Brexit, UK lascia UE: cosa succede e conseguenze del voto

La Brexit è realtà, il Regno Unito dice addio all’Unione Europea, David Cameron si è dimesso da premier e la sterlina ha subito un crollo del 10%. Ecco cosa succede agli inglesi e agli italiani che vivono in Inghilterra e quali saranno le conseguenze del voto.
Il 52% degli elettori britannici si è dichiarata favorevole alla Brexit, portando di fatto l’UK fuori dall’UE.
Le conseguenze immediate sono state il tracollo della sterlina, che ha perso il 10% del suo valore rispetto al dollaro, e le dimissioni dell’attuale premier inglese David Cameron, che nel suo discorso post referendum, alle 9:30 di stamattina, ha dichiarato:
“Ci dovrà essere un nuovo primo ministro eletto a ottobre che dovrà guidare la fase di uscita con l’Ue”.
BREXIT, L’INDIPENDENCE DAY E L’EUROPA DEI POPOLI
Nigel Farage, il più accanito sostenitore della Brexit, ha esultato:
“Questa è l’alba di un Regno Unito indipendente, oggi è il nostro Independence Day, è arrivato il momento di liberarci da Bruxelles.”
Marcello Foa sul Giornale parla di “incredibili britannici” e predice la “rinascita dell’Europa dei popoli”:
“Ora si apre una fase di incertezza : i mercati la faranno pagare alla Gran Bretagna, e quell’establishment non si arrenderà facilmente. Vedremo. Quella di ieri è stata, però, una giornata davero storica. E’ la rivincita della sovranità nazionale. Per la prima volta un Paese ha dimostrato che il processo di unificazione europea non è ineluttabile, che dalla Ue si può uscire, rendendo concreta la possibilità che altri Paesi seguano l’esempio britannico. Un voto che costringerà l’Unione europea a gettare la maschera di fronte a un’Europa diversa, autentica, che molti pensavano defunta e che invece è forte e vitale, quella dei popoli. Alla faccia delle élite.”
BREXIT, L’UK LASCIA L’UE
Da mesi il leave prevaleva sul remain in tutti i sondaggi.
Ma i fatti delle ultime settimane, con l’omicidio della deputata Joe Cox, avevano stravolto il clima e le dinamiche del voto.
Tanto è vero che ieri sera le borse scommettevano sulla vittoria del no, guadagnando la bellezza di 192 miliardi in poche ore.
Poi, la batosta. Il sistema finanziario è crollato di fronte alla volontà popolare di lasciare l’Unione Europea.
La sterlina ha perso il 10% del suo valore, arrivando ai minimi storici dal 1985.
Il Regno Unito è il secondo paese, dopo la Grecia, a votare per questo tipo di referendum.
Dobbiamo ricordare, però, che il voto dei greci fu sconfessato.
Nei fatti, Tsipras decise lo stesso di accettare gli aiuti europei e piegare il popolo ellenico alle volontà della Troika.
Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi.
Una cosa è certa: il voto ha spaccato le diverse realtà del paese, come dimostra chiaramente questo grafico.

BREXIT, LA REAZIONE DI SCOZIA E IRLANDA
Scozia e Irlanda hanno scelto a maggioranza di restare e ora rivendicano questo diritto.
Come ha spiegato senza mezzi termini il presidente onorifico del partito repubblicano nordirlandese, Declan Kearney, ex braccio politico dell’esercito repubblicano irlandese (IRA):
“Il governo britannico ha perso ogni mandato che doveva rappresentare gli interessi economici o politici dell’Irlanda del Nord”.
Come dire: l’Irlanda è pronta a lasciare il Regno Unito.
Sulla stessa linea d’onda si è posizionato il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon:
“La Scozia ha contribuito in modo significativo al voto per restare. Questo riflette la campagna positiva che il Partito nazionale scozzese ha combattuto, sottolineando i benefici dell’adesione alla Ue, e la gente in Scozia ha risposto in modo positivo”.
Nei giorni scorsi Sturgeon aveva già ribadito al Telegraph che:
“Se vince il Leave la Scozia è pronta a usare l’euro”.
BREXIT: COSA SUCCEDE E CONSEGUENZE DEL VOTO

Il crollo della sterlina può dare un grosso input all’export britannico.
Ma deprezzerà notevolmente il potere d’acquisto fuori dal paese.
Viaggiare, per gli inglesi, sarà più complicato – fuori da Schengen non c’è libera circolazione – e più costoso.
Secondo l’Huffpost anche l’occupazione subirà un contraccolpo negativo:
“È stimato che l’uscita del Regno Unito dall’Ue sia accompagnata da delocalizzazione di numerosi posti di lavoro. Per esempio, le grandi banche. Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan, ha avvertito all’inizio di giugno che la banca americana, che impiega oltre 16mila persone nel Regno Unito, in sei posti diversi, potrebbe rimuovere tra le 1000 e le 4000 persone, in particolare nelle funzioni di back-office. Morgan Stanley prevede di trasferire 1.000 persone delle 6.000 che ha nel Regno Unito verso l’Ue. Goldman Sachs dovrebbe trasferirne almeno 1.600.”
Questa è la conferma che l’establishment finanziario reagirà alla decisione, democratica e indipendente, del popolo britannico.
Insomma, non sarà certo una passeggiata.
Anzi, siamo di fronte alla prima vera traversata nel deserto per liberarsi dalla schiavitù dell’Unione Europea.
BREXIT, COSA CAMBIA PER GLI ITALIANI CHE VIVONO IN UK?

Per farla breve e capirci subito, l’uscita dell’UK dall’UE renderà il paese – agli occhi degli italiani emigranti – come il Canada e l’Australia, dove per lavorare e vivere serve un lavoro, una carta VISA e un dimostrabile reddito minimo.
A Londra vivono quasi 250mila italiani.
Chi ha una buona occupazione può dormire sogni tranquilli, chi è andato per sbarcare il lunario potrebbe trovarsi in difficoltà.
Nei prossimi due anni – tanto durerà il processo definitivo di uscita dall’Unione Europea – il Regno Unito dovrà ridefinire diritti e doveri di tutte quelle persone che risiedono in territorio britannico ma che non hanno la cittadinanza britannica.
BREXIT, OCCUPAZIONE INTERNA FAVORITA SU QUELLA STRANIERA
Proviamo a fare un esempio concreto.
Da domani, per un italiano cerca un posto di lavoro in Gran Bretagna sarà molto più difficile ottenerlo.
Verranno infatti privilegiati i britannici, di nascita o d’adozione, perché gli stranieri si troveranno in una posizione indefinita, almeno nei prossimi due anni, per quanto riguarda i diritti contrattuali.
La fase di incertezza post-voto, che accompagnerà l’UK nei prossimi mesi, favorirà l’occupazione di quei soggetti che possono dimostrare – senza alcun dubbio – di avere tutte le carte di regola per poter vivere ed operare in un paese fuori dall’Unione Europea.
Gli italiani all’estero e quelli che vogliono fuggire dall’Italia sanno perfettamente quanto sia difficile trasferirsi in Canada e Australia. Da oggi, il Regno Unito non farà (quasi) alcuna differenza.