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Oltretorrente. Guido Picelli e gli Arditi del Popolo.

Sullo sfondo dei tragici anni settanta, nel pieno del conflitto tra sinistra extraparlamentare e neofascismo, Pino Cacucci ricorda la resistenza degli abitanti del quartiere parmense Oltretorrente contro l’assalto delle camice nere di Italo Balbo. Due episodi che hanno sconvolto l’Italia, due guerre civili da non dimenticare.

 

Agosto 1922. I fascisti di Italo Balbo si preparano a dare una dura lezione ai sovversivi di Oltretorrente, quartiere popolare di Parma. Gli abitanti, socialisti, comunisti, anarchici e popolari sono insofferenti alle angherie delle squadracce e si pongono alla testa della resistenza cittadina. Italo Balbo, nonostante il parere contrario del Duce, decide di assediare il rione.

Parma, anni settanta. Un anziano signore ricorda ad un gruppo di giovani militanti politici il suo passato e gli orrori della guerra civile: le violenze, i morti e la tensione. La violenza politica di quegli anni riporta alla memoria dell’anziano la rivolta di Oltretorrente e la lotta contro la tirannia e per la libertà.

Questo è lo spunto di Pino Cacucci per narrare le vicende di Oltretorrente e dei suoi abitanti. A capeggiare la resistenza c’è l’ardito Guido Picelli e gli Arditi del Popoli, uomini d’arme pronti all’assalto e allo scontro frontale. E’ una lotta strategica che impegna entrambi i fronti. Italo Balbo e Picelli sono animati da uno spirito cavalleresco che ricorda i cavalieri medievali: si rispettano e non tardano ad esprimere giudizi positivi sulle capacità dell’avversario.

Cacucci ricorda così due periodi tragici dell’Italia moderna: una nazione divisa e lontana dagli ideali dei padri fondatori. E’ l’occasione per perpetuare gli orrori del passato come moniti per i posteri.