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Antonio Iovine, dopo l’arresto ad orologeria arriva il “pentimento ad orologeria”: qualcosa non quadra.

Antonio Iovine in manette

Antonio Iovine. Il super-boss latitante da 14 anni. Tradito da un panettone. Quale “panettone”? Quello che si mangia a Natale oppure quello rimosso a metà Luglio a Caserta? E oggi viene fuori la notizia che si è pure “pentito”: a pochi giorni dalle elezioni. Qualcosa non quadra.

PENTIMENTO AD OROLOGERIA?

Oggi è arrivata la notizia che nessuno si aspettava. A pochi giorni dalle elezioni, uno dei più importanti boss della Camorra e del Clan dei Casalesi, Antonio Iovine, pare abbia deciso di pentirsi. Così, senza paura di ritorsioni e in un momento in cui – strategicamente – sarebbe più utile tenere la bocca chiusa. Invece lui, il Riina dei Casalesi, decide di cantare come un usignolo. Non so a voi, ma a me la cosa puzza parecchio. C’è qualcosa che non quadra soprattutto se mettiamo in relazione un pentimento “improbabile” con un arresto, quello di Iovine, altrettanto “improbabile”. 

Ecco tutti i retroscena sulla cattura di Antonio Iovine, che vi avevamo raccontato il giorno dopo l’accaduto.

ARRESTO AD OROLOGERIA?

Casal di PrincipeVia Cavour è la classica strada dei paesini ad altissima densità mafiosa. Belle case alternate a catapecchie, mercedes sfavillanti e fiat uno sgarrupate. Molti appartamenti sono chiusi, tanti con le inferriate alle finestre. A tratti una desolazione disarmante e un fortissimo odore di camorra. Ed è proprio in Via Cavour, quinta traversa, che è stato arrestato Antonio Iovine detto “O Ninno”. Aveva trovato rifugio nell’abitazione di un muratore incensurato e al momento della cattura avrebbe tentato timidamente la fuga. Sul terrazzo.

Tutti a cercare di imitare Scarfare – a Casal di Principe c’era persino il boss con la villa ispirata al film di Brian De Palma – e tutti che si lasciano arrestare “timidamente”. Ci fosse stato Al Pacino/Scarface avrebbe combinato un pandemonio e invece…c’era soltanto Antonio Iovine, che poverino era partito a razzo ed è finito in rima. Sfoderando un bel sorriso, questo sì, probabilmente sformato da qualche sniffata di coca, guardatelo bene, sembra strafatto.

Antonio Iovine. L’uomo che, secondo gli inquirenti, avrebbe governato la pax mafiosa del cartello casalese, mediando tra le famiglie Schiavone, Zagaria e Bidognetti. La mente imprenditoriale del clan, colui che avrebbe permesso a “Gomorra” di diventare quel che è: un best-seller delle mafie, una delle più importanti organizzazioni criminali del mondo.

Antonio Iovine. Il super-boss latitante da 14 anni. Tradito da un panettone. Pare infatti che gli investigatori, la sera precedente all’arresto, avessero intercettato una telefonata “in cui si avanzava all’interlocutore una richiesta ritenuta insolita come quella dell’acquisto di un panettone.” Non si capisce come questa richiesta possa risultare insolita, e mica siamo a Ferragosto, fatto sta che “sarebbe stata tale circostanza a indurre il fondato sospetto sulla presenza di Iovine nella abitazione di via Cavour a Casal di Principe.”

Non so voi ma io mi sento leggermente preso per il culo.

Qualcuno può avere la bontà di spiegarmi perché è insolita, a metà novembre, la richiesta di un panettone? Siamo o no in un periodo prenatalizio – nel mondo occidentale il Natale inizia almeno con un mese e mezzo d’anticipo – che vede gli scaffali di tutti i centri commerciali abbondare già di pandori e canditi?

Ci vuole fantasia, parecchia fantasia, per collegare questa richiesta alla presenza in casa della Primula Rossa casalese Antonio Iovine. Eppure Il Mattino titola “Catturato Iovine, tradito dal Panettone”.

Il punto è: quale “panettone”? Quello che si mangia a Natale oppure quello rimosso a metà Luglio a Caserta, in località Lo Uttaro, dove c’era una collinetta costituita da migliaia di tonnellate di rifiuti, chiamata proprio “Il Panettone”? 

Non sarebbe così assurdo che dietro il codice “panettone” si nasconda qualcosa di più grosso, che abbia travolto – finalmente – il sanguinario Iovine, mediatore, come ricorda L’Espresso, di “un territorio strategico a cavallo tra Caserta e Napoli, fondamentale anche perché ospita le uniche strutture ancora attive a pieno regime per contenere l’emergenza rifiuti, l’ultima diga che frena l’ondata dei sacchetti neri nelle strade di Napoli.”

Altro aspetto per cui mi sento preso per il culo.

