CHIESA e OMOSESSUALITÀ/ Tra repressioni, proteste e suicidi: la longa manus di Joseph Ratzinger
Dal 1998 ad oggi sono quattro le grandi proteste contro la Chiesa che reprime l’omosessualità. E tutto ebbe inizio dal suicidio dello scrittore siciliano Alfredo Ormando. Una la mente vaticana che ha agito anche durante il papato di Giovanni Paolo II: Joseph Ratzinger.
di Viviana Pizzi
“I matrimoni gay offendono la pace e la verità e danneggiano le unioni naturali” . Con queste parole Papa Benedetto XVI ha lanciato l’ultima invettiva contro l’omosessualità. Facendola vedere a tutti come una cosa “deviata” contro la quale combattere. Questa dichiarazione che anticipa il messaggio per la Giornata mondiale della pace che doveva essere reso pubblico il primo gennaio ha suscitato un vespaio di polemiche.
Domenica infatti una quindicina di ragazzi si sono recati con alcuni cartelli in piazza San Pietro per protestare contro questo ulteriore atto di intolleranza del Pontefice contro l’amore di persone dello stesso sesso.
Tra i cartelloni emergevano questi: “Joseph, ti vogliamo bene”; “Omofobia = morte”; “Gay unions don’t harm peace. Weapons do it”; “Les armes, pas les unions homosexuelle, menacent la paix.”;”Las bodas homosexuales no afectan la paz, las armas si”; “Le unioni gay non danneggiano la pace. Le armi sí”.
La cosa che però ha lasciato tutti di sasso è questa: la polizia italiana, che collabora con la gendarmeria Vaticana in materia di sicurezza pubblica, ha sequestrato i cartelli che a loro dire offendevano la Chiesa e li ha strappati. C’è dell’altro: gli attivisti che li hanno portati in alto e li hanno alzati soltanto dopo la recita dell’Angelus sono stati fermati e interrogati per circa un’ora, trattati come terroristi nemmeno fossero come Susanna Maiolo la donna svizzera che nel Natale 2009 aggredì il Papa durante la messa cercando di toccarlo o peggio ancora come Alì Agca colpevole di aver attentato alla vita di Giovanni Paolo II.
Hanno raccontato i fatti i giornalisti Gianfranco Mascia e Alessandro Gilioli trattenuti proprio per quello che secondo la Chiesa è un abominio.
Nelle mani di Mascia proprio il cartello “Le unioni gay non danneggiano la pace. Le armi sí“. Il gruppo è stato rilasciato dopo un’ora di controlli. Stiamo certi però che questi attivisti, al contrario della Maiolo, non verranno mai perdonati dal Papa.
L’episodio accaduto di recente però non è l’unico in cui gli attivisti omosessuali hanno protestato contro la Chiesa Cattolica proprio davanti al Vaticano per le sue restrizioni troppo severe. La prima però in cui la polizia ha strappato cartelli e fermato nei propri uffici i manifestanti.
13 GENNAIO 1998: LO SCRITTORE ALFREDO ORMANDO SI DÀ FUOCO IN VATICANO
Cattolico, omosessuale e siciliano: erano le tre caratteristiche principali di Alfredo Ormando scrittore nato nel 1958 e morto a 30 anni per le restrizioni cattoliche. Forse avrebbe voluto vivere il suo essere alla luce del sole. Probabilmente per se sognava anche una vita lontana dai pregiudizi della Chiesa.
Per questo motivo il 13 gennaio del 1998 si recò a Città del Vaticano per darsi fuoco . Due poliziotti cercarono di spegnere le fiamme che lo avvolgevano ma dopo dieci giorni di atroci sofferenze morì nel reparto grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma.
La data della sua morte è diventata la “Giornata Mondiale per il Dialogo tra Religioni e Omosessualità”. Con la Chiesa cattolica però i risultati sono pari a zero. E lo erano anche quando il papato era retto da Giovanni Paolo II. Chi era il suo consigliere in queste cose: sempre lui il Cardinale Joseph Ratzinger.
3 AGOSTO 2003: GAY DAVANTI ALLA CHIESE. SEMPRE CONTRO RATZINGER
Il Papa era ancora Giovanni Paolo II, sarebbe morto due anni dopo nell’aprile 2005. Il tre agosto 2003 però il futuro Pontefice Benedetto XVI esce con un’altra dichiarazione choc contro il mondo omosessuale.
Le parole di allora furono queste: “Le unioni omosessuali sono nocive per lo sviluppo della società: la tolleranza del male è cosa ben diversa dalla sua legalizzazione”.
Un messaggio chiaro in cui si chiedeva ai governi europei, e in particolar modo a quello italiano, di non andare avanti nel riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso. Allora gli attivisti omosessuali non solo manifestarono pacificamente davanti al Vaticano ma anche a Padova.
A protestare contro questa cosa e portare avanti una battaglia a favore dei diritti civili ci sono stati Luciano Violante allora capogruppo Ds Luciano Violante, Franco Grillini presidente onorario di arcigay e il deputato padovano Luciano Ruzzanti.
Il gruppo di credenti gay “Emmanuele” parlò di “un documento che nasce non dall’ascolto della persona ma da una riflessione staccata da ogni riferimento alla vita, dogmatico e imperativo. frutto di una teologia conservatrice che ha la pretesa di entrare nelle coscienze degli uomini di governo. Si tratta di una regressione rispetto alla notevole libertà e apertura data dai documento del concilio Vaticano II. Ma il popolo di Dio ormai prende un’altra direzione rispetto a questa teologia“.
8 DICEMBRE 2008: GAY IN PIAZZA PER LA DEPENALIZZAZIONE DELL’OMOSESSUALITAÀ
Il Papa era Benedetto XVI e la Chiesa si è espressa in maniera negativa sulla depenalizzazione dell’omosessualità proposta in sede Onu dalla Francia. Monsignor Migliore in nome del Vaticano bocciò la proposta. Fu allora che circa 300 persone gay, lesbiche, bisex e transessuali sono finiti in piazza Pio XII al confine tra l’Italia e il Vaticano per rivendicare i propri diritti.
Allora fu un sit in accompagnato da una fiaccolata per ricordare tutti gli omosessuali che in 80 paesi del mondo vengono ancora uccisi, torturati e imprigionati. Allora in prima fila c’era anche l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria che aveva appena vinto l’Isola dei Famosi. Si presentò col cappio al collo a simboleggiare la solidarietà contro le persone che vengono uccise a causa della loro omosessualità. Chiese un’udienza dal Papa che non riuscì ad ottenere. Nel 2008 in nove paesi era ancora prevista la pena di morte per gli omosessuali.
14 DICEMBRE 2012: IL PAPA BENEDICE l’UGANDESE REBECCA KADAGA
E arriviamo ai giorni nostri. Papa Ratzinger ha scatenato le ire del popolo omosessuale proprio dopo aver incontrato Rebecca Kadaga promotrice della legge che prevede la pena di morte dei gay in Uganda.
Una normativa che per il paese africano è arrivata il 12 novembre che è stata ricevuta dal parlamento e benedetta da Papa Benedetto in occasione dell’incontro arrivato tre giorni prima della dichiarazione contro i matrimoni gay. La legge in Uganda potrebbe essere approvata nei prossimi giorni. E il Papa che fa? Benedizione Urbi et orbi. Una storia che ormai dura da troppo tempo e che ha provocato troppe sofferenze soprattutto per i gay cattolici che in Italia sono il 20% della popolazione omosessuale.