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Il partito del Cosib

di Alessandro Corroppoli

Mentre a livello nazionale tutto il mondo politico è impegnato a decodificare e interpretare tatticamente e strategicamente l’uscita di qualche giorno addietro di Diego Della Valle, in Molise, tutti i politici locali sono impegnati nella campagna elettorale che culminerà nel prossimo week and quando si eleggerà il nuovo Governatore Regionale. E stavolta parliamo di un partito che non sarà presente sulla scheda elettorale ma che potrebbe comunque incidere sull’esito del voto.

Essenzialmente saranno tre i fattori che andranno ad incidere sull’esito elettorale: l’astensionismo crescente specie

Antonio Del Torto, ex Presidente del Cosib, e la sede del Consorzio

a sinistra; il voto disgiunto e la presa di posizione di un gruppo di uomini, di amministratori che inconsapevolmente hanno composto una formazione politica dove non conta l’appartenenza partitica ufficiale ma la rappresentanza istituzionale acquisita.

 

Questo partito, che ovviamente non è presente sulla scheda elettorale, è stato semplicemente e banalmente denominato il Partito del Cosib. Il primo a parlarne in tempi non sospetti fu l’ex Presidente della provincia di Campobasso, Nicola D’Ascanio, il quale a margine del risultato delle consultazioni provinciali del maggio scorso si lasciò scappare in una pubblica riflessione: “Ha vinto il Partito del Cosib”.

 

Ogni qual volta  si parla di Cosib si scatenano numerosi mal di pancia e i diretti interessati vanno dalle reazioni più spontanee a quelle più arroganti e volgari come a voler segnare una linea Maginot con il resto del territorio. Perché?

 

Cominciamo col dire che circa un anno fa il consorzio industriale di Termoli fu investito dal più grande scandalo degli ultimi tempi. L’operazione  prese il nome di Open Gates e consisteva e consiste in reati di natura ambientale e irregolarità nel controllo e nelle analisi dei rifiuti smaltiti del depuratore del COSIB. L’indagine culminò il 6 dicembre 2010, a Termoli, con l’arresto del presidente del Consorzio Industriale della Valle del Biferno l’ingegner Antonio Del Torto. A tutto ciò bisogna aggiungere che da diversi anni oramai lo stesso Cosib era  afflitto da una sfilza di commissariamenti, tentativi di scalate ad opera di personaggi più o meno politicizzati, spartizione di incarichi ad opera di politici affamati di potere. Potere che il buon governatore Iorio (uno degli indagati dell’inchiesta) ha affidato alla testa e nelle mani dell’ingegner Gianfranco Vitagliano (assessore regionale uscente) il quale ha ben saputo gestire e ridistribuire “le rappresentanze” tra tutti i riuniti al tavolo del nucleo.  Queste situazioni crearono elementi  di forte contrasto e di negoziazione tra gli schieramenti politici culminati, il fatto più eclatante, con la caduta dell’amministrazione di centrosinistra al comune di Termoli preseduta allora da Vincenzo Greco.

 

La figura occulta dell’assessore regionale uscente Gianfranco Vitagliano funge da coordinatore ad un gruppo di uomini, che qualcuno definisce coraggiosi mentre altri semplicemente faccendieri, tutti riconducibili ai primi cittadini dei comuni che confinano con il territorio del consorzio industriale termolese vale a dire Portocannone, San Martino in Pensilis, Campomarino, Larino, Ururi, Petacciato e Guglionesi. Gli stessi Sindaci  fanno parte anche  dell’Unione dei Comuni del Basso Biferno ai quali si aggiungono solitamente anche un consigliere di maggioranza e uno di opposizione. Stiamo parlando degli stessi comuni e uomini che possedendo una maggioranza trasversale impedirono e impediscono al comune di Termoli l’entrata nell’Unione e impedirono circa due anni fa alla cittadina adriatica di essere capofila nel cosiddetto Piano Sociale di Zona il quale viene sì denominato Ambito di Zona di Termoli ma che nei fatti vede comune capofila Portocannone dove il riconfermato Sindaco Luigi Mascio altro non è che una fedele sentinella politica dell’assessore Vitagliano. Solo un caso?

 

A sentir i novelli cavalieri della tavola rotonda, con posto a sedere pari a 400 euro, essi lavorano uniti nel tentativo  di superare le solite logiche partitiche, le solite mire espansionistiche e campanilistiche ad opera di un comune piuttosto che di un altro. Ma soprattutto cercano di unire sotto la bandiera del Cosib gli interessi di un bacino di utenza di oltre 70mila unità. Intenti buoni e nobili che però non vanno a giustificare il silenzio bipartisan che i nostri hanno, ad esempio, sulla riforma consortile. Perché nessuno di loro chiede la riforma consortile tanto annunciata da Artù Iorio all’indomani dello scandalo Open Gates?

 

Paura? Timore di perdere e far cadere nel vuoto un lavoro di risanamento economico e avvio a nuovi posti di lavoro di cui però non si vedono i  frutti dato che la disoccupazione in regione è pari al 12,2% dato superiore alla media nazionale 8,6%? Oppure si teme di interrompere un  lavoro di bonifica ambientale e di informazione e di prevenzione fatta nella propaganda dei comunicati stampa ma dimenticata nei luoghi che contano? Che fine ha fatto ad esempio il registro dei tumori? O molto più semplicemente è il terrore di perdere quel potere contrattuale con il Reuccio di turno e vedersi sfilacciare la rete di consulenze e clientele costruite ad arte in questi anni?

 

I due maggiori pretendenti alla carica di governatore regionale hanno due visoni opposte in materia. Se Paolo Di Laura Frattura vuole snellire tutto l’apparato burocratico regionale e nella fattispecie realizzare una riforma consortile che vedrebbe un amministratore unico per i tre consorzi industriali regionali Michele Iorio, ma sopratutto Gianfranco Vitagliano, dopo gli annunci dei mesi scorsi hanno tirato i remi in barca per paura di essere penalizzati in questa tornata elettorale.

 

A conferma di quanto sopra riportato uomini dell’entourage del governatore uscente hanno ribadito che nel caso Iorio dovesse essere riconfermato Presidente non vi sarà nessuna riforma consortile. Voce che trova ulteriore conferma da un’ultima réunion dei cavalieri voluta pochi giorni fa da Gianfranco Vitagliano il quale oltre a “ordinare” un serrate le fila per il voto del 16 e 17 ottobre sembrerebbe aver rassicurato tutti sulla riforma consortile.

 

Ma oltre al problema Frattura, il quale andrebbe a togliere un po’ di poltrone e a far risparmiare un po’ di soldini ai cittadini, aggiungiamo un fatto politico nuovo. L’Unione dei Comuni si è ulteriormente allargata ad altre due comunità: Montenero di Bisaccia e Montecilfone andando di  fatto a rompere quell’equilibrio di rappresentatività di cui parlavamo. Ora  con tutti i posti occupati la politica del Partito del Cosib rischia di implodere perché, appunto, è entrata in scena in modo ufficiale la Politica con la ‘P’ maiuscola, il partito politico. E sappiamo bene che i tesserati hanno sempre un posto che conta.

 

La ruota ha iniziato a girare: chi verrà sacrificato all’altare dell’equilibrio?

 

Ed allora il 16 e 17 ottobre i nostri cavalieri saranno fedeli ad Artù e hai suoi regali oppure dichiareranno fallito un tentativo gestionale che non ha portato, ad oggi, alcun beneficio economico, lavorativo e ambientale?