Partiamo da sei mesi fa, quando Francesco Schiavone detto Sandokan, dal carcere dov’è rinchiuso manda una lettera ai suoi pargoletti in cui ordina di lasciare Casal Di Principe perché è in arrivo un valanga di guai. Quali? Nessuno riesce a capirlo, ma il neo-Profeta riesce ad azzeccare una sequela di sventure da far impallidire Nostradamus: torna l’emergenza rifiuti a Napolidopo il caso Noemi scoppia il caso Ruby– e per entrambi si è ipotizzato un intervento della camorra proprio in relazione all’affaire rifiuti; il governo Berlusconi sta per crollare con tutti i filistei, in primis Nicola Cosentino, accusato dagli inquirenti di essere il referente politico del clan dei Casalesi.

Dulcis in fundo, il nemico pubblico numero uno – vale a dire Roberto “Bobo” Saviano – farà 4 puntate in prima serata su Raitre, e figurati se non parla dei casalesi.

Se consideriamo che è persino crollata una Domus Gladiatori a Pompei – che non c’entra niente o quasi ma potrebbe avere dei risvolti politici devastanti per i berluscones – ci sarebbe da grattarsi tutte le volte che Sandokan apre bocca o, peggio ancora, scrive una lettera.

Succede poi che “Bobo” Saviano – per fortuna esistono ancora personaggi come Cetto Laqualunque – è costretto a scontrarsi con l’altro “Bobo”, Maroni, il ministro dell’Interno che vive sulla Luna e fino a Lunedi non sapeva nulla della ‘ndrangheta in Lombardia. Con un Bossi troppo affaccendato a mandarsi affanculo da solo, un Calderoli che non sa più quali braghe indossare dopo le foto di Dagospia e un Maroni ancora in sbornia post-derby, scoppia l’ennesima inutile polemica.

La ‘ndrangheta c’è, la ‘ndrangheta non c’è. E ammesso che ci sia, sicuramente non chiederebbe sponda politica alla Lega. Pensò e disse Maroni.

E a quale santino elettorale dovrebbe rivolgersi la Santa, se non alla Lega che spradoneggia da qualche anno in tutto il Nord Italia? Scoppia un casino infernale, Maroni chiede il diritto di replica e intima a Saviano di ripetergli quelle stesse cose guardandolo “dritto negli occhi”; Saviano contro-replica che l’ultima volta che aveva sentito parole tanto minacciose era stato per opera di Sandokan Schiavone. Povero Sandokan, uno è in galera a marcire e viene tirato per la giacchetta da “Bobo & Bobo”.

La polemica monta sempre più: Maroni si sente offeso e vuole adire alle vie legali a meno che Saviano non smentisca l’accostamento a Sandokan; Saviano dice di aver riportato solo i fatti, le inchieste dei giudici milanesi; Loris Mazzetti, direttore di Rai Tre, la rete che ospita “Vieni via con me”, continua a ricevere pressioni e richiami affinchè il giusto equilibrio tra le parti venga ripristinato, e quindi venga concessa la replica a Maroni.

Ma intanto il guaio è fatto, una valanga di polemiche rischia – ancora una volta – di travolgere un Ministro del governo Berlusconi, anche perché – nel bel mezzo del casino e con un tempismo perfetto – la Direzione Investigativa Antimafia ha consegnato al Parlamento la relazione relativa al primo semestre 2010 che “denuncia il coinvolgimento di rappresentanti della pubblica amministrazione, che hanno pilotato l’assegnazione di importanti appalti ad affiliati della ‘ndrangheta”.

Apriti cielo. E adesso che si fa?, ci si chiede nelle alte sfere. La situazione sembra sfuggire di mano, quando ecco che nelle prime ore del pomeriggio di ieri arriva il protagonista che oscura e mette d’accordo tutti: Antonio Iovine ammanettato nella volante della polizia. 

In rete si trovano riflessioni tipo: “Guarda caso ogni volta che il governo naviga in cattive acque, e soprattutto dopo la trasmissione di Saviano, avviene il colpo di scena..”; “L’arresto di Jovine è stato proprio…una sceneggiata napoletana!”; “Mi sa tanto che qualcuno nasconde qualche asso nella manica!!!Avrebbe detto il principe De Curtis: s’o muort e s’arretiran’ a chest’ora!”.

Nessuno potrà mai sapere la verità su questo arresto, così come restano avvolte nel mistero le catture di Riina e Provenzano, ma una cosa è certa: la cattura di Iovine è una grande vittoria dello Stato – un altro farabutto marcirà in galera – ma se come dice Saviano non si colpisce il cuore finanziario del Sistema Mafia ci ritroveremo tra qualche anno senza più boss da catturare e con un’economia totalmente infiltrata da soldi sporchi. E con pentiti che sembrano più falsi dei falsi cinesi.

Occhi aperti.

GUARDA L’IDENTIKIT DI ANTONIO IOVINE