Farsa Italia, la fiducia a Letta si trasforma in una giornata di ordinaria follia: ecco la cronaca
Partiamo dalla fine. Con 235 voti a favore e 70 contrari Enrico Letta supera lo scoglio Senato. Il voto alla Camera a questo punto diventa una pura formalità. Il Pdl resta unito dopo la sconvolgente rivelazione di Berlusconi: voto la fiducia al Governo Letta. Nemmeno gli antiberlusconiani più convinti se lo aspettavano. Il Cavaliere, pugile suonato, mette ancora una volta quel che rimane del suo cappello sul Governo Letta. Ma in realtà è già pronto per i giardinetti. In compagnia di Dudù, ça va sans dire.
La fiducia al Governo Letta è passata con 235 voti a favore e 70 voti contrari. La convulsa mattinata di riunioni ha avuto i suoi frutti. Alla fine anche i berluscones più puri hanno detto sì a Enrico Letta e lo ha dichiarato anche il Cavaliere in aula. Quale sarà la moneta di scambio che ha portato i due a trovare un accordo lo vedremo prossimamente. Quello che è certo è che il Cavaliere ha avuto paura di perdere. Sapeva che una fiducia senza i suoi voti sarebbe significata il baratro.
E per questo e per ragioni che si scopriranno nei prossimi giorni, decide di dire ancora una volta il suo sì al governo delle larghe intese. Trasformando una giornata storica, che poteva significare la fine del berlusconismo, in una ulteriore messa in scena. Che ha tolto un giorno di lavoro a Governo, Camera e Senato per fare effettivamente gli interessi dei cittadini. Per i quali nei brevi giorni dell’opposizione a Letta è intanto aumentata l’Iva dal 21 al 22%.
Chissà se Enrico Letta avrà detto la verità nello slegare la questione del governo e quella della decadenza di Silvio Berlusconi condannato per la sentenza Mediaset. Per ora si possono solo azzardare ipotesi. La realtà la sapremo soltanto quando la giunta per le immunità e il Senato stesso si esprimeranno in merito.
LA MATTINATA DEI BERLUSCONIANI, LA NASCITA DI UN NUOVO GRUPPO CHIAMATO I POPOLARI E IL SI AL GOVERNO DEL CAVALIERE ALLE 13.30
Il gruppo Grandi Autonomie e Libertà ha già deciso in mattinata cosa fare. Votare sì alla fiducia al Governo Letta.
In mattinata erano 23 i sostenitori della risoluzione della maggioranza per sostenerlo. Si trattava di senatori Pdl e del gruppo Gal. Non è escluso, sempre secondo quanto si apprende, che potrebbero aggiungersi altri senatori. Tra i dissidentidel Pdl, come riportato dall’Ansa, che hanno firmato la risoluzione da votare per la fiducia al governo ci sonoancheil capogruppo del Pdl in Giunta per le Immunità del SenatoNico D’Ascolae l’ex relatore del caso BerlusconiAndrea Augello.
“Siamo già in 25 – dice Roberto Formigoniparlando con i cronisti in Transatlantico della scissione dal gruppo Pdl – E’ possibile che altri si aggiungano. Nel pomeriggio daremo vita a un gruppo autonomo chiamato ‘I Popolari’. Restiamo alternativi al centrosinistra, collocati nel centrodestra”. Questi i cognomi dei primi firmatari: Naccarato, Bianconi, Compagna, Bilardi, D’Ascola, Aielo, Augello, Caridi, Chiavaroli, Colucci, Formigoni, Gentile, Giovanardi, Gualdani, Mancuso, Marinello, Pagano, Sacconi, Scoma, Torrisi, Viceconte, L.Rossi, Quagliariello.
