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ELEZIONI/ Luttwak attacca Monti: “Non ha capito niente.”. E l’Europa nasconde il rapporto del FMI

Il politologo, saggista ed economista Edward Luttwak attacca le politiche di Monti e Casini basate sull’austerità e l’imposizione di tasse agli italiani. E chiede loro come mai in Europa arrivino poche notizie sul rapporto esteso a Tokyo dal Fondo Monetario Internazionale, in cui viene presentata l’alternativa al modello austerità per salvarci dal debito pubblico. Tutto questo però non si deve sapere per non diminuire il potere delle banche e di chi le sostiene con le proprie assurde politiche.

 

di Viviana Pizzi

Lo ha sottolineato il noto politologo ed economista americano Edward Luttwak: i paesi che hanno fatto della politica economica di austerità il loro baluardo non hanno fatto altro che impedirne la crescita. L’attacco, riferito naturalmente all’Italia, è arrivato durante la puntata di Ballarò del 13 ottobre 2012 ed  era rivolto naturalmente a chi ha portato avanti questo tipo di politiche: Mario Monti e Pierferdinando Casini presente in studio quella sera.

Luttwak però non parla mai senza avere dati alla mano e in quella occasione sottolineò che tutto questo era stato affermato anche  durante la riunione di Tokyo del Fondo Monetario Internazionale (FMI) secondo cui “i paesi che hanno ridotto il deficit agendo sulla spesa pubblica non hanno avuto alcun aumento della disoccupazione mentre chi ha lo ha ridotto aumentando le tasse ( tra questi l’Italia ndr) non hanno fatto altro che strangolare l’economia”.

 

IL FISCAL DRAG E L’AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE E DEL DEBITO PUBBLICO

Il sistema economico messo in atto da Mario Monti si chiama Fiscal Drag. Cosa ha prodotto in Italia lo andiamo a vedere subito. Aumentare tasse come l’Irpef e l’Irap e introdurre l’Imu anche sulla prima casa non ha portato niente di buono.

In termini di disoccupazione certo che no visto che a dicembre 2012 la percentuale dei disoccupati era salita alla percentuale dell’11,2%. A novembre 2011 quando Monti è salito al Quirinale per accettare l’incarico di premier italiano il numero di persone che non lavoravano era pari all’8,6% della popolazione italiana maggiorenne. Un aumento di percentuale del 2,6% che le tasse di Monti non hanno certo potuto evitare.

Parliamo invece di debito pubblico. Nel dicembre del 2012 è aumentato vertiginosamente salendo fino alla soglia dei duemila miliardi di euro arrivando alla storica percentuale del 126% del Pil. Nel novembre 2011 era a quota 1900 miliardi di euro. Cosa è accaduto quindi nell’ultimo anno? Che le cifre sono continuate a salire nonostante gli interventi “ lacrime e sangue” del Governo presieduto da Mario Monti.

Tutte cifre che avvalorano la teoria dell’economista statunitense che alla presenza di Casini ha attaccato intonando queste parole: “Perché mentre i giornali di mezzo mondo hanno pubblicato con entusiasmo l’ultimo rapporto del Fondo Monetario internazionale in Europa nessuno ne ha dato notizia?”

La risposta che noi proviamo a dare sembrerebbe semplice: a Tokyo è stata completamente bocciata la linea di condotta voluta dalla Germania e seguita dall’Italia basata sull’austerità. Questa teoria tuttavia ha bisogno di riscontri che proveremo a dare nei prossimi paragrafi.

 

RAPPORTO FMI: NO ALL’AUSTERITÀ PER IL CONTROLLO DEL DEBITO PUBBLICO

Il nostro Luttwak si chiedeva come mai all’ultimo rapporto venisse dato così poco spazio. Possiamo ora confermare che nel documento pubblicato nello scorso ottobre  e riportato dai colleghi de Linkiesta si puntava il dito contro le politiche di austerità nate per ridurre o quantomeno controllare il debito pubblico.

Tagli e aumenti delle tasse infatti hanno portato a una recessione imprevista come quella riguardante i numeri italiani che abbiamo poc’anzi elencato. Secondo il rapporto del Fondo Monetario continuando con questo tipo di strategia si potrebbe andare anche incontro ad una crisi economica peggiore di quella scoppiata nel 2008. Tra gli effetti peggiori dell’austerità è che quest’ultima possa essere utilizzata come baluardo per giustificare altri interventi fallimentari sul sistema economico italiano e internazionale. Tra questi la privatizzazione di servizi pubblici e il taglio dei conti dei benefici.  I paesi dove il debito pubblico è cresciuto di più negli ultimi anni sono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna ma certamente anche l’Italia di Monti ha risentito di questa politica basata su tasse e austerità.


DEBITO PUBBLICO IN PICCHIATA: L’FMI E LA  STRADA ALTERNATIVA DEL “THE CHICAGO PLAN REVISITED”.

