RETROSCENA/ Perla Genovesi, dalla mafia trapanese a Berlusconi
Perla Genovesi, infatti, era anche e soprattutto in contatto con persone vicine al clan mafioso di un paese in provincia di Trapani, Campobello di Mazara. Questa cittadina che conta poco più di tredicimila abitanti, infatti, è “dominata” da famiglie in odor di mafia. Da lì il passaggio al Pdl, e poi alle segrete stanze di Berlusconi, è stato breve.
di Carmine Gazzanni
“Silvio Berlusconi o lo scandalo permanente”. In un editoriale di ieri in questo modo “Le Monde” fustigava il premier. E la ragione è assolutamente dalla parte del quotidiano francese. Ancora in pieno corso il caso Ruby (sebbene i Berluscones continuino ad essere convinti che il caso sia solo “spazzatura mediatica”), per il quale si indaga sulla telefonata di Berlusconi al capo gabinetto Ostuni per fare pressioni affinché la ragazza marocchina venisse liberata, ecco che spunta una nuova indagine.
Mentre infatti la Procura di Milano stava studiando carte, documenti e versioni delle persone coinvolte, all’altro capo dell’Italia, in Sicilia, alcuni magistrati, impegnati da tempo in un’indagine su narcotraffico, giungono nuovamente al nome di Berlusconi legato a festini, donne, soldi, sesso.
Ma questa volta c’è dell’altro. Ora nei festini “pidiellini” fa il suo ingresso anche la droga: secondo le dichiarazioni di Nadia Macrì, l’escort che in cambio di prestazioni sessuali in due occasioni ha ricevuto un totale di 10 mila euro, la ragazze che “gentilmente” il Cavaliere invitava, trovavano sui loro comodini hashish e marijuana. Questo filone di indagini è nato, come oramai tutti i quotidiani raccontano (anche quelli storicamente “berlusconiani”), dalle rivelazioni di Perla Genovesi, attivista di Forza Italia e assistente parlamentare di Enrico Pianetta, senatore lombardo del Pdl.
Ed è proprio lei che parla dei festini “orgiastici” organizzati nelle ville di esponenti del Pdl in Sicilia, ma anche al Nord. Ed è ancora lei che dichiara di aver presentato Nadia Macrì a un importante politico italiano, Renato Brunetta (Nadia afferma di aver avuto rapporti sessuali anche con il Ministro – quando ancora non ricopriva tale carica – anche se per un somma più bassa: 300 euro). E da qui, stando alla deposizione della escort, ha preso piede una lunga trafila di feste, incontri, droga, fino ai due appuntamenti con Silvio Berlusconi. A dire il vero, sebbene le dichiarazioni di Nadia trovino riscontro con quelle di Perla Genovesi, gli inquirenti nutrono grossi dubbi sulla versione della ragazza, in quanto frequenti sono le imprecisioni e gli spazi vuoti.
Ma quest’indagine sembra rivelare qualcos’altro ancora, che va ben al di là dei festini, delle escort e del sesso. Perla Genovesi, infatti, era anche e soprattutto in contatto con persone vicine al clan mafioso di un paese in provincia di Trapani, Campobello di Mazara. Questa cittadina che conta poco più di tredicimila abitanti, infatti, è “dominata” da famiglie in odor di mafia. Non è un caso che nel 2001 Campobello, Marsala e Mazara del Vallo si trovarono al centro di una maxi-inchiesta che portò alla condanna di trentuno persone accusate di essere affiliate alle “famiglie” a pene varianti tra i due anni di reclusione e l’ergastolo. Perla Genovesi aveva rapporti, ad esempio, con Pasquale Taddeo (iscritto nel registro, ma poi assolto) il cui corpo nel 2005 venne ritrovato carbonizzato, in dinamiche che ancora rimangono poco chiare.
Ma la Genovesi aveva contatti anche con Vito Faugiana e Paolo Messina, da molti ritenuto esponente di spicco del clan di Campobello. I due infatti, insieme alla stessa Perla Genovesi, nel 2010 vennero arrestati per associazione a delinquere finalizzata all’importazione e commercio internazionale di sostanze stupefacenti, aggravata dal fatto che venne costituito un’organizzazione criminale operativa a livello internazionale.
In pratica, infatti, il gruppo, attraverso società di import-export appositamente costituite, faceva giungere da Perù e Colombia, attraverso Spagna e Olanda, grandi quantitativi di droga (durante le operazioni, i carabinieri hanno sequestrato circa 20 chili di cocaina pura) in Italia: in Sicilia, ma anche al Nord (in primis in Emilia Romagna e Lombardia). A capo dell’organizzazione c’era proprio lui, Paolo Messina, il quale, secondo gli investigatori, poteva contare sulla collaborazione di Tommaso Iacomino, boss dell’omonimo gruppo camorristico, attualmente latitante in Sudamerica. Paolo Messina gestiva l’intera organizzazioni, Iacomino trattava il prezzo di ogni partita di droga con i capi dei cartelli colombiani e peruviani, Vito Faugiana si occupava delle “clientele” italiane. E Perla Genovesi faceva il corriere trasportando droga dalla Spagna in Italia.
Ma non è finita qui, anzi: i guai per l’ex forzista cominciano prima del 2010. Tre anni prima, infatti, nel 2007, viene fermata ad un posto di blocco proprio in compagnia di Faugiana e i carabinieri trovano nell’auto della cocaina. Faugiana già allora finì in manette, mentre Perla, poiché incinta, riuscì ad evitare l’arresto.
Ed ancora. Paolo Messina, infatti, non solo era a capo, come detto, di un’organizzazione criminale di narcotrafficanti internazionale, ma, secondo molti, sarebbe anche uno di quelli che proteggono la latitanza di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra, considerato all’apice della cupola mafiosa, uno dei cinque latitanti più ricchi – e pericolosi – al mondo. Per inciso, Messina Denaro (o Diabolik, come si fa chiamare perché patito del fumetto) era agli ordini prima di Bagarella, poi di Provenzano e, dopo l’arresto di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, è diventato il nuovo boss di Cosa Nostra. Lui ha ordito l’attentato a Costanzo, lui ha eseguito quelli stragisti di Firenze, Roma e Milano, lui ha pedinato Falcone. Tra i suoi atti più efferati l’uccisione, durante la seconda guerra di mafia (1993), dei fidanzati Vincenzo Milazzo e Antonella Bellomo. Fece trovare i cadaveri dentro buste di plastica e lasciati in una cava di materiale petroso presso Balata di Baida. Erano già mezzo decomposti. A lui gli aveva sparato, a lei l’aveva strozzata. Era al terzo mese.
Le indagini sui festini, dunque, vanno avanti. Sicuramente centrale è la questione “Berlusconi, droga, sesso”, ma non bisogna sottovalutare quest’altro aspetto, più nascosto, ma molto più drammatico. Soprattutto se si tiene conto che, dalla versione della stessa Perla Genovesi, i festini in Sicilia, ma anche al Nord, erano organizzati dallo stesso Paolo Messina. Un uomo tutto fare.