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Rischio idrogeologico in Italia e Molise: frane, alluvioni e tragedie

Parte 2 – “O c’è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa sulla sicurezza in questo Paese, o si potrà andare incontro ad altre sciagure”. Parole profetiche..


Il dissesto idrogeologico rappresenta in Italia, e soprattutto per il Mezzogiorno, un problema di grande rilevanza come dimostrano purtroppo gli episodi di cronaca che in modo ormai quasi continuo raccontano di ingenti danni ai beni materiali e di perdite di vite umane.

Abbiamo nei giorni scorsi reso noti i dati frutto dello studio statistico elaborato da Legambiente, secondo cui sono ben 4.009 su 5.835, il 69%, i comuni italiani minacciati da frane e alluvioni. La situazione non è migliore in Molise dove risultano essere 108 su un totale di 124, l’87% dato superiore alla media nazionale, i municipi che presentano elevato rischio di dissesto idrogeologico.

Tra i fattori naturali che predispongono il nostro territorio a frane e alluvioni rientra senza dubbio la conformazione geologica e geomorfologia del suolo; il rischio tuttavia è stato negli anni fortemente accentuato dall’azione dell’uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno aumentato la presenza di beni e persone nelle zone dove gli eventi erano possibili e si sono poi manifestati, a volte con effetti catastrofici.

Le criticità per il territorio si accentuano ogni qualvolta si verificano precipitazioni piovose, in questo periodo particolarmente insistenti, che contribuiscono ad aumentare il rischio di possibili movimenti franosi e smottamenti. Gli enti locali, già sprovvisti di risorse finanziarie adeguate a fronteggiare tali criticità, sono costretti il più delle volte a dover prendere atto del rischio non potendo al contempo garantire adeguata sicurezza ai propri cittadini. C’è da dire però che anche gli stessi comuni hanno delle responsabilità precise riguardo al rischio legato al dissesto del territorio: sempre secondo lo studio effettuato da Legambiente, solo il 37% dei comuni italiani svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio frane e alluvioni, mentre 787 amministrazioni comunali si danno da fare addirittura per peggiorarlo.

Quello della difesa contro le calamità è un altro problema su cui bisogna riflettere: dal 2008 gli stanziamenti governativi per l’assetto idrogeologico hanno subito un drastico taglio di risorse; infatti dai 510 milioni di euro stanziati nel 2008 siamo scesi ai 269 del 2009 fino ai 120 del corrente anno. Per il 2011 potrebbero precipitare ad appena – si fa per dire – 93 milioni; provvedimenti che ben denotano la mancanza di sensibilità dell’attuale governo Berlusconi rispetto al problema della sicurezza dei cittadini. Eppure, restano ancora scolpite nella mente le parole che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pronunciò all’indomani della tragedia verificatasi nell’ottobre 2009 nel messinese.

In quell’occasione il Presidente non esitò ad affermare: “O c’è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa sulla sicurezza in questo Paese, o si potrà andare incontro ad altre sciagure”. Quelle parole, pronunciate con rabbia e indignazione, sono state purtroppo profetiche: risale infatti al 12 aprile scorso l’ultima grave tragedia avvenuta a causa di una frana, l’incidente ferroviario verificatosi a Merano con una frana di 400 metri cubi che ha investito in pieno, provocandone il deragliamento, un treno regionale, causando la morte di nove persone e il ferimento di altre ventotto.

 

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Rischio idrogeologico in Italia e Molise: minacciati i piccoli comuni