Esiste  secondo l’Fmi un piano alternativo a quello dell’austerità ed è stato studiato da Henry Simons della Chigaco University e Irvin Fisher  nel bel mezzo degli anni trenta. Un piano nato dalla necessità di venir fuori dalla grande depressione economica del 1929 e si chiamava “The Chicago Plan”.  Ora però è stato ripreso dagli economisti del Fmi e chiamato “The Chicago Plan Revisited”.

Consiste nel cancellare il 100% del debito e rimpiazzare il sistema dove il denaro è stato creato dalle banche private con denaro creato dallo Stato. Un sistema dove i prestatori vengono forzati ad avere il 100% di riserve dietro i depositi e i prestiti e perdono il privilegio di creare denaro dal niente.   Così facendo le nazioni sovrane riguadagnerebbero il controllo sulla disponibilità di denaro in giro e si ridurrebbero così i cicli di espansione e contrazione del credito.

Un sistema che non farebbe certo gli interessi delle banche alle quali la Germania e l’Italia di Mario Monti devono dar conto quando gestiscono la cosa pubblica perché indebolirebbe proprio il potere dei grandi istituti di credito. Per questo come ricordava Luttwak l’Europa non ha enfatizzato la notizia del rapporto del fondo monetario internazionale.


COSA AVVIENE OGGI: DENARO CREATO DALLE BANCHE ATTRAVERSO I PRESTITI

Come è invece strutturato il sistema bancario oggi nel mondo? Il denaro viene creato al 95-97% dalle banche private attraverso i prestiti.

Quando un istituto di credito fa un’operazione di questo tipo annota il credito e nel suo bilancio la passività corrispondente. Di quel prestito che la banca fa ne possiede soltanto una piccola quantità di denaro. Il resto o lo ottiene da un altro istituto oppure si rivolge alla banca centrale che crea denaro dal nulla in base alle richieste dei singoli istituti.

In un sistema a riserva frazionale a ogni denaro creato dal nulla corrisponde un debito equivalente che produce un aumento esponenziale del debito fino al punto che il sistema collassa su se stesso.

Nella teoria degli economisti del Fmi la situazione invece andrebbe capovolta. Una chiave di volta è fornita dalla separazione fra la quantità di denaro e la quantità di credito, ossia fra la creazione della moneta e i crediti.

Come dovrebbero essere finanziati i prestiti? Non da denaro creato appositamente per l’occasione ma da riserve che si tradurrebbero in guadagni accantonati nel tempo.

E il ruolo delle banche? Sarebbe ridotto a semplici intermediari che devono procurarsi all’esterno i fondi per fare prestiti. Il loro potere sarebbe diminuito nel fatto che non potrebbero creare nuovi depositi dal nulla e generare i loro finanziamenti attraverso i prestiti.

E questo è un altro motivo per cui si tiene nascosta in Europa questa relazione: perché sono le banche a chiederlo. Qualora un sistema del genere dovesse essere quantomeno preso in considerazione da qualche Stato perderebbero la maggior parte del loro potere. Per questo chiedono agli Stati di continuare a pressare i loro cittadini di tasse e tributi.

Con questo piano infatti lo Stato non sarebbe più debitore ma creditore. In termini economici potrebbe acquistare il debito privato che verrebbe successivamente cancellato.


PIANO BOCCIATO ANCHE DAGLI STATI UNITI DI ALLORA

Nonostante 235 economisti americani caldeggiarono tutto questo il Chicago plan non divenne mai legge. In seguito fu osteggiato anche dal liberista Friedman e da Tobin che creò invece il piano del “Tobin tax” del 1985.  Tra coloro che lo osteggiarono anche Keynes che lo definì troppo “statalista”.

Un Chicago plan che viene riesumato oggi ma che anche allora non fu approvato per la fortissima resistenza del settore bancario.

Le stesse che oggi si ribellano davanti agli obblighi di riserva del 4-6% imposti dalle regole di Basilea III che risultano comunque non sufficienti per affrontare una crisi. Le stesse che davanti al nuovo Chicago plan sostengono l’inutilità di questo sistema perché “vorrebbe dire cambiare la natura del capitalismo occidentale”.


PERCHÈ SI TACE? PER SALVAGUARDARE GLI INTERESSI DELLE BANCHE

Il sistema sarebbe certamente meno rischioso ma potrebbe portare a una risoluzione della crisi non diciamo immediata ma di sicuro più efficace di quella basata sulle tasse e sull’austerità tanto criticate dal fondo monetario internazionale.

Perché è quasi sconosciuto alle masse e poco pubblicizzato? Ora tentiamo di dare una nuova risposta: si trova un’alternativa alla soluzione delle banche e dell’austerità voluta dai governi europei con una via d’uscita possibile. Che però questa volta non danneggia cittadini senza lavoro i quali difficilmente arrivano a fine mese ma riduce il potere di chi ora ci governa: le banche e il Bilderberg (che altro non è che un’associazione segreta comandata da banchieri). E allora che si fa? Censurare l’alternativa e continuare a deprimere i popoli con le tasse. E questo Luttwak lo sa bene e tentava di farlo capire a Ballarò anche ai cittadini inconsapevoli che vengono tenuti arbitrariamente all’oscuro di tutto questo.