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500 terroristi pronti a colpire l’Italia: l’allarme dei Servizi Segreti

Agenti AISE a Roma
Agenti AISE a Roma

Dopo l’attentato di Manchester tanti italiani si sono chiesti se il nostro paese è al sicuro dai jihadisti. E la risposta è no, non siamo al sicuro.

Nell’ultimo rapporto dei Servizi Segreti al Parlamento si evidenziano diverse criticità:

Per quanto attiene in particolare al rischio di attentati in territorio italiano, si conferma come i principali profili di criticità continuino a provenire dalla possibile attivazione di lone wolves e self-starters, ovvero da elementi auto-radicalizzati.

La relazione dell’Intelligence si fa più specifica e, partendo dal tema dominante della conquista di Roma, chiarisce:

I principali profili di criticità appaiono ancora riconducibili alla possibile attivazione di elementi “radicalizzati in casa”, dediti ad attività di auto-indottrinamento e addestramento su manuali on-line, impegnati in attività di proselitismo a favore di DAESH e dichiaratamente intenzionati a raggiungere i territori del Califfato.

Addirittura vengono attribuiti ai terroristi anche attentati non convenzionali:

Ai gruppi islamisti è imputato il 6% dei cyber attacchi perpetrati in Italia nel corso del 2016.

Chi finanzia il terrorismo?

I Servizi Segreti parlano espressamente di “sponsor localizzati nella Penisola arabica”.

Questo conferma quanto vi abbiamo raccontato in occasione delle 28 pagine desecretate sul rapporto dell’11 settembre:

Quelle stesse potenze che investono nel calcio europeo, che hanno creato Doha e Dubai dal nulla, che ci vendono il petrolio e acquistano miliardi in armamenti, sono i mostri che alimentano il terrore in Europa.

paesi del golfo che finanziano terrorismo islamico
Paesi del Golfo Persico che finanziano il terrorismo islamico

500 jihadisti pronti a colpire l’Italia

Negli ultimi due anni sono stati espulsi dal territorio nazionale 176 potenziali terroristi, 44 da gennaio 2017 (oltre 2 a settimana).

Gli imam allontanati sono invece 13.

Per non parlare poi dei foreign fighters partiti dal nostro paese e pronti a ritornare: sarebbero circa un centinaio.

Marco Lombardi, esperto di terrorismo jihadista dell’Università cattolica, ha spiegato a Il Giornale che:

Il vero problema è costituito dai 400-500 radicalizzati che sono stati scarcerati. Impossibile sorvegliarli tutti perché ci vogliono almeno quattro uomini al giorno ciascuno. Un attentato come a Manchester può accadere in qualunque momento anche da noi ma la probabilità è bassa rispetto agli altri paesi. Noi non abbiamo ancora la terza generazione di possibili radicali.

Immigrazione e jihad: gli incroci pericolosi

Dalla strage di Manchester, seppur frutto di un’azione più organizzata, “viene fuori un link diretto con la Libia”, come ha avuto modo di denunciare anche il Ministro dell’Interno Marco Minniti in occasione del congresso nazionale del sindacato di Polizia Coisp.

E gli incroci pericolosi tra fenomeni migratori e terrorismo islamico sono stati analizzati anche nella relazione dei Servizi Segreti:

Oltre a rappresentare un potenziale target di attacchi diretti, il territorio nazionale potrebbe costituire un approdo o una via di fuga verso l’Europa per militanti del Califfato presenti in Libia o provenienti da altre aree di crisi, una base per attività occulte di propaganda, proselitismo e approvvigionamento logistico, nonché una retrovia o un riparo anche temporaneo per soggetti coinvolti in azioni terroristiche in altri Paesi, come verosimilmente accaduto nel caso dell’attentatore di Berlino, Anis Amri.

Il problema è che in Italia l’allarme dell’intelligence rischia di essere bollato dai salotti radical chic come una forma di populismo o, peggio ancora, incitazione al razzismo.

Che Dio ci salvi. Dai buonisti e dai terroristi.