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FINMECCANICA MOKBEL/ Troppi misteri e strani suicidi intorno alle due inchieste

Le vicende che vedono coinvolto Mokbel sono piene zeppe anche di episodi sottotraccia che rivelano la gravità di quanto accaduto. A settembre, ad esempio, il dott. Piergiorgio Manca, legale di Marco Iannilli, coinvolto nell’inchiesta Finmeccanica, è stato gambizzato da due uomini che, stando alla ricostruzione, si sarebbero presentati nello studio dell’avvocato e avrebbero sparato alcuni colpi di pistola.

 

Ma non è tutto. Dietro l’altra vicenda (“Fatweb-Telecom”) pare che invece ci sia un “suicidio” poco chiaro. Il “sistema Mokbel” che, come abbiamo detto, aveva dimensioni transnazionali, ruotava attorno a giganteschi flussi di denaro che apparivano e scomparivano tra San Marino e Londra, Hong Kong e Isole Cayman.

E legati a questi flussi spuntano anche truffe telefoniche italo-europee. Ed è in queste ultime che entra con un ruolo da “protagonista involontario” Niki Aprile Gatti, ragazzo di appena 26 anni, programmatore per una delle aziende incriminate (la “Oscorp SpA”), trovato morto nel carcere di massima sicurezza di Sollicciano (FI) dopo appena 4 giorni dal suo arresto.

Si pensa immediatamente ad un suicidio: Niki viene trovato impiccato ad una corda costruita con strisce di jeans e lacci di scarpe (come possono sorreggere il peso di un uomo di 92 chilogrammi?) nel bagno della sua cella.

Ma rimangono molti chiaroscuri nella vicenda: insieme a lui, per frode fiscale, vengono tratti in arresto altre 18 persone, ma solo lui viene trasferito nel carcere di massima sicurezza a Sollicciano. Gli altri, invece, verranno portati a Rimini. A differenza di costoro che si avvarranno della facoltà di non rispondere, Niki parla, l’unico tra gli indagati che collabora.

Ma è anche l’unico al quale viene confermata la custodia cautelare in carcere, per i “silenziosi” scattano, invece, gli arresti domiciliari; la mattina dopo Niki viene trovato morto nel suo carcere.

Non si capisce, però, perché un incensurato accusato di un reato lieve (frode informatica) sia stato portato, a differenza degli altri, in un carcere di massima sicurezza; non si capisce perché alla madre Ornella fu detto di recarsi a Rimini e non a Sollicciano.

Non si capisce come sia stato possibile che alle ore 20:58 del 20 giugno venisse recapitato a Niki (che allora si trovava in carcere) un telegramma proveniente dalla sua stessa abitazione (che per logica avrebbe dovuto essere sotto sequestro) che gli ordinava di nominare un nuovo avvocato. 

E ancora: trenta giorni dopo l’arresto, il padre di Niki trova l’appartamento del a San Marino completamente svaligiato. In più la sede della “Oscorp SpA” venne ritrovata dal commissario liquidatore privata di ogni bene, ma la cosa venne archiviata sulla base di due fatture che dimostrerebbero la vendita di tutti i beni dell’azienda.

Eppure tali fatture risultano emesse prima del 18 giugno, data in cui Niki era ancora regolarmente a lavoro.