Lorenza Bassetti (Ad Mirabilia) è la Regina delle PR: “Amo le sfide”
Ha iniziato a Parigi, in un importante giornale di moda. Negli anni ’80 lavorava a Milano fianco a fianco con gli stilisti e le modelle da copertina. Nel 1990 fonda Ad Mirabilia. Donna, imprenditrice, autodidatta. Si definisce poliedrica e curiosa e tra Cruciani e Parenzo sceglie di buttare giù dalla torre “tutti e due di corsa”. Signori e signore ecco a voi l’intervista esplosiva con Lorenza Bassetti, indiscussa Regina italiana delle PR.

Ti definisci poliedrica, una caratteristica che nei colloqui di lavoro viene bistrattata con un lapidario “Ok, sa fare tutto e non sa fare nulla.
E invece essere poliedrici è ancora un valore.
Sì, sono d’accordo. Ho la fortuna di svolgere un’attività che mi consente di esprimermi sotto mille sfaccettature.
Tu hai iniziato da giovanissima, guidata da istinto, incoscienza ed entusiasmo.
Ma senza compiti specifici. Dopo la laurea in lingue non avevo ancora una personalità già formata, per cui facevo tutto e niente. Mi guardavo intorno con idee ancora poco chiare sul da farsi e non sapevo cosa volesse dire fare PR.
E poi?
Grazie al suggerimento di un amico ho mandato un curriculum in vari posti, tra cui c’era anche l’agenzia di PR. Aveva bisogno di una persona che sapesse le lingue.
Erano i mitici anni ’80, la Milano da bere, un mondo completamente diverso rispetto a oggi. Se chiudi gli occhi e torni a quegli inizi, cosa vedi?
(pausa sognante…)
Gli anni passati a seguire il mondo della moda…Erano anni molto ricchi. Ricordo il grande lusso, le sfilate, i bei vestiti, le campagne pubblicitarie con budget veramente molto forti. E poi i fotografi famosi, le modelle…
Oggi sei riconosciuta come la regina del pieraggio nazionale. Ma i primi passi li hai mossi proprio nel mondo dei media.
La mia primissima esperienza l’ho avuta in un giornale di moda a Parigi. La casa editrice era la stessa di Harper’s Bazaar e Cosmopolitan. Pochi mesi dopo sono entrata in un’agenzia di PR specializzata nella moda.
Cosa ti ha portato dall’altro lato della barricata?
Quell’esperienza a Parigi mi piaceva relativamente e quando ho deciso di guardarmi intorno, pur restando nel mondo della moda, si è creata l’opportunità a Milano che mi ha portato sull’altro fronte, quindi a lavorare con i giornali e non all’interno dei giornali. Due anni di cui ho ricordi bellissimi.
Milano come New York.
Ho lavorato con marchi blasonati, fotografi famosi e modelle da copertina. In quel periodo gli stilisti erano ancora molto importanti e i brand non delegavano la parte creativa della comunicazione. Le campagne pubblicitarie realizzate dalle agenzie avevano la firma degli stilisti stessi.

Arriviamo agli anni ’90. Mentre l’Italia cantava al Karaoke, la caduta del Muro di Berlino apriva nuovi scenari economici internazionali. Milano era sul tetto del mondo, grazie a un certo Silvio Berlusconi. E tu, proprio nel 1990, fondi AD MIRABILIA.
Perché?
Dopo l’esperienza molto intensa nella moda, mi sono stufata velocemente di quel mondo un po’ tutto di apparenza, poco consistente da un punto di vista dei contenuti. E quindi ho cercato qualcosa di nuovo, opportunità diverse in mondi diversi, meno basati solo sull’immagine. Avevo voglia di imparare il marketing, le relazioni, le strategie.
E un bel giorno un cliente dell’agenzia in cui lavoravo mi ha spinto a mettermi in proprio.
E tu?
L’idea non mi aveva mai sfiorato ma poi mi son detta: “Ma sì, certo, perché no? Non ho niente da perdere”.
L’investimento necessario era tutto sommato basso: serviva un piccolo spazio, la stampante, un computer.
E se mi andava male tornavo a cercarmi un lavoro.
Non ti sei posta tanti problemi.
Mi sono lanciata. Da autodidatta ho iniziato a leggere tanti libri, a frequentare corsi per assimilare competenze di strategia più ad ampio raggio. Quindi ho aperto Ad Mirabilia.
Ti sei presa un bel rischio: donna imprenditrice autodidatta nel 1990. Eri una primula rossa.
Sì, allora non sapevo ancora dove mi avrebbe portato questa avventura. Sono partita da sola, non sembrava neanche una società. Poi ho iniziato a trovarmi dei clienti, andandoli a cercare in modo anche abbastanza intraprendente. Quando ero molto giovane non mi fermava nessuno! Poco per volta ho iniziato ad avere dei riscontri positivi. In 9 mesi avevo messo su un business che potesse iniziare a definirsi tale, assumendo anche qualcuno che potesse aiutarmi.
I tuoi genitori come vivevano questa tua ‘incoscienza’?
Sono sempre stati molto favorevoli, assolutamente.
Carta stampata, televisione e mondo digital: hai attraversato tutte le fasi che un’agenzia di PR, Marketing e Comunicazione può vivere…
Pensa che nella prima azienda in cui lavoravo si usava ancora il telex (ride…).
Una cosa che sembra veramente di un’epoca lontanissima.
Nella mia agenzia da subito ho portato il computer, anche se non l’avevo mai usato prima. Quindi diciamo che la rivoluzione digitale l’ho vissuta proprio dall’inizio, poco per volta.
Era l’epoca dello scontro culturale tra Steve Jobs e Bill Gates.
Sono sempre stata Macintosh: il mio primo Mac è ancora esposto. Ed è veramente un bellissimo cimelio.

