EDITORIALE/ Hitchcock e il Pdl
di Pasquale Di Bello
Con la costituzione degli esecutivi Monti e Iorio, nel Pdl Molise si è aperta una stagione politica da brivido. I parlamentari uscenti De Camillis e Di Giacomo sono, politicamente parlando, morti che camminano. Il miglio verde che li separa dall’inappellabile giudizio elettorale è sempre più corto. Chi invece cresce, il vero nuovo uomo forte del Pdl, è Gianfranco Vitagliano, il vecchio e neo assessore regionale alla Programmazione. Sarà lui a determinare le scelte della stagione congressuale alle porte. Sarà lui, insieme a Iorio, a trasferirsi tra un anno e mezzo in Parlamento. In Molise il centrodestra è morto, entrambi lo sanno bene e la ricollocazione parlamentare diventa per entrambi un passaggio obbligato. A Roma, però, i due giungeranno per strade diverse. Quella di Iorio coinciderà con quella di Casini. Il passaggio del governatore all’Udc è più che un’ipotesi di scuola.
Gianfranco Vitagliano
Dopo la formazione del governo Napolitano/Bilderbreg, ufficialmente rappresentato dal professor Mario Monti, è la volta del governo Iorio, presidente pro tempore della regione Molise rieletto sul filo di lana, grazie ad uno scrutinio alla vasellina (sul quale la parola è passata alla Magistratura amministrativa), e favorito da un golpe istituzionale, quello del Viminale che, anticipando le elezioni regionali del Molise da Novembre a metà ottobre, ha fatto sì che Iorio sfangasse il decreto “premi e sanzioni” che ne avrebbe sancito la incandidabilità per dissesto finanziario. Ma è andata così e Iorio, seppur per uno scampolo di voti tutti da verificare, è presidente. Amen. Politicamente le elezioni le ha straperse, ma in democrazia non conta la politica, contano i numeri. Così ieri, forte dei numeri, è nato il governo Iorio/Hitchcock, un esecutivo da brivido composto dagli assessori uscenti e rientranti, Gianfranco Vitagliano, Angela Fusco Perrella e Filoteo Di Sandro (Pdl), Luigi Velardi Udc) e dalle new entry, Michele Scasserra (Molise civile) e Antonio Chieffo (Grande sud). Le deleghe sono ancora da definire, salvo quella alla Programmazione che tornerà a Gianfranco Vitagliano, stratega, motore e cervello della Giunta. Agli altri, tutti comprimari di seconda e terza, se non quarta categoria, verranno assegnate deleghe ad minchiam, cioè sulla base di piccoli ricattucci e trattative interne.
IL CONTESTO
Fatta questa premessa, lo sguardo si sposta quasi in automatico allo scenario che si apre in vista delle prossime elezioni politiche, quelle che si terranno ormai con certezza nella primavera del 2013, alla scadenza naturale della legislatura. Il principio di autoconservazione della casta parlamentare ha indotto tutti, destra, sinistra e centro, a votare per il professore della Bocconi ed elemento di spicco di Bilderberg e Trilaterale, logge di potentati finanziari che condizionano con le loro scelte l’intero pianeta.
In vista del 2013 sono cominciate in Molise le grandi manovre elettorali, ciò anche in considerazione che le elezioni politiche generali potrebbero essere precedute da una nuova tornata regionale, verosimilmente ipotizzabile vista la pioggia di ricorsi elettorali che stanno per abbattersi come un monsone sul Tar Molise. Ricorsi, in larghissima parte, fondati. Il tempo tecnico delle schermaglie procedurali, quello necessario alle verifiche e al pronunciamento dei giudici amministrativi, e infine l’inevitabile e prevedibile impugnativa al Consiglio di Stato, e si tornerà a votare. Massimo dieci mesi, meno quindi dell’anno e mezzo che si è assicurato Mario Monti.
DE PROFUNDIS PER DE CAMILLIS E DI GIACOMO
Cosa succederà allora in Molise. Lo scenario, quello pidiellino, è da brivido. Alla Hitchcock, appunto. A darci l’esatta dimensione del panico che pervade i berlusconiani del Molise sono gli attuali parlamentari in carica, il deputato Sabrina De Camillis e il senatore e coordinatore regionale del Pdl, Ulisse Di Giacomo. La prima, dopo anni di letargo romano, e dopo aver fiutato la malaparata, è diventata improvvisamente ciarliera. Non passa giorno che sulla stampa non appaia una sua dichiarazione, un editoriale o un semplice comunicato stampa col quale la bella guagliona di Larino fa sapere ai molisani, cioè ai suoi elettori, che lei esiste, c’è ed è già in campagna elettorale. La ragazza, sponsorizzata da Claudio Scajola, è in difficoltà e lo ha capito. Il suo mentore romano, quello della casa al Colosseo comprata a sua insaputa, è in caduta libera e se qualche paracadute dovrà aprire sarà per se stesso e non certo per la graziosa pupilla.
