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Abusivismo e contraffazione ci costano 17 miliardi l’anno

Il dato è stato diramato oggi dagli uffici del Censis. Chi ci perde di più sono bar e ristoranti costretti talvatla anche alla chiusura per far fronte al passivo eccessivo.

 

I dati sono venuti fuori da un’indagine del Censis diffusi dall’Agenzia Ansa. L’abusivismo e la contraffazione causano alle imprese del commercio (bar e ristoranti in primis) perdite pari a 17,2 miliardi di euro l’anno.

L’indagine portata a termine riguarda i riflessi economici dei mercati irregolari. I mancati introiti rispetto ai contributi per l’erario sono pari a 1,5 miliardi di euro. L’abusivismo causa al comparto commerciale una perdita di fatturato pari 8,8 miliardi. Ai quali vanno aggiunte 5,2 miliardi di perdite a causa dell’illegalità nel settore del turismo e della ristorazione. E’ venuto anche fuori che la contraffazione praticata al di fuori dei circuiti commerciali provoca altri 3,3 miliardi di perdite di fatturato. In totale, in termini di valore aggiunto l’indagine quantifica una perdita pari a 3,8 miliardi di euro di Pil.

Accade quindi che ogni impresa commerciale perde 202 mila euro di fatturato l’anno a causa di abusivimso e illegalità. E questo lo stabilisce un indagine di Confcommercio Censis. i mancati introiti mettono a rischio l’attività di 43mila negozi regolari l’anno, insieme al lavoro di 79mila addetti regolari. Gli esercizi commerciali irregolari o abusivi sono in media – segnala l’indagine – il 7,1% del totale sul territorio nazionale. Nel caso dei mercati e aree pubbliche la media balza però al 19,4%. Percentuale che torna a impennarsi nel caso di Sud e Isole dove la presenza di esercizi illegali sfiora il 12% (11,6%).

‘In Italia sette esercizi su 100 sono abusivi – ha affermato il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli-  nei mercati ambulanti del Mezzogiorno si arriva a un abusivo su tre. Siamo in una situazione di allarme rosso. Chiedo zero contro ogni forma di illegalità che si annida anche nelle professioni, nei servizi e nei trasporti, per non parlare del contrabbando”.