TRENITALIA/ Campobasso-Roma, il viaggio della speranza
di Carmine Gazzanni e Gianluca Di Vincenzo
Ancora una volta la tratta ferroviaria Campobasso-Roma è protagonista di disagi e disservizi. File di persone davanti le porte del treno impossibilitate a salire per mancanza di spazio fisico, passeggeri costretti a viaggiare in condizioni incivili. Infiltrato.it era presente e, nonostante l’invito del controllore a smettere di filmare, abbiamo cercato di documentare una realtà che va avanti da troppo tempo e che ci porta a rivolgere alcune domande a chi di dovere. GUARDA IL VIDEO.
“Un viaggio della speranza”. “È una cosa incredibile, mi chiedo come si possa fare”. “Non ci vuole tanta intelligenza a capire che bisognerebbe aggiungere qualche vagone”. “Meno male non c’erano bambini”. “Prossima fermata: Auschwitz!” Questi sono solo alcuni dei commenti che si sono susseguiti sul treno che ieri mattina ha portato uomini, donne e soprattutto universitari a Roma. Ancora una volta, infatti, la tratta Campobasso-Roma si distingue per disservizi e disagi. Nell’indifferenza generale e di Trenitalia e della Regione che, evidentemente, hanno altro a cui pensare. Non importa se a farne le spese sono utenti che, per giunta, pagano anche un regolare biglietto. Per un servizio che manca. Che latita.
Questa volta, per loro sfortuna, Infiltrato.it è riuscito a registrare tale disagio: passeggeri obbligati a restare immobili per tutta la durata del viaggio perché impossibilitati a muovere anche soltanto un piede (uno di loro commenta: “magari fossimo stati profughi. Avremmo viaggiato più dignitosamente!”); code di persone dinanzi alle porte dei vagoni, fermi fuori perché non c’era posto fisico e materiale per riuscire a farli salire. A Cassino, addirittura, l’inverosimile: il controllore invita gli utenti di – è bene ribadirlo – un servizio pagato a prendere un altro treno che transiterà di lì a poco per raggiungere Roma. Noi lo riprendiamo e lui, in maniera certamente poco educata e senza alcuna ragione, ci dice di non filmare perché “non si può”. Noi, chiaramente, continuiamo a registrare. Ed ecco il paradosso dei paradossi: arrivano due agenti che dichiarano ai passeggeri in quelle condizioni certamente non civili che “non sono affari loro”. Non è un loro problema, dunque. L’unica – a detta dei due impeccabili uomini dell’ordine – è abbandonare il treno e prenderne un altro. Altra soluzione, per carità di Dio, non c’è. Non è contemplata.
Finita qui? Certo che no. A cotanta immagine di modernità civile e sociale, si deve aggiungere che – come ha sottolineato più e più volte l’unico consigliere regionale attivo sulla questione, Michele Petraroia – i treni in servizio sono per la quasi totalità “antiquati e registrano disfunzioni sugli impianti di riscaldamento e/o condizionamento dell’aria, hanno cabine passeggeri di altre epoche storiche e in diversi casi necessiterebbero di manutenzione, di pulizia e di servizi igienici funzionanti”.
Ieri i passeggeri hanno viaggiato con il Minuetto, quel trenino (perché di trenino si tratta) che, a volte, sostituisce i vecchi vagoni che viaggiano in Molise. Una fortuna qualcuno, potrebbe pensare. Assolutamente no. Come ci dicono sul treno alcuni passeggeri, sarebbe stato più opportuno che ci fossero stati quei vagoni fatiscenti: per lo meno ci sarebbero stati più posti a sedere, dato che il Minuetto ne contempla molti di meno. L’assurdità è sotto gli occhi di tutti. Vedere per credere.
Finisce qui? Certo che no. Provate a rivedere le immagini del video dopo aver letto alcune precisazioni a riguardo. Il Contratto di Servizio 2008-2014 tra Regione Molise e Trenitalia obbliga la Regione a pagare ben 17 milioni di euro l’anno alle FS.
E non termina qui la questione. Secondo gli impegni assunti nel momento del rinnovo del contratto, ricorda Petraroia, Trenitalia avrebbe messo a disposizione sulla linea due nuovi locomotori nel periodo giugno-dicembre 2010, e alla Regione Molise sarebbero stati destinati parte dei finanziamenti nazionali di 415 milioni di euro per la sostituzione del materiale rotabile per migliorare il collegamento. Domanda: questi impegni sono stati mantenuti? Certo che no. Nessuno.
Ancora. Il Molise, terra dimenticata dal resto d’Italia vista l’efficienza dei trasporti, continua ad essere spezzettata anche per quanto riguarda le competenze formali di Trenitalia, le quali, infatti, sono divise tra Bari, Ancona, Napoli e Roma. Senza, poi, dimenticare altri disagi, come quello relativo al fatto che a Roma, oramai da più di due mesi, il treno ferma sempre ai binari “bis”, lontani centinaia di metri dalla stazione stessa, obbligando i passeggeri a vere e proprie scapicollate, soprattutto se di mezzo c’è una coincidenza da prendere.
I problemi, com’è evidente, sono molti. E gravosi. Ma nessuno, però, sembra interessarsene. Né Michele Iorio, né nessuno dei suoi assessori, a cominciare da Luigi Velardi che detiene proprio la delega ai trasporti. Sarebbe molto interessante sapere se qualcuno mai di questi Signori abbia mai viaggiato in condizioni del genere. Difficile, però. Non tutti hanno la fortuna di godere di un auto blu senza che ce ne sia alcun effettivo motivo.
Sarebbe curioso anche vedere cosa avrebbero da dire gli uomini di Trenitalia che, ultimamente, non ne stanno azzeccando una. Basti ricordare le accuse di pubblicità razzista per lo spot del frecciarossa (ora rimosso), nella quale erano presenti quattro offerte (standard, premium, business ed executive). Ad ogni posto la sua classe sociale. E, infatti, a sedere nella carrozza “standard” era una famiglia di immigrati. Ed ora un nuovo grido di ira si alza dal Molise, la terra dimenticata dalle FS.
E, ancora, i deputati e senatori che sono stati eletti in terra molisana. Che ne dite, cari Onorevoli, non sarebbe il caso di fare un intervento nelle opportune sedi?
E i cittadini? Anche per loro riserviamo una domanda: non è forse il caso di dire basta? Non è forse il caso di smetterla di essere relegati, sempre e puntualmente, ad ultima ruota del carro? Come ha commentato sconsolato uno dei passeggeri: “bisogna cominciare a capire che anche questa è Italia!”.