TALENTI MOLISANI/ Luciano “Manovella”, l’artista capace di generare meraviglie
Credere fermamente nei propri sogni, modificarsi ogni giorno per la gioia di sentirsi ancora più vivi, cercare ostinatamente nei dettagli della vita ogni spunto utile a creare la propria forma d’arte. Pittore, fotografo, scultore, in una parola…MANOVELLA.
di Daniele Colecchia
Manovella , perché ci incontriamo di domenica mattina a “La Feltrinelli”, in una sala conferenze senza autorizzazione?
Perché è un posto bellissimo.
Ma perché senza autorizzazione ?
Perché questa condizione ci rende complici. E poi perché sono sicuro che non entrerà nessuno in questa stanza fino alla fine dell’intervista. (sorride).
Cosa stai cercando?
Sono alla ricerca di segni o segnali che mi conducono a delle piccole o piu’ grandi rivelazioni. Alcune volte ho la sensazione che le cose mi parlino da dietro un muro, e giochino a nascondersi: Nel farlo lasciano delle piccole tracce.
Credi ci voglia un’abilità propria per riuscire a leggere queste tracce?
Bisogna credere al gioco del nascondino e saperci giocare.
Per te cos’è una “rivelazione”?
È una strada nuova che porta ad una verità. Una verità che deve concorrere a far crescere l’emozione . Utilizzo qualsiasi mezzo necessario per trovarla. Può mettermi sulla strada giusta semplicemente un buon odore, ma anche uno cattivo può servirmi a capire che quella lì non è la strada da percorrere, dunque tutto può essere utile. E’ sempre stato così, in realtà da questo punto di vista penso di essere cresciuto poco rispetto a quando ero bambino. Probabilmente questa consapevolezza è la conseguenza dell’educazione che ho ricevuto dalla mia famiglia. A questo proposito mi viene in mente una frase di Aleandro Yodorowsky che mi è rimasta impressa: “ quando veniamo al mondo siamo in grado di poter parlare tutte le lingue ,poi la nostra famiglia ci insegna a parlarne una”.
Quindi credi sia importante lasciare intraprendere ad un bambino il proprio linguaggio?
Questa è stata fino ad ora la mia vera fortuna, perché la famiglia in cui sono cresciuto ha giocato un ruolo importante in questo senso.
Ovvero?
Sono stati bravi a capire e a lasciarmi fare concedendomi fiducia. Ho vivo il ricordo di me che disegno liberamente sui muri della mia cameretta da letto senza rimproveri. Forse da lì ho iniziato ad apprendere quanto conti e quanto mi renda felice l’esigenza di poter comunicare e di farlo attraverso pochi mezzi, quelli che continuo ancora ad utilizzare : l’entusiasmo, la curiosità, l’istinto, la voglia di vivere, il disegno, i colori e le forme; semplici cose che mi consentono di valorizzare la spettacolarità della vita.
Cosa è cambiato dal disegnare sul quel muro al disegnare su una tela?
In realtà poco.
Non a caso con il tempo ho affinato una tecnica che mi consente di applicare sulle mie tele una base che rimanda a quel muro su cui disegnavo da bambino.
Hai un modo per capire se il tuo lavoro procede nella direzione giusta?
Si . Quando pongo questa domanda al mio lavoro le mie opere diventano specchi .
Da li capirlo è molto semplice.
A cosa stai lavorando ultimamente?
A delle sculture. O meglio all’ aspetto della terza dimensione delle mie idee. Il 25 dicembre 2011 una caduta mi ha provocato la brutta frattura di una clavicola che mi ha tenuto forzatamente immobilizzato per oltre 40 giorni nel letto. La non-possibilità di muovermi mi ha offerto l’occasione di poter fare il punto su interrogativi importanti.
In altre parole ho realizzato che VITA e MORTE sono 2 dimensioni che non fanno altro che alternarsi al servizio di un momento preciso che è a noi sconosciuto .
Sulla natura di questo momento bisognerebbe indagare un po’ di più perché questo è il vero mistero che riguarda tutti.
Allora ho pensato a questo ciclo di opere intitolato: CAMERE D’ARIA , in cui si respira l’odore felice delle Possibilità. In questo caso ho scelto la strada della scultura perché volevo concretizzare questo passaggio con la terza dimensione .Perché volevo rendere palpabile la consistenza che l’aria ha in alcuni momenti speciali .Perché volevo che anche un non vedente potesse comprendere quelle atmosfere toccandole con mano. Questa possibilità mi è stata concessa solo dalla Scultura.
Un artista al quale ti ispiri?
Philippe Petit.
Perché proprio lui?
Perché grazie a lui ho capito che una persona che ha un grande sogno, può riuscire a rendere la sua vita e quelle che combaciano con la sua, speciali. Il sogno più grande di questo uomo è stato quello di danzare nel cielo su un cavo d’acciaio teso all’ultimo piano delle Twin Towers. Impresa compiuta un 7 agosto. Il 7 agosto è il giorno in cui sono nato io.
Ultima domanda. Perché questo nome :manovella ?
Perché Manovella è l’unica parte visibile di un meccanismo nascosto, capace di generare meraviglie.
Le tue opere sono anche sul web?
Si.
Abbiamo completato l’intervista. avevi ragione, non è entrato nessuno.
(Sorride).
Ha collaborato Federica Perilli