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Claudio De Luca : “Segretario comunale quanto ci costi!”

In Molise l’assessore di un comune di un certo “peso” non arriva a percepire, mediamente, 2 mila euro al mese mentre il segretario generale di un ente sui 7mila abitanti può guadagnare

La recente manovra finanziaria sulla quale il presidente del consiglio Berlusconi ha apposto la firma sabato scorso dopo l’aspro confronto avuto con Confindustria, al di là delle “difese d’ufficio” sembra scontentare tutti e non riduce, come si era lasciato intendere, i costi ormai insopportabili della politica.

Anche l’ipotesi di abolire le province è stata abbandonata a favore di una possibile razionalizzazione delle stesse in base al numero degli abitanti residenti nel 2009 nei rispettivi territori.

Appare chiaro che i più penalizzati dagli effetti della manovra ancora una volta sono i piccoli comuni, numerosi nel nostro Paese, sempre più impossibilitati a garantire i servizi ai cittadini anche a causa del blocco delle assunzioni imposto nella Pubblica Amministrazione, settore che al contrario il segretario della CGIL Epifani aveva individuato come possibile fonte di occupazione per i giovani e di sviluppo per il nostro Paese. Il blocco delle assunzioni, che peraltro opera nella Pubblica Amministrazione già da qualche anno, ha portato i comuni ad uno stato limite di funzionalità, oltre il quale viene meno la loro stessa ragione di esistere.

In questo quadro si inserisce la riflessione del dr Claudio de Luca, ex comandante della polizia municipale del comune di Larino, che pone l’accento sui costi esagerati che i comuni, in particolare quelli di piccole dimensioni, devono affrontare per avere “in esclusiva” il segretario comunale.

La proposta dell’assunzione “in consorzio” dei segretari comunali consentirebbe ai comuni di risparmiare consistenti risorse economiche che potrebbero essere destinate ad assicurare i servizi di manutenzione nei rispettivi territori,servizi sempre più carenti e difficili da garantire anche a causa della scarsità o,in molti casi, dell’assenza di personale adeguato, sul cui livello e qualità di offerta si misurano i consensi e i destini delle amministrazioni.

“Questa figura giuridica – scrive de Luca – pur esercitando compiti di mera supervisione, riesce ad introitare cifre stipendiali ed indennitarie di rilievo che non sempre appaiono giustificate dalle mansioni operative previste dal contratto di lavoro della categoria; tali mansioni consistono nell’assistenza giuridico-amministrativa nei confronti del sindaco, della giunta e del consiglio comunale; nella sovrintendenza allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti (o dei responsabili di servizio); nel coordinamento in ordine alle attività rese da questi ultimi. 

Dal punto di vista economico in Molise l’assessore di un comune di un certo “peso” non arriva a percepire, mediamente, 2 mila euro al mese mentre il segretario generale di un ente sui 7mila abitanti può guadagnare (al lordo, e sempre mediamente) 54mila euro all’anno, e molto di più nei centri maggiori. A detti proventi vanno aggiunte altre indennità nonché i diritti di rogito e quelli di segreteria.

Ma non finisce qui perché – aggiunge de Luca -spesso, chi incarna tale figura giuridica viene nominato pure direttore generale, di modo che le sue competenze economiche mensili finiscano con il lievitare ulteriormente. Anche nei comuni molisani, demograficamente (e pecuniariamente) anemici, la situazione è più o meno quella sopra descritta con un esborso di cifre notevoli per dei bilanci, sommersi dalle ragnatele, quali sono quelli delle nostre piccole comunità. Insomma, i nostri segretari costano veramente molto alle micro-comunità regionali, al punto che la gran parte degli strumenti contabili approntati non può permettersi l’utilizzo “prevalente” di questa figura.

Allora, come fare? Nel caso dei comuni dovrebbe essere previsto un segretario ogni due o tre enti, ed i sindaci stessi dovrebbero opportunamente avvalersi di questa possibilità, visto che fruire dei servizi di questi funzionari a tempo pieno ha assunto un costo insostenibile per le finanze locali. Un’altra fonte di spesa – continua de Luca – rimane rappresentata dall’agenzia dei segretari comunali che oggi, con i suoi 180 consiglieri sparsi lungo la penisola, vale oltre 120 milioni di euro di indennità fisse, rimborsi e trasporti. L’Ages (questo l’acrònimo in uso) conta 20 sezioni regionali, dotate di altrettanti consigli di amministrazione composti di nove membri. A costoro si aggiungono: un consiglio nazionale di nove unità, un collegio sindacale, un comitato strategico e gli immancabili consulenti. Il tutto per un rendiconto totale che, tra entrate e uscite, aveva raggiunto – già nel 2008 –  i 110 milioni di euro.

Naturalmente a pagare il conto è il solito cittadino, e quelli molisani contribuiscono per 6-700mila euro. Questo perché il bilancio dell’agenzia rimane garantito in larga parte dai comuni italiani che, in forza della legge, trasferiscono le risorse necessarie. Compito fondamentale dell’Ages è quello di verificare i titoli e di “mettere il timbro” sul nome di un segretario comunale ogni volta che questi debba insediarsi in un ente. Per svolgere tale compito vengono utilizzati le sedi sparpagliate per l’Italia ed i loro consiglieri, naturalmente compensati a gettone.

Un’attività (spesso si tratta di un secondo o di un terzo lavoro) che vale un‘indennità fissa ed un rimborso-spese pari ad oltre 1.200 euro mensili. La gran parte dei soldi gestiti dall’AGES provengono da un fondo finanziario di mobilità posto a carico degli enti locali, determinato – percentualmente – sul trattamento economico dei segretari di ciascuno e graduato in rapporto alle dimensioni del Comune. Per esempio, a voler prendere in esame la classe demografica di appartenenza da 5.001 a 10.000 abitanti, la percentuale da applicare al reddito lordo per calcolare la quota di spettanza agenziale sarebbe pari al 15,70%. Ragion per cui, ipotizzando che il trattamento economico fondamentale lordo corrisposto al segretario ammontasse ad € 54.000, la quota dovuta(annualmente) sarebbe pari a quasi 8.500 euro.

Altra ennesima notevole cifra che va addizionata alla spesa stipendiale, a quella indennitaria ed ai diritti di rogito e di segreteria spettanti in forza della legge. Ecco perché – conclude de Luca – occorrerebbe veramente che tutti i sindaci che abbiano a cuore le sorti economiche del proprio comune cominciassero a verificare la convenienza della piena praticabilità dell’assunzione – in consorzio – dei segretari comunali, in modo da renderli titolari di 2-3 enti (laddove ciò sia possibile). D’altronde, viste le dimensioni demografiche di quelli molisani non si comprende quale beneficio possa derivare a quel comune che abbia perseverato nel detenere un segretario in esclusiva”.