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CLAUDIO SABELLI FIORETTI/ “Meglio un giorno da pecora che uno da leone…”

Claudio Sabelli Fioretti è una leggenda del giornalismo italiano. Ha lavorato per Repubblica, Corriere, La Stampa, L’Europeo, Il Secolo. È il migliore intervistatore su piazza, nel senso che il suo stile è stato ripreso più o meno da tutti quelli che oggi invitano ospiti nei salotti televisivi. Fazio, Dandini, Bignardi…Tutti tranne Vespa. Conduce “Un Giorno da pecora” su Radio 2, anche se qualcuno lo avrebbe voluto Presidente della Repubblica…

 

Gira voce, infatti, che durante le elezioni del Presidente della Repubblica svoltesi nel 2006, abbia ricevuto due voti nel terzo scrutinio (uno però venne annullato in quanto era stato scritto solo il cognome) e un voto nel quarto.

L’anziano Sabelli. Così lo apostrofa Giorgio Lauro, con cui si diverte a dileggiare gli ospiti di “Un Giorno Da Pecora”, il programma cult di Radio 2 che è riuscito a dare il successo mediatico persino a uno come Scilipoti.

Claudio Sabelli Fioretti. Barba bianca e capelli bianchi. Ricorda – vagamente ma non troppo – l’ultimo Tiziano Terzani, l’Anam senza nome da cui lo differenziano i lineamenti da “cinico”, come lo ha definito Daria Bignardi.  “Non ho nessuna voglia di morire”, ci dice confermando tutta la sua anzianità (il cinismo è contagioso…); elogia Santoro, “Dio ce lo protegga”, ma soprattutto ci regala alcune chicche metaforiche che diventano cibo per la mente.

Qual è il suo primo ricordo da giornalista?

Ero giovanissimo, 15 o 16 anni. Mio padre era un famoso giornalista sportivo. Sul finire della carriera si occupava per divertimento di un giornaletto di sport minori laziali, Selesport. E mi chiese di formare una squadra di amici che andasse sui campetti dei campionati giovanili a prendere le formazioni e i risultati finali. Ci dava 100 lire a tabellino. Erano i primi anni Sessanta. Pochi anche per allora. Io approfittavo del fatto che ero il figlio del capo e mi facevo assegnare tutte le partite che si svolgevano nel centro sportivo dell’Acqua Acetosa. In una mattina facevo dieci partite. Mille lire.

Praticamente un raccomandato ante-litteram.

Più che un caso di raccomandazione direi che si tratta di un caso di nepotismo. Ma visto che ci pagava 100 lire, potrei dire anche che si trattava di schiavismo o nel migliore dei casi di sfruttamento del lavoro minorile.

L’ultimo ricordo da giornalista?

L’ultimo è ieri ovviamente. Sono abbastanza rincoglionito ma ricordo che ieri ad “Un giorno da pecora” abbiamo intervistato Ghini e Vattimo. (nella puntata del 3 dicembre, ndr)

Prendiamo la stampa: se fosse un animale, quale sarebbe?

Dovrebbe essere un cane lupo, un animale che faccia la guardia agli interessi dei cittadini contro i soprusi del potere. Ma cani lupi ne vedo pochissimi. Vedo tanti agnellini. Tante gazze ladre. Tanti sciacalli.

Che fa, l’idealista? Quando mai la stampa ha difeso gli interessi dei cittadini contro i soprusi del potere?

Non ho detto che lo fa. Ho detto che dovrebbe farlo. E che qualche cane lupo esiste. Esisto io, nel mio piccolo. Ma alcuni altri lo fanno meglio di me. Lo fa Gianantonio Stella, per esempio. Lo fanno quelli del Fatto. Lo fa Massimo Fini. Ecco, forse ho finito l’elenco dei cani lupo. Se ho dimenticato qualcuno, non sono più di cinque.

La Voce delle Voci (ex Voce della Campania)? Sono lupi, agguerriti ed informati. Santoro ha cominciato proprio lì.

Se hai già le risposte, perché mi fai le domande? Santoro non è un giornalista, è uno splendido uomo di spettacolo. Per fortuna. Dio ce lo protegga.

Carlo Vulpio una volta li ha chiamati “quelli del Pacco Quotidiano”.

Problemi suoi.

Per continuare il gioco della metafora, la radio che animale sarebbe?

Un gatto. La radio fa le fusa, ha bisogno di attenzione, ha una sua autonomia, ti gira attorno. E’ un’amica ma non ti fa le feste come il cane. Sei tu che devi capire la radio, non il contrario.

Che cosa la affascina di più della radio?

Il fatto che stimoli un ascolto volontario. Non come la tv, che ti vede soggetto passivo sbracato su una poltrona col telecomando in mano. Se ascolti un programma è perché vuoi ascoltare quello, proprio quello e non un altro. In radio c’è molta fidelizzazione.

La persona più stupida che ha intervistato?

Tante, ma non è bello parlarne dopo che sono state così gentili da dedicarmi il loro tempo. Mi verrebbe da dire che stupide sono le persone che mi hanno detto no, ma capisco che in questo caso c’è un bel conflitto di interesse.

Quella più intelligente?

Non saprei. La più intelligente mi sembra sempre l’ultima.

La più simpatica.

Stesso discorso.

La più antipatica.

Stesso discorso.

La persona che vorrebbe intervistare e che ancora non ha intervistato?

Silvio Berlusconi. Gliel’ho chiesto in tutte le maniere e non capisco perché non mi risponda nemmeno. Credo che non sopporti l’idea di essere intervistato da un giornalista che non faccia parte dei suoi preferiti.

Lei è, tra le altre cose, un grande intervistatore: quali sono i segreti di una buona intervista?

Prepararla bene. Farla e scriverla è facilissimo. Ma prima di incontrare l’intervistato bisogna aver lavorato tanto.

Ha dei rimpianti?

Ho fatto tanti errori nella mia vita. Sono pieno di rimpianti ma anche conscio della loro inutilità.

Quando si parla di poteri forti, si fa dietrologia oppure c’è davvero qualcosa di elitario che ci governa? 

Sono convintissimo che esista un livello di potere che ci è del tutto sconosciuto.

Il libro che ricorda con più piacere.

Leggo pochissima narrativa. E la saggistica per dovere. Adoro i libri di Henning Mankell, il giallista svedese, che scrive le avventure del commissario Wallander.

In viaggio: dove e con chi.

Ho fatto uno splendido viaggio l’anno scorso in Giappone con mio figlio.

Meglio una cena (e dopocena..) con lo “scoppiettante” Berlusconi o un the con Bersani?

Con Bersani la cena c’è stata. Mille volte meglio una cena con Berlusconi.

Se si guarda indietro cosa vede? 

Indietro vedo tanti anni.

E davanti?

Davanti, purtroppo ne vedo meno. Non ho nessuna voglia di morire.

La citazione che più ama.

Non ho memoria per nulla. Tutte le citazioni che mi sono piaciute le ho dimenticate.

Meglio un giorno da pecora o uno da leoni?

Non sopporto l’arroganza, la violenza, la presunzione del leone. Meglio l’intelligenza, la bontà, l’umiltà, la rassegnazione, la normalità della pecora.

Grazie.

Ciao.

P.S. Lo abbiamo ricontattato dopo lo “Scilipoti Show”…

Scilipoti ci è o ci fa?

Non lo so..