta già come una legge voluta anche dall’opposizione”. Vero o non vero, è un altro messaggio chiaro ai suoi: “inutile che fate i furbi la linea la detto sempre io. Le sorti di questa legislatura sono nelle mie mani”.

Ed eccoci all’epilogo di venerdì 11 maggio. Iorio accertato che non ci sarebbe stato nessun accordo con le minoranza saluta tutti e se ne va. Altro messaggio chiaro: “se il TAR  il prossimo 17 maggio dovesse annullare le consultazioni si va tutti a casa”. Fine delle trasmissioni. Fine delle trasmissioni per tutti, perché se il Tar dovesse accogliere il ricorso degli otto cittadini elettori non vi sarà più tempo per approvare una legge salva chiappe. Non vi sarà più la possibilità di convocare consigli regionali per discutere di riforme e di nulla. Rimarrà solo lavoro ordinario. Nulla più.

A tal proposito non crediamo che possa esserci uno slittamento, un rinvio del pronunciamento da parte del TAR. Così come è una bufala l’accordo delle parti legali annunciata da certi organi d’informazione. Una boutade mediatica montata ad arte. E pensiamo che non ci sarà martedì 15 un ribaltamento della scaletta del consiglio regionale come avvenuto in occasione della discussione della mozione di sfiducia presentata dalle minoranze. Anche in quell’occasione Michele Iorio mandò un segnale chiaro e forte alla sua maggioranza più che all’opposizione. Nel momento più buio della sua carriera politica il Rais ha ancora tutti ai suoi piedi.

Tre gesti, tre messaggi che “incattiviscono” il buonismo con cui il governatore aveva fino ad oggi gestito i suoi. Una presa di posizione che va a ribaltare completamente il peso, l’equilibrio del risultato scaturito dalle urne. Ora è tornato ad essere l’uomo forte: nessuna manipolazione, nessuna influenza da parte dei partiti e dei suoi assessori che potevano sì vantare  dalla loro i numeri elettorali ma non il carisma e l’intelligenza politica dell’inattendibile governatore.

Ma questo Iorio “incattivito” potrebbe essere un vantaggio anche per l’opposizione se solo quest’ultima riuscisse ad uscire dalla propria torre d’avorio fatta di litigi e accordi trasversali con una parte della maggioranza.

Come si può non votare la richiesta di dimissioni dell’assessore alla programmazione Gianfranco Vitagliano e lasciare a lui pianificare le sorti dello zuccherificio quando lo stesso è coinvolto nello scandalo dell’azienda saccarifera? Parafrasando Di Pietro “ è come assumere Dracula in un centro trasfusionale!”

Un Michele Iorio così “incattivito” potrebbe rappresentare il carburante migliore per ogni sussulto di orgoglio morale e di rivalsa politica unitaria. Ed invece il Molise è costretto ad avere un’opposizione priva di genialità, priva di una prospettiva di società. Prospettiva che ancora una volta, nel bene e nel male, ci propone Michele Iorio: grigia socialmente e clientelare a livello istituzionale. Creazioni di nuove lobby, nuove caste e altri potentati che andranno a gestire la sua immagine.

Siamo così sicuri che Michele Iorio sia arrivato al suo capolinea politico? È davvero la legge 30 il problema politico che ha bloccato la politica molisana nelle ultime settimane?