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SCENARIO MOLISE/ La ballata del Michè (e di tanti altri…)

Si andrà al Consiglio di Stato? Si tornerà al voto a Novembre? Tutto è  in divenire. Ma i big della politica molisana non sono inermi di fronte al mutamento politico in atto: le grandi manovre sono in corso e conseguentemente i grandi manovratori sono al lavoro. Michele Iorio punta alla rifondazione democristiana attraverso i “partiti civici”; Gianfranco Vitagliano non sapendo più che pesci pigliare si lancia nel mare aperto delle alleanze trasversali: dichiara finito Michele Iorio, spara a zero sulla dirigenza regionale (Ulisse Di Giacomo e Pierluigi Lepore), da coordinatore cittadino del Pdl attacca il suo sindaco Basso Di Brino (primo cittadino di Termoli) e allo stesso tempo elogia Vittorino Facciola (Pd)  dando conferma alla teoria de L’Infiltrato in merito al  Pur (Partito Unico Regionale). Il tutto nella speranza di potersi accasare con chi che sia  nuovamente in via IV Novembre (alla faccia del rinnovamento generazionale da egli stessi declamato);  Franco Giorgio Marinelli  affetto da una rara forma di saudade pidellina  trasloca nel gruppo misto regionale dove torna a ballare la Samba di Agnone. Tutto questo accade nel centrodestra; ma nel centrosinistra cosa succede?

di Alessandro Corroppoli

Non vi è ancora l’ufficialità del ricorso al Consiglio di Stato da parte dei legali di Michele Iorio e più in generale del centrodestra. Ufficiosamente il ricorso al secondo grado della giustizia amministrativa dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. Il condizionale  è d’obbligo non fosse  altro che l’Udeur e il suo segretario regionale, Vincenzo Niro, non vedono di buon occhio questa opzione perché il coro delle voci degli uomini vicini al governatore preferirebbe tornare immediatamente alle urne.

La rinuncia al parere del Consiglio di Stato significherebbe per Michele Iorio prendere atto della doppia sconfitta politica ottenuta: ottobre 2011, quando i partiti che lo sostenevano ottennero 14 punti percentuali in più, e  quella più recente che lo ha visto soccombere in toto alle amministrative di maggio nella sua Isernia. Sua sorella, Rosa Iorio, candidata alla carica di Sindaco riesce nella doppia impresa di ottenere al primo turno una percentuale di voti inferiore ai partiti della sua coalizione e nel turno di ballottaggio venir sconfitta nel confronto diretto con il candidato del centrosinistra Ugo De Vivo che partiva in netto svantaggio.

Riuscirà Michele Iorio a mettere da parte il proprio ego, ammettere la propria sconfitta, rinunciare al secondo grado della giustizia amministrativa e dare la possibilità ai molisani di poter scegliere nel giro di pochi mesi un nuovo governatore?

Tutto ci aspettavamo tranne che la sentenza del Tar Molise potesse in qualche modo resuscitare vecchi rigurgiti all’interno del centrosinistra tanto forti da far aprire scenari che fino a qualche giorno addietro erano impensabili.

I primi spasimi li provocano i rigurgiti del duo Giuseppe Astore –  Nicola D’Ascanio,  tornati dopo l’ennesima vacanza tra una campagna elettorale e l’altra, quasi in simbiosi dichiarano di voler costruire anzi di voler ricostruire una sinistra vera in Molise. Una sinistra che veda come leader non un uomo proveniente dal centrodestra quale è Paolo Frattura ma bensì una personalità con un passato certificato e documentato nelle file dell’attuale opposizione. Difatti, in questo modo,  i due avvalorano la tesi del paradosso. Tesi secondo la quale negli ultimi dieci anni a governare la regione Molise sia stato un uomo di centrosinistra ossia quel Michele Iorio del Partito Popolare Italiano. A seguirli, stando ai rumurs dei corridoi di Palazzo Muffa, sarebbero Filippo Monaco di Sinistra Ecologia e Libertà e Massimo Romano leader di Costruire Democrazia. Se dal primo non vi sono smentite di sorte facendo valere la tesi del silenzio assenso per il secondo tale presa di posizione sembra più una strategia utile a uscire da una sorta di empasse politico che da qualche tempo a questa parte lo affligge.