Dall’altro lato, il tonitruante e muscolare senatore Di Giacomo ha fatto sapere che ci saranno a breve i congressi del Pdl: quelli cittadini, quello provinciale e quello nazionale. Dalla geografia del senatore di Carovilli sono sparite le regioni. Del congresso regionale, meglio non parlarne, almeno ora. La sua poltrona, sinora ottenuta per la cooptazione pretesa da Michele Iorio e concessa da Silvio Berlusconi, davanti ad un congresso vero è destinata a saltare come un tappo di spumante. E insieme alla poltrona anche la ricandidatura a Palazzo Madama. Questo lo sa anche lui, Di Giacomo, anche se finge di non saperlo. Nel Pdl più di qualcuno è pronto a fargli la pelle (politicamente, s’intende), presentandogli il conto di una gestione arrogante e boriosa, a cominciare da quel Gianfranco Vitagliano che, al di là delle dichiarazioni di facciata, ha sempre vissuto con irritazione e disprezzo politico la coabitazione con Di Giacomo.
VITAGLIANO E IORIO IN PARLAMENTO
Allora, viste come sono andate le elezioni – e per lui sono andate molto bene – è Gianfranco Vitagliano ad avere in mano il pallino del Pdl e delle prossime elezioni, politiche e regionali. Se Iorio politicamente le ha perse, Vitagliano le elezioni regionali le ha stravinte. Il pupillo di Girolamo La Penna, nei prossimi mesi, sarà il protagonista assoluto della politica molisana a cominciare dalla scelta del nuovo coordinatore regionale. L’asse, verosimilmente, si sposterà verso un riequilibrio territoriale con la scelta di un uomo che sia espressione della provincia di Campobasso se non proprio del basso Molise, territorio di Vitagliano. In questo, la strada per l’oblio di Ulisse Di Giacomo è già segnata. Ma c’è di più. La strada, per Di Giacomo e la stessa De Camillis, è quella del camposanto politico. Sia Vitagliano che Iorio sono intenzionati a prenderne il posto. I due sanno bene che le prossime elezioni regionali vedranno soccombere il centrodestra. E’ questione di mesi, ma la storia è finita. Sia Iorio che Vitagliano saranno obbligati quindi a ricollocarsi sul mercato politico. Appare inverosimile, oltre che surreale, che il tandem d’assi di questi dieci anni possa accettare la retrocessione al ruolo di consigliere d’opposizione. Tuttavia la scalata di Vitagliano al Pdl potrebbe, a guardarci bene, qualche grattacapo a Iorio potrebbe causarlo. Vitagliano, oltre ad una indubbia capacità di analisi e strategia, è dotato di qualcosa che in Molise è merce rara: il carattere. Una dote sulla cui assenza generale Iorio ha invece costruito la propria fortuna. L’attuale governatore, verosimilmente, sta già pensando ad altro. Rispetto a Vitagliano è meno dotato in tutto, salvo in una cosa: nel fiuto. Nessuno meglio di lui è capace di intuire a quale cucina politica accasarsi. Iorio, azzardiamo la facile previsione, finirà in casa Udc e col partito di Casini giocherà la facile carta della elezione al Parlamento. Una scelta, la sua, obbligata da una due concause: il declino politico e il quadro giudiziario. Non dimentichiamo che molti processi che coinvolgono il governatore nei prossimi mesi andranno a conclusione e altri potrebbero aprirsi. Il salvacondotto parlamentare, quindi, diventa un passaggio obbligato.
Con Iorio e Vitagliano in Parlamento il centrodestra in Molise sarà poco più di un’entità geografica. Lo hanno capito tutti, salvo il centrosinistra che, finite le elezioni, s’è già accomodato. Anche lorsignori pensano al Parlamento come refugium peccatorum, è evidente. Ma questa è un’altra storia, un altro giallo da raccontare, con altri registi del brivido in azione.