B. decade, inizia la Terza Repubblica: che non sarà più parlamentare. E questa non è una bella notizia.
Qualcosa non torna se i maggiori leader politici sono tutti fuori dal Parlamento: Renzi per il Pd, Grillo per il M5S, Berlusconi per Forza Italia, il duo Maroni-Bossi per la Lega. La Terza Repubblica non sarà più parlamentare.
Al di là di un comportamento della sinistra ai limiti del “berlusconiano”, quanto a calpestio delle regole (cancellazione del voto segreto su tutte), c’è un fatto assodato: i maggiori leader politici sono fuori dal Parlamento. All’alba della Terza Repubblica scopriamo che Grillo (M5S), Renzi (Pd), Berlusconi (Forza Italia-Pdl) e il duo Maroni-Bossi (Lega Nord) – e quindi parliamo dei leader dei 4 maggiori partiti – possono fare quel che vogliono pur stando fuori dal Parlamento.
E questa, sia chiaro, non è una bella notizia.
Perché quello che ci attende sarà la trasformazione della Repubblica da Parlamentare in un qualcosa che al momento è indefinito e di cui si possono scorgere solo i primi bagliori. In fondo al tunnel del ventennio berlusconiano si odono schiamazzi antidemocratici e autoritari, ruggiti monarchici come quelli del Re Giorgio.
In fondo al tunnel spuntano moniti e consigli “che non si possono rifiutare”. In stile Padrino.
In fondo al tunnel del ventennio berlusconiano il risveglio è brusco, fastidioso, allucinante: com’è possibile fare a meno, in un sol colpo, del Parlamento?
In fondo al tunnel del ventennio rimbomba l’eco delle parole di Montanelli, pronunciate nel lontano ’94, all’epoca della discesa in campo: “L’Italia di Berlusconi finirà male, malissimo, nella vergogna e nella corruzione. E sarà stato inutile avere ragione.”
Perché questa è ancora l’Italia di Berlusconi. Il Parlamento di Berlusconi. Lui non c’è più ma il suo stile resta il più imitato.
Non tarderemo a rimpiangere il peggiore dei mali, ché la cura sarà quanto di più fangoso si sia visto nel Paese.