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Riciclaggio di denaro e coca: ecco ‘a camorra di Napoli nord

Senza censura: ‘a camorra di Napoli Nord all’assalto della città, tra riciclaggio di denaro e cocaina.

Avamposto strategico per la criminalità organizzata della zona nord del capoluogo campano e miniera d’oro per le cosche di Pozzuoli. Resort di lusso per latitanti e voce di bilancio a sei zeri ricavata dal corrispettivo dell’attività estorsiva.

Fiumi di denaro sporco che ingrassano le cosche e interi caseggiati nascosti dalla vegetazione, lontani dalle battute di caccia delle forze dell’ordine. La zona flegrea è considerata dagli inquirenti la “terra felix” della camorra in provincia di Napoli. Nei primi mesi del 2010 i comuni di confine sono finiti più volte sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori della Dda di Napoli, i quali, attraverso indagini per stanare boss ed esponenti della camorra della periferia nord e del territorio oplontino, hanno evidenziato due aspetti rilevanti: da una parte l’infiltrazione delle consorterie camorristiche di Scampia e Secondigliano sul territorio di Quarto; dall’altra l’interesse della criminalità di Torre Annunziata nel riciclaggio di immobili siti in Pozzuoli, e la crescita sempre più forte degli attentati che portano la firma del racket.

Nelle “lavanderie” del denaro sporco compaiono sempre più insospettabili prestanome legati a gruppi criminali dominanti nell’hinterland sud di Napoli: in un’inchiesta che risale al mese di gennaio, tra le 87 ordinanze di custodia cautelare spiccate dalla Procura della Repubblica di Napoli nei confronti degli affiliati al cartello criminale Gallo-Limelli-Vangone di Torre Annunziata, spuntarono anche i nomi di broker del malaffare, il cui ruolo, nell’organizzazione del boss Peppe Gallo (‘o pazzo all’anagrafe di mala) era quello di riciclare fiumi di contanti provenienti dal traffico internazionale di coca colombiana. Dall’analisi di entrate ed uscite, ad esempio, del nucleo familiare di Attilio Cesarano, contenuta nei faldoni della scheda patrimoniale accertata dalla Guardia di Finanza, ed allegata all’ordinanza firmata dal Gip del Tribunale di Napoli, è emerso che nonostante il risultato economico della gestione familiare registri un saldo negativo pari a meno 161.126 euro, il Cesarano era a disposizione al 50% di una miriade di immobili dislocati sulla sola Pozzuoli, acquistati coi soldi della “Camorra Spa” di Torre Annunziata. Una ventina di appartamenti, un fabbricato commerciale, ed un’autorimessa finiti sotto sequestro ed acquistati – ragionano gli inquirenti – attraverso il riciclo di proventi illeciti.

Interi palazzi per abitazioni ad uso civile, terreni su cui edificare. Di più. Quando i capi delle cosche di Scampia sentono ormai il fiato sul collo delle forze dell’ordine, devono darsi alla fuga. La latitanza, però, deve avvenire preferibilmente in luoghi non troppo lontani dai propri feudi, onde evitare colpi di testa delle giovani leve che potrebbero sfociare in mattanze come quella combattuta all’ombra delle Vele nel 2005.

E allora si cercano nuovi nascondigli vicini ai quartieri di provenienza, occultati tra impenetrabili sentieri di campagna ed alberi. Cesare Pagano, reggente del potente clan degli Scissionisti di Secondigliano, il suo bunker l’aveva scelto tra i vigneti del cratere ormai spento di Quarto, a pochi passi dal ristorante El Faro. Il boss re del narcotraffico di coca, inserito nella lista dei trenta ricercati più pericolosi di Italia, il 3 marzo scorso se ne stava in una delle villette di via Cangiano, dove gli uomini del clan potevano usufruire di jacuzzi, campi di calcetto, piscine e gazebo.

La primula rossa della camorra si sentiva al sicuro: la sua latitanza era favorita da “angeli custodi” che con tanto di cannocchiali riuscivano ad allertarlo in tempo sull’arrivo delle forze dell’ordine. E così è stato anche quel giorno. Quando intorno alle quattro di mattina gli uomini della Squadra Mobile fanno irruzione all’interno del villaggio bunker di Quarto, Pagano riesce a darsi alla fuga, mentre il suo guardaspalle, Carmine Cerrato, killer di fiducia della cosca, viene acciuffato e spedito in carcere.

Da una parte gli interessi economici dei clan che provengono da altre zone di Napoli e della sua provincia. Dall’altra la ripresa incessante degli attentati incendiari e delle intimidazione stile Far West. Se il riciclaggio e la latitanza in ville lussuose sono nelle mire di associazioni malavitose provenienti da cittadine limitrofe o da altri feudi della camorra, nella gestione del racket a Pozzuoli giocano un ruolo fondamentale le cosche locali, ritornate prepotentemente ad imporre la “tassa della tranquillità” agli esercenti delle cittadine dell’area flegrea.

Gli attentati più eclatanti alla sala giochi Hollywood e al bowling Big One, riconducibili – secondo fonti investigative – ad una stessa matrice. Il primo assalto, il ferimento a pistolettate davanti alla sala giochi di via San Nullo, è poca cosa rispetto all’assalto di via Campana: una banda irrompe con fucili a canne mozze e pistole ed esplode numerosi colpi, per poi dare alle fiamme il parquet della pista da bowling, davanti agli occhi di decine di persone terrorizzate. Un raid in piena regola, ulteriore conferma dell’innalzamento della pressione criminale.