GEOMECCANICA/ Antonio Sorbo rivela: “La proprietà l’ha portata al fallimento, la Regione è rimasta a guardare.”
Consigliere comunale a Venafro nel Gruppo “Città Nuova” e consigliere provinciale a Isernia tra le fila di Sinistra e Libertà, Antonio Sorbo è soprattutto un profondo conoscitore della realtà venafrana, di cui è originario. Nel suo passato ha firmato alcune tra le più gloriose pagine di giornalismo d’inchiesta, tanto da attirare l’attenzione persino del Corriere della Sera e del suo amico Gian Antonio Stella.
di Andrea Succi
Chi meglio di lui può aiutarci a focalizzare i punti critici dell’affaire Geomeccanica?
Consigliere comunale a Venafro nel Gruppo “Città Nuova” e consigliere provinciale a Isernia tra le fila di Sinistra e Libertà, Antonio Sorbo è soprattutto un profondo conoscitore della realtà venafrana, di cui è originario. Nel suo passato ha firmato alcune tra le più gloriose pagine di giornalismo d’inchiesta, tanto da attirare l’attenzione persino del Corriere della Sera e del suo amico Gian Antonio Stella.
Ma lui, innamorato com’è della sua terra, ha deciso di restare e combattere, per contrastare una deriva politica e sociale che sta mettendo in pericolo l’esistenza stessa del Molise. “Gli ultimi dati sull’occupazione ci dicono che nel venafrano sono stati persi 700/750 posti di lavoro”, rivela Sorbo, ed è chiaro che senza lavoro non c’è futuro.
Tante, troppe aziende, nell’area a ridosso del confine campano stanno chiudendo, “ci sono segnali strani, bisogna stare attenti”. Viene il dubbio che ci siano infiltrazioni mafiose. E chissà che anche l’affaire Geomeccanica non sia stata condizionato da organizzazioni criminali presenti sul territorio venafrano.
Certo è, sottolinea Sorbo, che il responsabile principale di questa situazione di disastro occupazionale è la Regione “che si disinteressa del venafrano”, “che tramite Finmolise detiene un terzo di Geomeccanica e non ha mosso un dito per evitare il fallimento”.
Che idea Ti sei fatto dell’affaire Geomeccanica?
Credo che sin dall’inizio la proprietà abbia cercato di fare in modo che la Regione si assumesse i debiti, per continuare a gestire l’azienda, chiaramente ripulita dalle passività. Quando si è capito che la manovra non era possibile, l’unica soluzione era quella di portarla al fallimento e di recuperarla successivamente nelle procedure fallimentari. Questa è stata la mia idea fin dal primo momento.
E la Regione come si è mossa?
Intanto ricordiamo che la Regione, attraverso la Finmolise, è socia al 35% della Geomeccanica. Questo rende ancor più grave l’atteggiamento di passività della Regione stessa, che non ha preso in mano la situazione come avrebbe dovuto fare – dato il rilevante interesse economico e finanziario – e ha lasciato condurre i giochi al privato, che non aveva alcun interesse – a mio avviso – ad un subentro di un’altra azienda che rilanciasse la Geomeccanica, perchè doveva invece trovar il sistema per farla morire e poi riprendersela.
Chiariamo meglio questo punto.
Quando al Presidente Di Lauro ho posto una precisa domanda in merito, se c’era quindi l’ipotesi di farsi da parte per lasciare spazio a nuovi imprenditori, nella risposta aveva escluso questa possibilità. E infatti, quando la Egt di Parma si era proposta per rilevare la Geomeccanica – soluzione caldeggiata anche dai sindacati, viste le buone garanzie di ripresa dell’attività – si è fatto di tutto per ostacolarla.
Quindi il manovratore è l’ex Presidente Di Lauro?
Secondo me le responsabilità più gravi sono della Regione e della Finmolise, che avrebbero dovuto intervenire in maniera più energica. Io vorrei sapere quale corrispondenza ufficiale esiste tra il rappresentante di Finmolise che siede all’interno del Consiglio di amministrazione di Geomeccanica e la Regione stessa, per segnalare eventuali problemi nella gestione dell’azienda. È assurdo non accorgersi in tempo dei problemi di Geomeccanica, che accumulava debiti non tanto verso i fornitori ma piuttosto verso gli istituti di previdenza. Come fa un rappresentante della finanziaria pubblica regionale a non accorgersi che l’azienda non paga i contributi ai propri dipendenti? Secondo me bisogna trovare una strada per chiedere un’azione di responsabilità verso chi rappresentava Finmolise all’interno di questo consiglio di amministrazione.
