SPRECHI IN ITALIA/ Le responsabilità di un Governo confuso e infelice
Ad oggi le risorse pubbliche per le infrastrutture in Italia sono gestite in modo pessimo. Uno spreco che grida vendetta, testimoniato dal numero di opere incompiute qua e là per l’Italia. Secondo gli ultimi dati, infatti, sono ben 395 i cantieri, gli edifici e i viadotti lasciati a metà.
di Carmine Gazzanni
Questa speciale classifica vede in testa le regioni meridionali, certamente per lo strapotere mafioso a riguardo (non è un mistero, d’altronde, che gli interessi criminali nell’edilizia sono fortissimi): la Sicilia addirittura conta 156 opere incompiute; seguono Calabria (53), Puglia (39), Sardegna (34), Campania (28) e Basilicata (14). Sarebbe un errore pensare, tuttavia, che le regioni settentrionali siano efficienti: in Lombardia, tanto per citare il caso più emblematico, abbiamo 19 opere incompiute.
Certamente, dunque, sono forti le responsabilità locali, ma non bisogna pensare che il Governo centrale sia immune da colpe, anzi. Se i soldi non ci sono, le responsabilità sono innanzitutto dello Stato che, da una parte, chiude i rubinetti, dall’altra finanzia nuovi progetti che tuttavia nascono già morti proprio perché le casse sono vuote.
Nel dicembre 2010 il WWF ha pubblicato un dossier, “Sindrome nimby no grazie. i veri motivi dei ritardi sulle grandi opere”, in cui, appunto, si palesano le responsabilità dei vari Governi che negli ultimi anni si sono succeduti. Facciamo una rapida panoramica per capire meglio. Secondo il WWF, già il Primo Programma delle Infrastrutture Strategiche del 2001 era “troppo ambizioso – considerati anche i costi e i tempi di realizzazione che continuano rispettivamente a lievitare e a dilatarsi in maniera incontrollata – e non era sostenuto da un piano economico-finanziario credibile”. In effetti, dal primo Rapporto su “Le infrastrutture strategiche in Italia l’attuazione della Legge Obiettivo” elaborato nel maggio 2004 per la Commissione ambiente e lavori pubblici della Camera dei deputati, si evince che il Governo nel 2001 si è impegnato a realizzare una vasta opera edilizia con 228 opere, 373 interventi e 188 sottointerventi; opera che all’aprile 2004 ha un valore complessivo di 231,792 miliardi di euro. Già qui la prima incongruenza: nel Programma delle Infrastrutture Strategiche del 2001 a cui accennavamo prima (Delibera CIPE n. 121/2001) si parlava di una spesa complessiva stimata di 125,8 miliardi di euro. In pratica, dunque, nel giro di soli tre anni, c’è stato un aumento della spesa stimata dell’84%.
Ma andiamo avanti, perché mentre il Governo aggiunge opere su opere i costi continuano a lievitare. Nella seconda edizione del Rapporto (aprile 2005) il costo complessivo delle grandi opere sale ancora: 264 miliardi di euro , + 108% circa rispetto ai 125,8 del Primo programma. E, come detto, nonostante i costi già nel 2005 cominciassero ad essere improponibili, il Governo finanzia nuovi progetti: in quell’anno il numero delle opere sale a 235 (nel 2001 erano 228). Passano due anni e la tendenza non cambia: nel 2007 il Terzo Rapporto sull’attuazione della Legge Obiettivo (lo strumento legislativo nato nel Governo Berlusconi II che stabilisce procedure e modalità di finanziamento per la realizzazione delle grandi infrastrutture strategiche in Italia per il decennio dal 2002 al 2013) parla di 243 opere e un costo complessivo che sale a 305 miliardi di euro.
Passa il tempo e la tendenza non cambia: il Quarto Rapporto del Servizio Studi della Camera dei Deputati dell’aprile 2009 fornisce il costo complessivo aggiornato del Programma delle Infrastrutture Strategiche: 314 miliardi di euro, per 274 opere e 624 progetti, “perlopiù inseriti – dichiara il WWF – per soddisfare spinte localistiche piuttosto che il tanto sbandierato preminente interesse nazionale”.
E arriviamo così all’ultimo Rapporto trasmesso il 2 luglio 2010 nel quale si legge che il costo complessivo stimato sia lievitato sino a 358 miliardi di euro, mentre il numero delle opere sale a 348: un aumento spaventoso se si pensa – ricordiamo – che il Programma del 2001 parlava di 125,8 miliardi di euro per un totale di 228 opere. Negli anni, dunque, una progressione geometrica della lievitazione degli impegni o, meglio, delle intenzioni.
Il programma, infatti, cresce nelle ambizioni, ma solo nelle ambizioni. Gli impegni economico-finanziari concreti ottemperati dallo Stato offrono un quadro assolutamente sconcertante: dalla Delibera 10 del 6 marzo 2009 del CIPE, emerge che dal 2001 ad oggi sono stati erogati per le infrastrutture strategiche soltanto 2,5 miliardi di euro e sono stati attivati mutui per 8,8 miliardi di euro, mentre, come abbiamo visto, l’ultimo Rapporto parla di un costo complessivo stimato di oltre 300 miliardi di euro.
Ma i problemi non finiscono qui. Infatti, mentre i costi e le opere incompiute crescono, lo Stato non riesce in alcun modo a monitorare i lavori e, dunque, nonostante le parole di Ministri e parlamentari, non ha un’idea precisa sullo stato di avanzamento del Programma del 2001.
Ancora una volta facciamo riferimento ai Rapporti di cui abbiamo parlato anche prima. Nel Primo Rapporto del 2004 l’Ufficio Studi della Camera constata il fatto che il Governo non abbia in alcun modo sotto controllo la spesa, dato che dalle fonti ufficiali non si ricava alcuna ”esatta stima del costo previsto dall’intero programma”, né si ha un’idea precisa della “reale articolazione realizzativa” delle opere. Addirittura la seconda edizione del Rapporto (luglio 2005) parla di almeno dieci centri di controllo ufficiali, che elaborano e forniscono dati spesso incoerenti e contraddittori, se non contrastanti tra loro. Un monitoraggio, dunque, assolutamente inaffidabile e inefficace. E questa situazione imbarazzante trova conferma anche nel Rapporto del 2008 su “La Revisione della spesa pubblica”, elaborato dalla Commissione tecnica per la finanza pubblica, in cui si legge: “la scarsa disponibilità di informazioni certe, aggiornate e affidabili sullo stato di avanzamento degli interventi della legge obiettivo costituisce un elemento di criticità in termini conoscitivi e di controllo. E’ opportuno adottare regole di trasparenza per le informazioni relative ai costi, ai finanziamenti e allo stato di attuazione delle opere finanziate con la legge obiettivo per rendere possibile il monitoraggio delle stato di realizzazione delle opere con periodiche relazioni al Parlamento e il monitoraggio a consuntivo dei singoli interventi in relazione ai costi complessivi ei ai risultati ottenuti”.
Insomma i risultati tardano ad arrivare. L’unico monumento di cui si può parlare è quello degli sprechi.