L’EDITORIALE/ Il mito della caverna e la caverna del mito, continua la lotta
Il mito della caverna e la caverna del mito. Osama, Obama, il nemico e il salvatore del mondo. La bara del demonio, l’antico mare, i Servizi americani. Gli Usa hanno bisogno dello spettacolo e del ridicolo, per celebrarsi e promuovere il nuovo corso, di cui prova inconfutabile sarebbe la riforma sanitaria del presidente democratico.
di Emiliano Morrone
La Cia ha dichiarato che Bin Laden era nella sua villa blindata in Pakistan, prima della morte. Ricercato e bombardato ovunque, era una specie di Riina, per la bravura a nascondino. Stava quieto dentro al forte, ci racconta la stampa planetaria. Da lì, allora, diramava i suoi messaggi in video: “morte agli infedeli” e appelli alla lotta religiosa.
Bisognerebbe sapere quanti statunitensi, magari distrutti dalla crisi o costretti al lavoro disumano con paghe da miseria, sono disposti a crederci.
Il liberismo culturale imposto dai dominatori della Terra è, anzitutto, sorgente e mezzo della menzogna. La persuasione si realizza, scandirebbe Chomsky, grazie agli oligopoli dell’informazione.
Alla fine, ogni costruzione inverosimile, tipo l’azione intelligente contro Osama, diventa verità rivelata. Di default. Guai agli obiettori. Il meccanismo, e non il soggetto cinematografico, è uguale nella vicenda a luci rosse della nipote di Moubarak.
Il pensiero liquido che pensiamo – per rammentare una formidabile analisi di Gaetano Mirabella sulla perdita di centralità e identità dell’utente web – è funzione dell’antropologia e ontologia degli individui, persi in un’oceano di notizie e stimoli virtuali.
Ma, questo pensiero, rassegnato, è anche il risultato del massacro nel lavoro: disoccupazione, precarietà, sfruttamento; i problemi di un’Italia priva, ormai, di sindacati. Tranne Fiom.
Nel contesto, drammaticamente reale, ci sono due strade: l’alternativa culturale e la piazza. A oltranza.