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Molise e Sanità: Michele Iorio e il teatrino della politica

Regione Molise, ieri il dibattito monotematico sul tema della Sanità: nel teatrino della politica, pare che Michele Iorio abbia scordato a casa i documenti.

La sanità in Molise è un bel dilemma. Da dove cominciare? Ieri c’è stato in Consiglio Regionale un dibattito monotematico, finito ovviamente a tarallucci e vino.

Romano e Petraroia hanno abbandonato l’aula perché “il Commissario ad Acta non ci ha fornito alcun elemento informativo certo di nessun genere”; Leva ha definito l’intervento del Commissario Iorio “sconcertante” e il Commissario – che pare abbia scordato a casa i documenti – non ha potuto far altro che “stigmatizzare con forza il comportamento delle opposizioni,che prima promuovono un dibattito in aula, poi non vi partecipano affatto.

Conclusioni? I politicanti tutti continuano a prendere corposi stipendi, arroccandosi su stupide posizioni di coalizione, e i molisani subiscono un disservizio sanitario che praticamente non ha eguali in tutta Italia.

Iorio, ridotto oramai ad un barzellettiere, rivela che l’opposizione, “con la scusa della mancanza di documentazione” prosegue nel suo ostracismo fine a se stesso, combattendo “chissà quale nuova guerra allo spreco e all’illegalità”.

Il signor Michele Iorio, dall’alto dei suoi numeri gestionali, economici e finanziari, regala battute a iosa:“Credo che sia giunto il momento di ridare dignità alla politica e alle Istituzioni”. Se persino uno come lui – che ha creato un debito sanitario di 600 milioni di € dal 2002 al 2008, cui si aggiunge un ulteriore disavanzo per il biennio 2008-2009 di 110 milioni – se persino un illuminato come lui si permette il lusso di voler ridare dignità alla politica, allora c’è davvero da preoccuparsi.

E tralasciamo, per pietà, tutte le beghe giudiziarie del presidente.

C’è un però da sottolineare: Iorio non ha tutti i torti quando dice che “dobbiamo costruire un Sistema Sanitario moderno ed efficacemente operativo su tutto il territorio regionale, senza distruggere nulla di ciò che già abbiamo, ma rimodulando e riorganizzando la sua azione operativa nelle nuove logiche di assistenza”.

Traducendo dal politichese, Iorio dice che abbiamo troppi ospedali, di cui sei pubblici, un’enormità per una regione grande quanto un quartiere di Roma; che questi nosocomi, funzionali per curare le acuzie, servono poco in un territorio dove la percentuale di anziani, e quindi di pazienti cronici, è altissima rispetto ad altre realtà; che la conformazione morfologica del territorio – 136 comuni, perlopiù di piccole dimensioni, disseminati chi in montagna chi sul mare – impone un cambiamento radicale nell’organizzazione delle strutture.

Bisogna pensare ad un sistema sanitario diverso, che razionalizzi la spesa, portando l’assistenza sul territorio, trasformando le strutture da centri di collocamento – quali sono – in residenze assistite o in ospedali di comunità, sicuramente più utili per soddisfare i bisogni dei clienti-pazienti molisani.

Questo significa in alcuni casi chiudere, in altri trasformare, in altri mantenere e migliorare la struttura esistente, altrimenti è improponibile reggere l’urto di una mangiatoia di denaro pubblico com’è diventata, purtroppo, la sanità molisana.

Il problema di Iorio è che ha perso credibilità e autorevolezza, non ha più il carisma di un tempo per far passare questo messaggio. Di più: perché, si chiedono tutti, sta scoprendo l’acqua calda solo adesso, dopo che per anni si è abbeverato, politicamente, alla fonte della sanità regionale?

Perché, governando dal 2001, arriva a certe sane conclusioni solo 9 anni dopo?

Nel teatrino politico cui siamo costretti ad assistere giorno dopo giorno, un’opposizione che vede la preda chiusa all’angolo dimentica quali sono le vere necessità e fa di tutto per mangiarla in un sol boccone. Senza raccontare alla gente come stanno le cose. È chiaro che una persona seria come Antonio Sorbo, in fase ascendente nella sua carriera politica, non può dire ai venafrani suoi elettori che è una gran boiata difendere quello sfascio di ospedale così com’è, avendone due pubblici – Isernia e Cassino – e uno privato – Pozzilli – nei paraggi.

Se dicesse la verità perderebbe di colpo tutto l’appeal elettorale guadagnato finora, se dichiarasse che mai come stavolta quel barzellettiere di Iorio ha un minimo di ragione tutti lo guarderebbero sbigottiti. Il teatrino della politica costringe ognuno nel suo ruolo, stritolandolo e stringendolo in una morsa fatale che impedirà sempre di dire la verità e sempre di fare il bene delle stupide masse.

Quando Infiltrato.it ha intervistato Lucio Pastore si è scoperto che in Molise ci sono 164 posti letto di chirurgia sparsi su 9 (nove) unità operative complesse: per cui si moltiplicano non solo “i primariati, quindi clienti di calibro grosso, ma anche le sottostrutture, quindi l’apparato medico, l’apparato paramedico e la struttura di rifornimento di materiale.”.

Ma allora il vero obiettivo qual è?

“Moltiplicando questi reparti, la gestione politica può avere un’espansione di potere”, infischiandosene delle reali necessità territoriali. “Una chirurgia dovrebbe rispondere ad un bacino d’utenza di almeno 100mila abitanti. Nel Molise ci sono 10 unità operative chirurgiche per 300mila abitanti. Quale può essere la qualità finale di questa organizzazione?”.

Non è semplice capire cosa fare: fidarsi di Iorio non è più contemplabile, troppi errori, troppe nefandezze commesse solo in nome e per conto di una logica di conservazione del potere, troppi clientes al suo tavolo, troppi incompetenti nel suo entourage, a parte qualche illuminato come Vitagliano, che nonostante spesso e volentieri si sia lasciato trascinare nella melma della mala gestione, resta uno dei migliori collaboratori del presidente.

Fidarsi dell’opposizione, o almeno di questa opposizione, resta impresa davvero ardua, soprattutto se a guidarla troviamo un centrista come Romano, un inciucione come Leva e un impotente Petraroia. L’Idv non ha ancora dimostrato la maturità necessaria per staccarsi da Iorio&co, almeno non in Molise, dove la maschera che indossa è totalmente diversa da quella del Di Pietro nazional-popolare.

Una piccola speranza arriva da Isernia, dove un agguerrito Cristian Rossi sta trascinando il partito dipietrista in battaglie vere, seguito a ruota da un Edmondo Angelaccio pronto, forse, a rimboccarsi le maniche e fare davvero qualcosa per provare a cambiare un quadro che appare desolante.

Si vedrà.