Vogliamo fare il nome?
Ti sembrerà assurdo, ma non si sa chi è questa persona. Ti dirò di più. Nel Novembre 2010, il comune di Venafro aveva convocato una riunione con Finmolise, proprio per fare chiarezza in merito. È stata una sceneggiata. Nonostante l’incontro fosse stato richiesto dal gruppo consiliare comunale di Città Nuova, il Comune ha fissato la riunione in un giorno in cui noi non potevamo essere presenti. E loro questo lo sapevano e ne hanno approfittato. Teresio Di Pietro, il Presidente di Finmolise – che è subentrato successivamente nella gestione dell’affare Geomeccanica – e un consigliere di amministrazione della stessa Finmolise, Michele Mascio (che in realtà è anche consigliere comunale di Venafro, eletto nella lista-inciucio “Venafro Sarà”, ndr) garantirono che la finanziaria stava facendo di tutto per evitare quello che poi è successo. Spero che ora vengano a rendere conto della loro attività, perché sono persone pagate profumatamente con soldi pubblici, prendono il doppio di quello che prendevano gli operai di Geomeccanica , che oggi si trovano anche senza cassa integrazione. Hanno il dovere morale di dare spiegazioni.
Forse dovrebbero darne soprattutto agli operai…
Che non hanno alcuna prospettiva immediata. Sono meno di 70, per la verità, perché qualcuno si è licenziato e ha trovato lavoro presso altre aziende. Tieni presente che stiamo parlando di manodopera specializzata ma che purtroppo non ha possibilità occupazionali in Molise. Sono in difficoltà perché, dopo venti anni che fanno un certo lavoro, non hanno nemmeno possibilità di riconvertirsi, per cui bisogna fare in modo che nella procedura fallimentare che si aprirà, la Regione entri in campo in maniera forte e cerchi dei partner seri. L’importante è trovare una soluzione e non replicare quello che è successo con la Fonderghisa, dove in una procedura fallimentare con molte analogie rispetto a questa, la Regione – nonostante le promesse – non riuscì ad evitare la chiusura dell’azienda.
Da quello che dici, sembra che il Consorzio industriale di Pozzilli-Venafro…
… È in totale abbandono. Secondo gli ultimi dati si sono persi 700/750 posti di lavoro tra cassa integrazione, mobilità e chiusura di aziende. Sarebbe giusto che questi lavoratori vengano in qualche modo tutelati come altri. Per l’Ittierre, per lo Zuccherificio, per la Solagrital la Regione è intervenuta senza battere ciglio, mettendo sul piatto milioni e milioni di euro, mentre per la zona industriale di Venafro questo non accade.
Motivo?
Come spesso accade in questa regione, se l’imprenditore è amico si aprono tutte le porte, altrimenti sono guai. Per gli amici i tempi si restringono in maniera impressionante. La situazione del venafrano è allarmante, ci sono una serie di segnali strani su diverse aziende, bisogna tenere gli occhi aperti perché c’è il rischio che anche altre aziende chiudano.
Secondo diversi organi inquirenti ci sono anche altri 3 segnali inquietanti: il clan La Torre, collegato ai Casalesi, è presente a Venafro; il Consorzio industriale di Pozzilli-Venafro fa gola a queste organizzazioni criminali legate alla camorra; i clan puntano aziende prossime al fallimento. Secondo Te, l’attuale disastrata situazione del Consorzio potrebbe essere causata anche da condizionamenti camorristici?
Non penso che ci sia un’influenza diretta o che la Giunta Regionale e la Finmolise possano essere condizionate da queste logiche. Il pericolo, però, esiste soprattutto per quanto riguarda la gestione del ciclo dei rifiuti. In un articolo del Marzo 2004 ho riportato la testimonianza di un giornalista napoletano, Nino Panella, che nel corso di una trasmissione televisiva su Tele A raccontava di aver seguito un camion partito da Napoli, carico di rifiuti tossici, che è entrato in un capannone industriale di Pozzilli e ne è uscito poco dopo vuoto. Quindi già da sette anni almeno ci sono dei segnali strani. Non vorremmo che il Consorzio industriale di Venafro diventi un sito nel quale si possano creare ulteriori fonti di inquinamento da aggiungere all’Energonut e alla Colacem, che già bruciano Cdr. Ufficialmente.