Storytelling su Lifestyle, Sport, Tech e Food

FIOM VS FIAT/ Operai discriminati. Il silenzio degli altri sindacati, la solidarietà di studenti e politica

Cisl, Uil e Ugl non hanno espresso finora alcuna solidarietà nei confronti dei colleghi della Fiom, che hanno subito l’ingiustizia di un salario più basso. I vertici della fabbrica intanto hanno avviato una sorta di “caccia all’uomo” per capire chi possa aver contattato la stampa e il sindacato per denunciare quanto accaduto. Gli studenti del collettivo 2kappa8 si sono stretti ai lavoratori discriminati. Interviene anche il partito comunista dei lavoratori che propone di occupare la fabbrica fino a quando non verrà ritirato l’odioso provvedimento. Dalla politica regionale il grido del consigliere Pd Michele Petraroia: “Un comportamento che annuncia la volontà di Marchionne di spostare la produzione di auto dall’Italia all’America”

di Viviana Pizzi

Abbiamo pubblicato sabato pomeriggio la lettera integrale con cui la Fiat Powetrain ha messo nero su biano le differenze tra i lavoratori della Fiom Cgil e quelli iscritti agli altri sindacati di categoria. Nel pezzo FIOM vs FIAT/ A Termoli è scontro totale: ecco i documenti esclusivi della bagarre tra impresa e sindacato è scritto nero su bianco quello che è accaduto. Senza bisogno di interpretazioni se non quella del segretario regionale della Fiom Giuseppe Tarantino che ha spiegato la differenza di salario tra le due tipologie di lavoratori: 250 euro all’incirca.

Ora all’interno della fabbrica di Rivolta del Re lo scontro si è fatto veramente duro. I vertici aziendali non certo hanno gradito che i panni sporchi non sono stati lavati in famiglia. Per questa ragione hanno iniziato una vera e propria “caccia all’uomo” per capire chi ci può aver fornito il documento. E anche chi lo ha messo nelle mani del sindacato Fiom che ha deciso, dopo un paio di giorni di doverosa riflessione, di uscire allo scoperto e denunciare pubblicamente un’ingiustizia che di fatto cancella decenni di lotta sindacale portati avanti dalla Fiom e dalle altre sigle confederali quando si viaggiava tutti uniti verso un’unica meta: il diritto del lavoratore. Ora sembra non essere più così e per questo, gli altri sindacati tacciono rispetto a quello che sta accadendo ai lavoratori che hanno affidato il loro destino a Landini e Tarantino. Fortunatamente non tutti stanno in silenzio. C’è chi ha preso conoscenza di quanto sta avvenendo e si schiera ancora dalla parte della giustizia. Sperando che il concetto “lavoro uguale paga uguale” possa essere ancora applicato nelle aziende italiane. Affinchè quello che è accaduto alla Fiat Powertrain di Termoli non diventi un esempio in negativo da copiare anche in altre fabbriche del Belpaese.

I primi a scendere in campo sono gli studenti, quelli che un domani portrebbero essere i futuri lavoratori della Fiat, coloro che sperano di non doversi trovare mai di fronte a un’ingiustizia che grida vendetta al cospetto di Dio.

“Visti  gli ultimi provvedimenti messi in atto dalla Direzione della Fiat – ha sottolineato il direttivo 2Kappa8 –  nei confronti dei lavoratori iscritti al sindacato Fiom-Cgil, in qualità di sindacato studentesco,  esprimiamo  solidarietà e vicinanza a tutti i lavoratori discriminati, assicurando pieno supporto nella lotta per la rivendicazione dei propri diritti”. Gli studenti sono anche  pronti a scendere in piazza qualora le forme di lotta dovessero diventare più dure e forti.  Si muove anche il partito comunista dei lavoratori che mette in campo una proposta choc : occupare la Fiat Powetrain di Termoli fino a quando non verrà ritirata l’odiosa discriminazione.

La Fiat di Termoli – dichiarano – a quanto pare, non ha esitato a seminare il terrorismo psicologico contro i lavoratori che non si sono piegati al ricatto del modello di supersfruttamento fascista-neo corporativo di Marchionne: in modo del tutto illecito ed arbitrario, attraverso l’espediente di interpretazioni alquanto ridicole del CCNL, ha recapitato a tutti i lavoratori della FIOM, una lettera in cui gli si negano varie voci contrattuali per una somma ci circa ben 250 euro mensili. A questo ennesimo atto violento padronale, infatti, occorre rispondere con un grande risveglio sociale della classe operaia; non può che rispondersi con una forza uguale e contraria perché il padrone si ferma solo davanti alla forza della lotta operaia, sale della vera democrazia. Oltre alle debite azioni legali innanzi al Tribunale del Lavoro che la FIOM ha giustamente annunciato, occorrerebbe organizzare l’occupazione ad oltranza della Fiat di Termoli sino al ritiro delle infami lettere discriminatorie ed inaudite che decurtano il salario dei lavoratori iscritti alla FIOM, con contestuali presidi anche sotto i palazzi del governo di Isernia e Campobasso complice di Marchionne, appoggiato dal PD, dal PDL e dal terzo polo. Tutta la sinistra sindacale e politica molisana è chiamata a lavorare per questa piattaforma di lotta in appoggio agli operai della Fiat di Termoli. Ed è perciò anche tempo iniziare a legare, anche da Termoli, questa battaglia immediata, alla più generale rivendicazione che occorre diffondere in tutta Italia: nazionalizzare la Fiat senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo democratico dei lavoratori, con contestuale apertura dei libri contabili e realizzazione di un nuovo piano industriale di rilancio della produzione”.

Nemmeno la politica regionale è rimasta inerte in merito a quanto successo alla Fiat Powetrain di Termoli: sulla questione ha pensato che fosse necessario intervenire anche il consigliere regionale del Pd Michele Petraroia rispondendo direttamente al messaggio inviato da Giuseppe Tarantino.

“L’estromissione di un sindacato – ha sottolineato Petraroia –  che opera da 112 anni a tutela dei metalmeccanici italiani dalla più grande fabbrica nazionale è un elemento di impoverimento democratico, che mira a nascondere sotto i clamori del conflitto, le scelte della Fiat di spostare progressivamente il proprio baricentro produttivo verso il Nord-America. Sergio Marchionne si prepara a rilevare in anticipo altre quote della Chrysler, realizza accordi con la Mazda, spazia dal Brasile a Kragujevac in Serbia, e internazionalizza l’azienda con un ruolo sempre più marginale degli stabilimenti industriali italiani. In questa chiave si inserisce la chiusura di Termini Imerese, il mancato decollo del Progetto Fabbrica Italia che prevedeva 20 miliardi di investimenti e l’assenza di scelte strategiche future per nuovi modelli da produrre a Melfi, Cassino o a Mirafiori. La Fiom firmò il primo accordo con FIAT nel 1906 e da allora ha accompagnato la crescita della società torinese per oltre un secolo, tutelando i diritti contrattuali dei lavoratori ma non ostacolando mai lo sviluppo industriale della FIAT. Aggredire la più antica e rappresentativa sigla sindacale nazionale del settore metalmeccanico, in un passaggio istituzionale che vede l’Italia priva di un Governo in grado di aprire un confronto vero con Fiat, segna la volontà del Gruppo di distaccarsi dalla periferia europea alle prese con una moneta in bilico, mettere radici negli Stati Uniti sotto l’ala protettiva del dollaro e internazionalizzarsi per sfruttare la manodopera a costi inimmaginabili per l’Italia, come nel caso dei 300 euro mensili erogati agli operai di Kragujevac che costruiscono la nuova 500”.