Con questi numeri, come già aveva pensato anche il ministro Gaetano Quagliariello, il premier Letta aveva già raggiunto il quorum teorico al Senato. Infatti il presidente del Consiglio parte da una base di 137 voti (escluso quello del presidente del Senato che per tradizione non vota), ai quali si aggiungono i 5 dei senatori a vita ed i 4 annunciati dai fuoriusciti M5s. In questo modo il governo supera abbondantemente la fatidica ‘quota 161′ necessaria a Palazzo Madama assestandosi intorno a quota 170.
Dopo il discorso di Letta, si è però tenuta la riunione dei senatori del Pdl durante la qualeBerlusconiha detto che”sarà il gruppo in maniera compatta a decidere cosa fare.Prendiamo una decisione comune per non deludere il nostro popolo”.
Tutti i senatori del Pdl però non sono stati presenti alla discussione in aula. Erano in riunione con Berlusconi per decidere come votare. Soprattutto dopo che Enrico Letta ha fatto sapere che la questione decadenza deve prescindere dalla questione governo.
Secondo quanto si apprende da fonti di agenzia per tutta la mattinata ha valutato l’ipotesi di votare la fiducia al governo. Il gruppo ha deciso di mettere ai voti la decisione finale e cioè se votare sì o no a Letta. Alle 11.07 la notizia battuta da Fonti La Presse che Berlusconi era vicino al voto. Poi la smentita e il Cavaliere che dichiara: “voteremo no e resteremo in aula Se uscissimo fuori sarebbe un gesto ambiguo e gli elettori non lo capirebbero”.. In aula al Senato è Sandro Bondi a schierarsi contro Enrico Letta con queste parole: “avete spaccato il Pdl ma fallirete”.
Ancora una volta però ci ripensa e torna alla posizione iniziale: si alla fiducia del Governo Letta. Il suo intervento al Senato è arrivato alle 13.30. Sottolinea che ad aprile ritenne di mettere insieme un governo di centrosinistra col centrodestra per il bene del Paese. Accettando tutte le volontà del presidente incaricato Enrico Letta, accettando di avere solo 5 ministri.
“Lo abbiamo fatto con la speranza che potesse cambiare il clima del nostro Paese– ha sostenuto- andando verso una pacificazione. Una speranza che non abbiamo deposto. Abbiamo ascoltato le parole del premier sugli impegni del suo Governo e sulla giustizia. Abbiamo deciso di esprimere un voto di fiducia a questo governo”.
E tutti i calcoli degli antiberlusconiani sono andati magicamente in fumo. Come se nulla fosse accaduto.
PAOLA DE PIN CONTRO IL MOVIMENTO CINQUE STELLE. I GRILLINI: VENDUTA
I momenti di tensione nell’Aula del Senato nel dibattito sulla fiducia arrivano anche dal Movimento Cinque Stelle. Al termine dell’intervento di Paola De Pin, fuoriuscita del M5S e oggi nel gruppo Misto, che ha annunciato il suo sì al governo dai banchi dei grillini le è stato urlato “Venduta”.
Un senatore M5S si è avviato verso il banco dove De Pin sedeva, protetta dai senatori del Pd per contestarla: è stato necessario l’intervento dei commessi mentre il presidente Piero Grasso ha stigmatizzato il fatto, annunciando che sarà posto all’attenzione dei questori. La De Pin si era rivolta agli ex colleghi dicendo che “hanno compiuto un tradimento verso gli elettori che chiedevano il cambiamento” accusandoli di un “classico cinismo partitocratico ed intollerante”.
Paola De Pin per la sua dichiarazione è stata pubblicamente ringraziata, prima di procedere alle votazioni, personalmente dal presidente del Consiglio Enrico Letta.
La tensione con il Pd si placa quando interviene un altro grillino, il senatore Santangelo, il quale chiede l’attenzione “del signor governo” e ha un battibecco con il presidente di Piero Grasso quando chiede silenzio e lamenta il fatto che il 31 luglio “quando senatori del Pd mi contrastarono nessuno chiese l’intervento della presidenza”.