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GIANFRANCO VITAGLIANO/ Storia di “convergenze parallele” e di assurdi lavamani

“La verità è un valore ma non sempre è utile confessarlo specialmente se è quello che si pensa”. Parole e musica di Gianfranco Vitagliano il ministro dell’economia molisana che in merito alla problematica degli operai Fiom in servizio presso lo stabilimento Fiat PowerTrain di Termoli dichiara: Non so cosa si può fare per evitarlo, non so nemmeno di cosa si stia parlando. Non ho studiato la questione perché non rientra nelle mie competenze di assessore. Questa non è materia della politica è materia dei giudici”. Può quest’uomo rappresentare la sintesi degli interessi politici sociali ed economi dei molisani? Può Gianfranco Vitagliano candidarsi come presidente della Regione Molise?

di Alessandro Corroppoli

Certo che potrebbe farlo. Non spetta ai giornalisti dare un amen papale sull’integralità dell’uomo e sulle sue capacità politiche e razionali, ci mancherebbe. Viceversa, è nostro compito tentare di informare i cittadini ed esporre all’opinione pubblica documenti su cui porsi e porre domande nella fattispecie ora che il ritorno alle urne sembra imminente (Consiglio di Stato permettendo).

L’ingegner Vitagliano viene nominato Assessore regionale alla Programmazione, Bilancio e Finanze, Patrimonio, Rapporti con la Conferenza delle Regioni, Rapporti con la Conferenza Stato-Regioni e Conferenza Unificata nel 2006 da Michele Iorio che pur non avendolo tra gli eletti non si priva della sua (presunta) intelligence.

Dal 2006 ad oggi l’ex direttore del Consorzio Industriale di Termoli (primo incarico nel lontano 1977) diventa a tutti gli effetti il ministro dell’economia della Regione Molise. Ricevuta carta bianca dal Primo Ministro Iorio applica la metodologia gestionale che gli è più confacente: ci penso io, ossia Il ghe pensi mì di berlusconiana memoria.

Questo metodo – accompagnato da una certa spigolosità o spocchia caratteriale – gli ha creato più di qualche problema all’interno della sua stessa maggioranza. Uno dei primi a sbottare in maniera forte fu nel 2010 l’assessore regionale all’ambiente, Salvatore Muccilli, il quale definì la politica gestionale e i suoi interventi ‘tecnici’ nelle aziende partecipate dalla regione dei veri è proprio fallimenti.

La risposta ovviamente non si fece attendere. Una risposta dura e ficcante, dove il compagno Gianfry confessò di volersi candidare al Parlamento, che Michele Iorio era un presidente buono per il Molise e, che i suoi fallimenti erano dovuti all’interferenza di manine esterne.

A distanza di due anni, in un’altra intervista, afferma l’esatto opposto: di voler fare il Presidente della Regione Molise, che Michele Iorio e lo iorismo sono finiti e che le manine, ovvero quando c’è da fare autocritica, sono ancora lì che palpano. Classico esempio di “convergenze parallele”.

Dunque essendosi di nuovo posto al centro dell’attenzione politica, non ci si può sottrarre nel dover parlare di lui. E noi lo faremo. Il Cabarettista programmato in questi ultimi sei anni, ha avuto – sempre perché il governatore glielo ha concesso – un potere assoluto sulla gestione della spesa e delle entrate regionali che mai nessuno altro ha ricevuto. Il bilancio, le poste di bilancio, i documenti programmatici previsionali e schemi economici: tutti figli suoi. E allora la domanda è: quali sono stati i risultati ottenuti da tutto il potere che gli è stato gentilmente concesso?

A suo modo è stato anche un innovatore ma, dopo aver fatto un 5+1 sulla lotteria amministrativa non possiamo più sentirci dire che le critiche rivoltegli sono strumentali.

Di chi la colpa se l’autorità di vigilanza per gli appalti pubblici non ha riconosciuto a Molise Dati lo status di società in house? Di chi è la colpa se l’Unione Europea ha aperto procedimenti su Molise Dati e sullo Zuccherificio? Di chi è la colpa del deficit sanitario? E dei costi della politica che non tornano per via della moltiplicazione dei dirigenti come i pani e i pesci nella macchina regionale? E la a riforma di Finmolise?

Ha gestito i fondi europei nella più completa e voluta solitudine accerchiato solo da un drappello di tecnici a lui totalmente fedeli. È stato bravo a fare i bond quando tutti facevano i bond ed è anche riuscito a piazzarli ai risparmiatori tedeschi (poveri se solo però li avessero saputo della situazione economica molisana, chissà!).

Nonostante i numerosi fallimenti che si porta in dote, nonostante sia ancora un dipendente pubblico e gestisca gli interessi dei cittadini (che lo stipendiano..) si permette di dire a quegli stessi cittadini:” Non ho studiato la questione perché non rientra nelle mie competenze di assessore. Questa non è materia della politica è materia dei giudici”. Ancora una volta: chapeau per l’eleganza e il tempismo.