TAGLI ALLA POLITICA/ Un problema gigantesco di giustizia sociale. Anche in Molise…
di Alessandro Corroppoli
Stamattina abbiamo lanciato una proposta sul tema dei costi della casta perché venga introdotto, per legge, il bilancio di fine mandato, una sorta di ruolino amministrativo valido a consentire o negare eventuali ricandidature. E sempre in tema di tagli alla politica vediamo come sarebbe stato possibile – al di là di inutili proclami – ottenere milioni di euro di risparmio per le tasche dei cittadini. Anche in Molise…
Pochi giorni fa il direttore de L’Unità, Claudio Sardo, riferendosi alla manovra finanziaria ed al fatto che siano sempre i soliti a pagare così commentava: “… se la comunità deve pagare un prezzo alto, è doveroso che si scomodi innanzitutto chi ne ha di più … è un problema gigantesco di giustizia sociale”.
Un problema gigantesco di giustizia sociale, appunto, che i nostri governanti non affrontano, perché chiusi nei loro stanzoni del potere a fare calcoli politico – matematici per il mantenimento delle loro poltrone.
Nella regione Molise, l’unica dove ci sarà una verifica politica che assumerà caratteri nazionali, il dibattito sui tagli, sui costi e più in generale sui privilegi della “casta” è stato animato dagli strilloni di corte, assunti in massa anche in questa fine legislatura, che hanno diffuso ogni giorno notizie inerenti i loro kapò, su questa o quella iniziativa intrapresa per salvare l’identità la cultura la religione e la famiglia molisana, creando un coarcevo di notizie fumose e devianti alla risoluzione del problema medesimo.
In particolare molti politicanti di mestiere si son soffermati sul fatto che l’unica possibile soluzione per salvare dalla bancarotta le casse molisane fosse quella di ridurre il numero dei consiglieri regionali (dagli attuali 30 a 20) già da queste consultazioni, dimenticando – e/o furbescamente ignorando – che tale provvedimento potrà essere attuato solo dalla prossima tornata elettorale, ovvero quella del 2016. Perché?
Semplice a dirsi: il decreto che annuncia le Regionali di Ottobre è arrivato a fine Luglio, mentre il decreto del taglio è ancora a divenire e anche se fosse stato già stato promulgato sarebbe andato in esecuzione, per quanto ci riguarda, solo nel 2016.
Quindi nessuna illusione per la riduzione del numero dei consiglieri regionali. E in ogni caso ci sarebbe da chiedersi: siamo sicuri che una drastica riduzione dei consiglieri comporterebbe una effettiva riduzione dei costi? Sicuri che non sarebbe solo un danno alla democrazia con un’ulteriore riduzione della rappresentanza politico-sociale?
Se da un lato si chiede l’abolizione delle Provincie e l’accorpamento dei Comuni di modesta intensità abitativa, perché dall’altro si tralasciano le commissioni consiliari, le circoscrizioni comunali, le aziende municipalizzate e i tanti enti inutili (comunità montane, unioni dei comuni, consorzi di bonifica, consorzi industriali, IACP, Arsiam, Molise Acque, APT, EPT, etc etc…solo per citarne alcuni), quando in realtà anche questi sono propaggini della Regione, come le stesse Provincie?
Venerdì 26 agosto è stato convocato l’ultimo consiglio regionale della legislatura e la discussione ha riguardato in particolare l’uscita della Regione Molise dalle società in cui compartecipava economicamente e altre leggi da approvare, come il piano casa.
L’iter si è concluso lunedì 29. Nessun cenno o proposta da parte dell’intero arco politico sulla riduzione dei costi o quantomeno sulla riduzione degli sprechi e nessun accenno alla riduzione del numero dei componenti in consiglio regionale.
Perché nessuno degli amministratori ha pensato a questi tagli? E non ci riferiamo alla diminuzione dei consiglieri da trenta a venti ma a due semplici leggi regionali che potevano essere abrogate, facendo risparmiare al tesoriere della regione una decina di milioni di euro per la prossima legislatura.
La prima è la Legge Regionale Molise 28 maggio 1997 n. 16, Testo unico in attuazione dell’articolo 10 dello Statuto Regionale (B.U.R. n. 11, 31 maggio 1997) ed in particolare l’articolo n.3, Misura della diaria, il quale testualmente recita nei suoi 2 commi:
“1. Ai consiglieri regionali è corrisposta una diaria, a titolo di rimborso spese, nella misura del 65% delle indennità corrispondenti spettanti ai membri del Parlamento nazionale.”
“2. La diaria non è corrisposta ai consiglieri regionali sottoposti a misure cautelari dalla magistratura, restrittive della libertà personale, tali da impedire l’effettivo esercizio della carica, per tutto il periodo di impedimento.”
Facendo qualche calcolo, e tenendo presente che un consigliere regionale residente a Campobasso ottiene un rimborso spese pari a circa 3.300,00 euro, otteniamo che ogni mese la regione spende 99.000,00 euro, vale a dire 1.188.000,00 euro. Perché non abrogare questa legge?
La seconda legge è la Finanziaria Regionale 3 giugno 2002, e in particolare l’articolo n. 7, Fondo per le attività istituzionali (portaborse).
Nella fattispecie ogni consigliere a disposizione un fondo pari a circa 2.700,00 euro mensili e, se lo si moltiplica per il numero dei consiglieri, trenta, otteniamo una spesa mensile regionale di 81.000,00 euro solo per i portaborse. In un anno sfioriamo il milione di euro, per l’esattezza 972.000,00 €.
Se sommiamo le due dissipazioni e le moltiplichiamo per la durata di un’intera legislatura (5 anni) sapremo che la regione Molise poteva risparmiare, in privilegi, 10.800.000,00 euro per il prossimo quinquennio. Perché un’operazione così semplice, di giustizia sociale, che non avrebbe minimamente intaccato lo stipendio dell’eletto, non è stata fatta? Perché tutti continuano a rincorrersi in battute e slogan?
Confidiamo che il 17 ottobre una nuova classe dirigente possa dare segnali positivi in tal senso.