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Nuova legge elettorale? Ci costa 200 milioni in più

Il forzista Malan accusa: introdurre il doppio turno costa come raddoppiare il numero dei senatori.

 

Porcellum o Mattarellum, proporzionale o maggioritario. Ma quanto ci costa la stabilità di governo? Nel dibattito sulla nuova legge elettorale si discute spesso di modelli, quasi mai di spese. Eppure non tutti i sistemi di voto hanno lo stesso impatto sul bilancio dello Stato. Il doppio turno di coalizione, ad esempio, è più oneroso. Il motivo è evidente: riportando gli italiani alle urne nel giro di pochi giorni, cresce inevitabilmente anche il costo delle elezioni. «Secondo i miei calcoli si arriverebbe a spendere circa 200milioni di euro in più per ogni tornata elettorale» racconta il senatore di Forza Italia Lucio Malan, componente delle commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.

Il calcolo non sembra improvvisato. Nel febbraio del 2013, le ultime Politiche ci sono costate poco meno di 400 milioni di euro: 389 milioni, stando ai dati ufficiali del Viminale. In caso di doppio turno la spesa è destinata a salire. Certo, alcune voci in uscita – è il caso di matite, urne, registri e cancelleria in genere – rimarranno uguali. Altre finiranno inevitabilmente per crescere. Aumenteranno i circa 10 milioni di euro che lo Stato spende per garantire facilitazioni di viaggio agli elettori che ne hanno diritto. Così come le spese per il servizio di ordine pubblico – erano 73 milioni di euro a febbraio – e per i compensi di scrutatori e presidenti di seggio. Aumenti in parte contenuti dalla decisione del governo Letta di limitare il voto a un solo giorno. «Mettiamola così – racconta il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli – la macchina finirà per costare il cinquanta per cento in più».

conti tornano. Introdurre il doppio turno potrebbe costare 200 milioni di euro in più a elezione. Un occhio al bilancio, è come se in Italia raddoppiasse il numero dei senatori. «Tutti i nostri rappresentanti eletti a Palazzo Madama ci costano circa 70 milioni di euro l’anno» racconta Lucio Malan. «Parlo di una cifra comprensiva di tutte le spese, dagli emolumenti ai collaboratori. Ebbene, considerando che in media una legislatura dura circa tre anni, ecco che un sistema elettorale a doppio turno avrebbe lo stesso impatto sulle nostre casse». In media. «Pensi invece quanto ci costerebbe se la prossima legislatura durasse meno di tre anni» sorride Calderoli.

Più o meno costoso, in Parlamento sono in tanti a preferire il doppio turno di coalizione. Soprattutto nel centrosinistra. «Certo, è un sistema che costa più del turno unico – spiega il costituzionalista Paolo Armaroli – Si tratta di vedere qual è il rapporto tra costi e benefici». Insomma, non si può scegliere una legge elettorale in base al suo impatto sul bilancio dello Stato. Magari un sistema elettorale è più oneroso, ma rende meglio governabile l’Italia. «Non è il caso del doppio turno di coalizione – insiste Calderoli – Allo stato attuale nulla vieta che questo modello premi una coalizione al Senato e un’altra alla Camera. Lasciando un Paese assolutamente ingovernabile, anche dopo aver speso molti più soldi».

Gli oppositori del doppio turno non criticano solo il costo del voto. Riportare gli elettori ai seggi dopo pochi giorni finisce per avere ripercussioni anche sull’astensionismo. «Conosciamo bene le obiezioni a questo sistema avanzate nel centrodestra – continua Armaroli – Difficilmente i loro elettori si presentano al secondo turno a ranghi serrati. Da questo punto di vista è chiaro che la sinistra si sta battendo per un sistema che la avvantaggerebbe». In ogni caso una riforma di questo tipo non può non essere accompagnata da un rinnovamento più profondo. «La legge elettorale deve andare di pari passo con la forma di governo – spiega Armaroli -. Il doppio turno può dare buoni risultati solo se collegato al semipresidenzialismo alla francese».

E questo aumenta i dubbi anche del Movimento Cinque Stelle. «Con il doppio turno di coalizione si trasformerebbe la forma di governo senza modificare la costituzione» racconta il deputato Danilo Toninelli, componente della commissione Affari costituzionali. Anche i pentastellati puntano il dito contro i costi del sistema. Per loro, disponibili a tornare alle urne con il Mattarellum pur di chiudere subito la legislatura e affidare la responsabilità di una nuova legge elettorale al prossimo Parlamento, il doppio turno ha anche questo problema. «Costerebbe circa 200 milioni di euro in più? Ovviamente la nostra posizione è per limitare i costi elettorali».