FIAT VS FIOM/ Il Tribunale di Larino condanna l’azienda a risarcire gli operai
Il provvedimento del 29 maggio con cui si toglievano dal salario 250 euro agli operai della Fiom Cgil è stato giudicato illegittimo. Lo ha stabilito il Tribunale di Larino secondo il quale l’azienda automobilistica dovrà restituire il maltolto agli operai. Ma come potranno riottenere il denaro? Soltanto con ricorsi di tipo individuale. I lavoratori soddisfatti chiedono ora a chi ha stracciato la tessera Fiom di ritornare sui propri passi e iscriversi nuovamente al sindacato di Landini.
di Viviana Pizzi
Il tribunale di Larino ha emesso la sentenza sui ricorsi degli operai Fiom contro la decurtazione salariale agli iscritti della Fiat Powertrain di Termoli : per i giudici il Lingotto ha torto e deve restituire il maltolto pari a 250 euro al mese da maggio ad oggi.
Questo significa che i ventitre resistenti della fabbrica termolese che sono ancora iscritti al sindacato di Landini avranno diritto al rimborso di circa duemila euro che è la differenza di salario che hanno percepito dal mese di maggio fino ad oggi.
Lo ha deciso nella giornata di oggi il Tribunale del Lavoro di Larino che si è espresso a favore del ricorso presentato dagli operai discusso all’inizio del mese. Tutto questo significa che con azioni individuali il 23 pasionari potranno riottenere il denaro decurtato dall’azienda e non oggi nell’immediato. Il primo passo è stato fatto ma il cammino è tutt’altro che completato.
Quale principio abbia fatto passare il giudice Aldo Aceto è presto detto: lo stesso portato avanti dagli avvocati Marianna Salemme e Pietro D’Adamo.
In pratica il provvedimento Fiat è ingiusto anche perché in violazione delle norme dell’articolo 36 della Costituzione nel quale si dichiara che ogni persona deve poter vivere una esistenza libera e dignitosa. Il trattamento economico stabilito in precedenza dall’azienda non era poi riducibile in base allo statuto dei lavoratori.
Soddisfazione da parte dei ventitre che, nonostante tutto, avevano deciso di rimanere dalla parte del sindacato e non stracciare la tessera come hanno fatto i quasi duecento operai che erano stati penalizzati a maggio. Che dopo essersi cancellati dalla Fiom Cgil hanno anche ottenuto il ripristino delle condizioni salariali precedenti.
“Quella di oggi – ha dichiarato Fabio D’Ilio – è senz’altro una vittoria della democrazia. Abbiamo dimostrato che si può scegliere di appartenere a un sindacato e non per questo subire comportamenti discriminatori da parte dell’azienda a cui apparteniamo. Ma ora il messaggio che vorrei lanciare è un altro. Quella di oggi è la vittoria di una battaglia, la guerra la vinceremo soltanto se, dopo questo dispositivo, coloro che hanno stracciato la tessera della Fiom Cgil avranno il coraggio di tornare sui propri passi tornando a iscriversi al sindacato. Se non lo faranno purtroppo la vittoria sarà della Fiat che sarà riuscita lo stesso, con un provvedimento antisindacale e illiberale, a ridurre la nostra rappresentanza sindacale all’interno dell’azienda”.
Di sicuro gli avvocati della Fiat ricorreranno in appello per tentare di ribaltare la sentenza. La soddisfazione, in questo caso, è anche di infiltrato.it che da sempre si era schierato a favore dei lavoratori mettendo in campo (insieme alla Fiom Cgil) un fondo antimarchionne per permettere a chi non voleva cancellarsi dal sindacato, di riottenere quanto tolto dall’azienda con la solidarietà popolare. Proprio quindici giorni fa erano stati restituiti 200 euro ai lavoratori.
Dal mese di ottobre è la seconda vittoria della Fiom Cgil sulla Fiat. Quindici giorni fa la Corte d’appello di Roma aveva confermato la sentenza di primo grado che reintegrava i 145 lavoratori di Pomigliano licenziati proprio perché avevano deciso di continuare ad essere tesserati Fiom. Ad oggi però nessuno di loro è stato reintegrato.