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PD Molise parte 2. Il caso (umano) Danilo Leva: disfatte e inciuci

Infiltrato.it pubblica la seconda parte di un’inchiesta senza censura sul Pd molisano (leggi la prima parte), in cui vengono fuori nomi e inciuci, a partire dal trittico Leva-Ruta-Massa

E non è tutto. Si potrebbe parlare anche del caso D’Ascanio. Il Presidente della Provincia di Campobasso venne ostacolato in tutti i modi dalla stessa Macchiarola che pose la sua firma alla mozione di sfiducia presentata dall’opposizione di centrodestra. Qui la vicenda, più che inciucio, ha un sapore di assurdo e tragicomico allo stesso tempo. Ecco in breve i passaggi salienti della vicenda. Dopo che venne presentata la mozione di sfiducia, prima della discussione e votazione, fissate per il 7 agosto 2008, anche il partito nazionale si era opposto alla votazione della mozione, screditando in questo modo la posizione della Macchiarola stessa.

A questo punto, però, D’Ascanio prese in contropiede la segretaria regionale, annunciando le dimissioni in una conferenza stampa molto rovente: “Non è accettabile la posizione della segretaria regionale di un Partito che sfiducia il Presidente di un Ente che appartiene al suo partito”. Ma per la Macchiarola certamente non era così, anzi le dimissioni erano state “un atto di irresponsabilità istituzionale e politica”. Insomma, i due pidini hanno fatto a scarica barile: “la colpa è tua!”, “Ma che dici è tua!”, e così via. Fortunatamente per il Pd la crisi rientrò, anche perché ben undici dirigenti del Pd criticatrono Annamaria Macchiarola poichè “non è legittimata a parlare e tanto meno a prendere decisioni a nome e per conto del partito”. Ma attenzione, ora il colpo di scena: nelle nuova giunta presentata a fine maggio da D’Ascanio indovinate chi ritroviamo? Proprio lei, Annamaria Macchiarola. Insomma, il tempo di litigare per dimostrare le pecche di un Pd quanto mai confuso, assurdo ed imprevedibile.

Ma andiamo avanti. Seconda gestione. Tre i candidati alla segreteria regionale: Domenico De Angelis, Danilo Leva e Michele Petraroia. E a vincere è Danilo Leva. Un gran bel curriculum il suo: perse le elezioni comunali nella sua Fornelli, ottenne pochissimi voti alle provinciali di Isernia, numero due durante la gestione fallimentare del Pd Molise a firma Annamaria Macchiarola. Insomma, Leva aveva le carte giuste per la candidatura. E infatti ha vinto. Dopo un Pd “inciucista”, dunque, ecco un altro Pd, guidato da Danilo Leva, giovane formatosi con Ruta (lo stesso Ruta che ha appoggiato sempre la Macchiarola e che, ora, viene nominato da Leva presidente; lo stesso Ruta che nel 2006 perse rovinosamente contro Michele Iorio, ottenendo solo il 45% contro il 54% del Governatore) e che ha lavorato al fianco della stessa ex segretaria.

Giovane che dichiarò di preferire “l’Udc all’Italia dei Valori”, in una regione nella quale l’Udc è un partito che ha sempre appoggiato la politica di Michele Iorio. Insomma, anche qui le premesse non sono delle migliori. E infatti le disfatte (già) abbondano. Prima decisione del duo Leva-Macchiarola: candidati alle politiche gli immortali Augusto Massa e Roberto Ruta. Risultato: due seggi per il centrosinistra, uno alla Camera e l’altro al Senato, entrambi all’Italia dei Valori.

Ciò che, d’altronde, ha sempre contraddistinto il Pd molisano è stata una acerrima quanto inspiegabile lotta contro l’Idv (a onor del vero, per errori commessi da entrambi. Vedi il caso venafrano). Il perché di tale contrasto, secondo molti, è da ricercare nel peso politico che raggiunge il partito di Antonio Di Pietro a livello nazionale (politiche ed europee) in Molise: l’Idv vorrebbe legittimare questo potere anche nelle elezioni locali, legittimazione non concessa, però, dal Pd. Risultato? Una situazione imbarazzante ad ogni appuntamento elettorale, in quanto ci ritroviamo con un candidato del Pdl, uno dell’Idv e un altro del Pd.

Potremmo citare diversi casi. A iniziare dalle provinciali di Isernia del 7 giugno 2009: Luigi Mazzuto da una parte, e Antonio Sorbo (Pd più SeL e Rifondazione) e Domenico Tedeschi (Idv) dall’altra. Il risultato è scontato: vittoria schiacciante dello sconosciuto Luigi Mazzuto, più del 64%. E poi le comunali di Campobasso: Luigi Di Bartolomeo da una parte, e Massimo Romano (Idv) e Augusto Massa (Pd) dall’altra. Sempre divisi, sempre perdenti: Di Bartolomeo confeziona  più del 56% delle preferenze.