Pioniera e poliedrica: un mix irresistibile.
La nostra attività era dettata molto dalla curiosità – sono sempre stata molto curiosa – dalla voglia di conoscere settori anche tecnici, in apparenza meno interessanti rispetto a quelli più consumer come la moda.
E invece sono settori che comunicavano in maniera più sottile, avevano bisogno di campagne più particolari.
Hai attraversato i vari cambiamenti tecnologici sempre con lo stile che contraddistingue Ad Mirabilia: tenendo per mano i tuoi clienti.
Ti faccio un esempio. Attraverso il passaparola ho avuto la fortuna di essere coinvolta in un’importante gara.
All’epoca aspettavo il mio secondo figlio, quindi parliamo di fine anni ‘90.
La grossa azienda che cercava un’agenzia era la DuPont, che produce fibre e tessuti.
Quella gara l’abbiamo vinta e dopo 21 anni ancora seguo questo cliente.
Da Armani e Dupont è un bel salto…
Parliamo di una grande azienda chimica assolutamente innovativa nella comunicazione del brand, nel comunicare soluzioni tecniche di fibre e tessuti che danno valore aggiunto ai capi e di conseguenza al consumatore finale.
Lavorare su un qualcosa che in realtà non è un prodotto ma solo una parte del prodotto mi ha aperto la mente e permesso di esplorare canali nuovi, mondi nuovi, testare strade di marketing nuove.
Tra i tuoi clienti ci sono sia i big dell’imprenditoria italiana e straniera che le piccole medie imprese.
Lavoriamo sia con aziende che hanno al loro interno strutture di comunicazione e marketing molto articolate, sia con imprenditori che magari non hanno neanche la funzione marketing interna e affidano questa funzione in outsourcing.
Come riesci a fidelizzarli?
Attraverso la dedizione, la voglia di essere sempre di grande utilità. Uno degli aspetti che metto sempre in evidenza è la volontà di diventare un braccio destro dei clienti. Loro sanno che si possono fidare di me, di noi. Non ci risparmiamo.
Ad Mirabilia non è un fornitore ma è veramente qualcuno di cui si possono fidare.
E poi utilizziamo un approccio tailor-made: finiamo per conoscere così bene i nostri clienti da fornire soluzioni su misura, personalizzate.
Nonostante la Dupont abbia vissuto due passaggi di proprietà (prima con un altro gruppo americano, poi con un gruppo cinese) noi siamo ancora lì a collaborare con loro. E siamo riusciti con piacere a seguire il cliente in tutte queste frasi.
Ora facciamo un botta e risposta, ok?
Molto volentieri.
Il primo sito che apri la mattina quando ti svegli.
Primaonline.
L’ultimo.
Instagram.
Ultimo libro letto.
Homo Deus di Harari.
Ultimo viaggio.
Messico.
Città preferita.
Mmm…beh Milano mi piace moltissimo!
Film preferito.
Qualcosa è cambiato con Jack Nicholson. Anzi, no: Love Actually.
Attore preferito.
Kevin Spacey.
Serie tv preferita.
Mad Man.
Ultimo concerto visto dal vivo.
Jova.
Ultima mostra vista.
Egon Schiele a Vienna.
A cena con chi vuoi: chi scegli?
(lunghissima pausa…) Rosario Fiorello!
Se avessi la bacchetta magica cosa regaleresti al mondo?
Prosperità per tutti.
Gioco della torre: chi butti giù tra Cruciani e Parenzo?
Tutti e due di corsa.
Salvini o Di Maio?
Tutti e due.
Milan o Inter?
Non me ne frega niente.
Un aforisma che ti rappresenta.
Il nome della mia società “Ad Mirabilia”.
Mi ha sempre affascinato questo mix concettuale di sfida e impegno nel voler fare cose ancora più belle, andare sempre più avanti, cogliere il lato positivo della vita.