Crisi, anche i detenuti senza lavoro. Il Ministero della Giustizia taglia i fondi
In un momento che sono tutti concentrati sulla possibilità di concedere amnistia e indulto ai detenuti, gli stessi continuano a vivere il carcere in condizioni sempre peggiori. In un anno la cassa delle ammende del Ministero della Giustizia ha ridotto drasticamente i finanziamenti in favore del reinserimento lavorativo dei detenuti. Sei milioni di euro in meno rispetto al 2012 e aiuti tolti a 747 persone. Infatti con i progetti del 2013 ne verranno aiutati solo 51 mentre con quelli del marzo 2012 ben 798 potevano acquisire le competenze per tornare al lavoro dopo la detenzione.
Che crisi e condizioni delle carceri inumana viaggino di pari passo è un dato certo e assodato. Che il crollo di progetti lavorativi di reinserimento dei detenuti fossero di una portata abissale lo scopriamo adesso. La Cassa delle ammende del Ministero della Giustizia ha approvato di recente 4 progetti di reinserimento dei detenuti per il 2013. Si tratta di interventi finanziati con 606.063 euro in favore di 51 carcerati.
Interventi che prevedono lo sviluppo della lavanderia del carcere di Rebibbia, la ristrutturazione della casa circondariale di Lanciano, la preparazione dei pasti in quella di Ivrea, e un microbirrificio nel Lazio intero.
LA DIFFERENZA CON IL 2012
Detta così è nient’altro che una notizia. La carenza di progetti finanziati e quindi il peggioramento delle condizioni di vita dei carcerati viene fuori dal raffronto con l’approvazione dei progetti del marzo 2012. Quando furono approvati 41 progetti di varia natura che hanno interessato ben 798 detenuti e per i quali c’è stato un finanziamento da parte del ministero della Giustizia, tramite la cassa delle ammende.
Chi è la Cassa delle ammende che gestisce questi progetti? Non è altro che è un ente con personalità giuridica istituito presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Il suo compito è quello di finanziare programmi di reinserimento in favore di detenuti e internati, programmi di assistenza ai medesimi e alle loro famiglie e progetti di edilizia penitenziaria finalizzati al miglioramento delle condizioni carcerarie. Fra le entrate che concorrono a costituire il conto patrimoniale della Cassa vi sono i proventi delle manifatture carcerarie, le sanzioni pecuniarie, le sanzioni per il rigetto del ricorso per cassazione, di inammissibilità della richiesta di revisione ed altre sanzioni connesse al processo.
IN COSA CONSISTONO IN REALTA’ I PROGETTI E QUALI SONO EFFETTIVAMENTE I TAGLI
La differenza tra diciotto mesi fa e oggi è macroscopica. Si tratta di fondi tagliati per 6 milioni 9mila euro e di 747 detenuti in meno che fruiranno di possibilità di lavorare dal carcere oppure di essere reinseriti, a pena finita, proprio grazie alle competenze acquisite durante progetti che possono durare dal mese ai due anni.
I perché di un taglio così evidente il ministero della Giustizia non li spiega. Del resto i conteggi li abbiamo fatti sommando i finanziamenti arrivati per ognuno dei singoli progetti approvati. Sia per quelli relativi dal marzo 2012 e quelli di qualche giorno fa. Possiamo solo ipotizzare che ci sia un calo di introiti ovunque. Un altro fattore scatenante potrebbe essere anche però la mancanza progettuale da parte degli istituti di pena.
Perché però i tagli dovrebbero rendere peggiore la vita in carcere per i detenuti che non potranno beneficiare più delle iniziative? Ecco spiegato: in molti casi i progetti sono rivolti a soggetti con problemi di dipendenza psichica o disagio sociale, come accade ai minori o gli adulti detenuti. Partecipano anche enti territoriali e partner esteri nell’ambito delle sovvenzioni della comunità europea. Questi ultimi partecipano però come cofinanziatori anche se in alcuni casi la riuscita del progetto è fondamentale proprio grazie al loro supporto.