Asseriamo ciò in virtù di due ordini di idee. La prima: Massimo Romano e Nicola D’Ascanio sono davvero poco compatibili sia da un punto di vista politico culturale sia da quello delle aspirazioni istituzionali. Entrambi legittimamente potrebbero puntare alla carica di Governatore regionale la convivenza diverrebbe ancora più difficile. Con il Senatore Giuseppe Astore teoricamente il discorso sarebbe più facile perché il politico di San Giuliano Di Puglia più che una candidatura come primo cittadino della Regione Molise sembra proiettato verso la ricerca di una nuova candidatura a Palazzo Madama in quel di Roma. Ma sia Romano che Astore hanno più di qualche sassolino nelle scarpe che vorrebbero togliersi e tirarsi addosso. Ed allora riusciranno i due ex compagni di classe a  trovare una sintesi alle loro legittime aspirazioni?

È molto più verosimile, invece, una posizione che vedrebbe Romano critico verso l’attuale leadership del centrosinistra. Dopo il deludente risultato alle recenti consultazioni amministrative di Isernia, il politico bojanese sosteneva l’avvocato Ennio Mazzocco, per il Picconatore molisano la scalata verso la leadership del centrosinistra è diventata molto più articolata. Secondo fonti vicine all’avvocato di Bojano lo stesso consigliere regionale sarebbe pronto, già nelle prossime ore,  a chiedere garanzie direttamente a Paolo Frattura onde evitare una sua possibile discesa in campo come candidato Presidente e conseguentemente dividere il centrosinistra.  

Quali sarebbero queste garanzie?

Il Centrosinistra non dovrebbe favorire cambi di casacca e/o avallare la transumanza politica in corso.

Nel prossimo futuro listino del Presidente non dovranno esserci vecchi uomini di partito e/o segretari degli stessi quali ad esempio Roberto Ruta, Candido Paglione, Italo Di Sabato e Nicola Macoretta.

Pronunciamenti  chiari sulle partecipazioni economiche della Regione Molise nelle imprese (Zuccherificio, Solagrital ecc.);

Riduzione dei costi della politica.

Ma soprattutto chiarezza e trasparenza nella scelta e nella nomina di uomini all’interno dei consigli di amministrazione dei sub enti regionali. Riusciranno Frattura e Romano a trovare un accordo di massima e tenere unita la coalizione? Staremo a vedere.

Ma è nel sottobosco della politica molisana  il luogo dove si compiono gli incesti istituzionali più impensabili. In questo territorio si muove e agisce l’uomo ombra del centrosinistra regionale.  Da più parti è indicato, per l’ennesima volta,  come possibile candidato della coalizione per uno dei due rami del Parlamento italiano nel 2013.

La novella Penolope molisana, alias Roberto Ruta, sembrerebbe essere la sarta della tela moderata. La prossima partita politica regionale si giocherà molto nel recupero degli astensionisti, quasi al 50%, e per farlo serve una proposta chiara, concreta e moderata. Una proposta, un’Alternativ@ di centro.

Ed ecco allora Penolope avviare rapporti e tessere tele con tutte quelle figure politiche di aerea centrista che fino a qualche tempo erano alla corte di Re Iorio. In particolare sembrerebbe che sotto la regia di Roberto Ruta stia nascendo un raggruppamento politico  composto da  alcuni consiglieri regionali di centrodestra, in fuga dai loro attuali partiti con a seguito tutti i  loro referenti locali. Il fine sarebbe quello di creare di costruire  una lista di centro in appoggio a Paolo Frattura nelle prossime eventuali consultazioni regionali.