Quanto è difficile essere adolescenti?
Marida Lombardo Pijola è una corrispondente per il Messaggero e, da diversi anni a questa parte, si occupa di documentare il mondo degli adolescenti. Chi sono? Cosa fanno? E soprattutto, come si vivono? A queste domande, e a molte altre ancora, Pijola cerca di dare una risposta nei suoi libri che hanno riscosso un grande successo.
La tematica che Pijola affronta è particolare e molto delicata. Richiede una vasta conoscenza del fenomeno adolescenziale e una sviluppata capacità d’osservazione; oltre che coraggio nel vivere esperienze spesso molto forti. L’adolescenza è un’Età Indecente, riprendendo il titolo del secondo libro della giornalista pugliese. E’ un’età perfida, sotto certi punti di vista, egoista, edonista e molto più “adulta” di quanto sembri. Eppure non tutto è male, anzi ci sono ragazzi che ancora credono in quei valori e in quegli ideali che i loro coetanei disprezzano.
Dal primo libro, “Ho 12 faccio la cubista mi chiamano Principessa”, la Pijola affronta i difficili anni della pre-adolescenza. Ragazzi di 11, 12 e 13 anni vivono come “adulti”: seguono le loro mode e i loro valori e bruciano le tappe della loro crescita fisica e psicologica. Provano il sesso precocemente, fumano e assumono stupefacenti “per dimenticare la propria sofferenza”. Sono depressi sin da piccoli, preoccupati solo del successo e del denaro.
Il sesso è probabilmente l’argomento più scottante che la Pijola ha toccato. I ragazzi, oltre a non saper provare le più semplici emozioni, non sono in grado neanche di imparare ad amare e vivono il sesso come un gioco e una forma di rivalsa. In “Facciamolo a skuola”, la sua ultima fatica saggistica, i bimbi giocano con il sesso in chat, sul Web e a scuola. Sono così sfrontati che non provano imbarazzo nel chiedere soldi in cambio di un rapporto frugale. Per loro “treskare” è come giocare con una bambola o con la playstation. Per due o tre euro le ragazze siono disposte a farsi palpare o per una ricarrica telefonica a denudarsi in webcam; diventano delle “arpie”, insidiose e sfrontate. I ragazzi fruiscono del loro corpo, ma solo per un momento, niente storie o legami sentimentali. E soprattutto se hanno qualcosa in cambio da dare, soldi o popolarità.
Attenzione, Pijola non denigra l’adolescenza, non vuole far ricadere su di essa tutti mali della società. La sua denuncia, da madre consapevole e da giornalista provetta, è in realtà un invito ai genitori: i “quasi bambini” crescono nell’analfabetismo emotivo, sono lasciati a se stessi, si sviluppano a suon di televisione e computer dove i messaggi vengono fraintesi, senza una guida sicura.
E’ un invito che l’autrice rivolge al genitore, perché suo è il compito di educare i figli, anche emotivamente e sessualmente, per affrontare un’età confusa e incerta com’è l’adolescenza.