800 milioni di euro per fermare i clandestini: il piano UE-Libia
Comunque vada, bisogna pagare. Che sia accoglienza, respingimento o qualunque altra formula, tocca mettere mano al portafoglio. Quello dei cittadini, naturalmente, a cui verrà chiesto l’ennesimo sforzo in nome di una maggiore sicurezza. Ma sarà davvero così? E dove finiranno questi soldi? Ecco i dettagli del piano (non più) segreto tra Unione Europea – Italia in testa – e Libia. Obiettivo: fermare il flusso di clandestini da sud verso nord.
Il sistema politico utilizza sempre parole pompose per girare intorno al problema. E la riunione che sancirà il patto tra Unione Europea e Libia si è svolta questa mattina a Roma.
Titolo dell’incontro:
“Gruppo di contatto sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale.”
Pomposo, dicevamo.
A presiedere il meeting c’è l’onnipresente e iperattivo ministro dell’Interno Marco Minniti, che dovrà fare da cerimoniere per tutti i presenti: il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni; i ministri dell’Interno di Algeria, Austria, Germania, Francia, Libia, Slovenia, Malta, Tunisia, Svizzera; il commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos.
L’obiettivo della riunione sarà stringere un accordo per contrastare il flusso migratorio dal sud al nord del Mediterraneo. In parole povere, si sta cercando di fermare i clandestini, evitando che salgano sui barconi ed arrivino in Europa.
L’accordo, ovviamente, è già stato ratificato – e oggi verrà solo firmato – nelle scorse settimane, con un lungo lavoro di diplomazia tra i vari paesi coinvolti.
Ad anticipare la notizia è Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera, che ha svelato le richieste avanzate dal governo libico di Fayez al Serraj.
La lezione libica, dai tempi di Gheddafi, è sempre la stessa: pagateci e vi aiutiamo.
Si nascondono dietro il finto perbenismo di voler evitare stragi in mare, in realtà è sempre e soltanto questione di business.
COSA CHIEDE LA LIBIA
Il signor Serraj è propenso ad aiutare l’Europa, e ci mancherebbe altro, ma vuole tanta roba:
“Il governo Serraj chiede infatti navi, elicotteri, fuoristrada, macchine, ambulanze, sale operative, apparecchiature. La spesa prevista è di almeno 800 milioni di euro. Bruxelles ha già stanziato in via d’urgenza 200 milioni di euro, ma è una cifra che non può bastare e dunque si dovrà attingere al fondo per l’Africa, come del resto era stato promesso dai leader dell’Ue subito dopo la firma dell’intesa.
La presenza del commissario europeo Dimitri Avramopoulos al vertice di questa mattina viene ritenuta garanzia per la volontà di cooperazione internazionale ed è proprio su questo tasto che Minniti continua a battere per raggiungere in tempi brevi i primi risultati.
Ma anche per sostenere Serraj in un momento di estrema difficoltà: la presenza del premier libico a Roma fino a ieri sera non era data per scontata «a causa delle condizioni attuali del Paese dopo gli scontri dei giorni scorsi a Tripoli», mentre è stata confermata la presenza della delegazione composta dal ministro dell’Interno Elarif El Khoja, quello degli Esteri, Mohamed Tahar Siala e il presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Abdel Rahman Swaheli.”
Se pensate che le richieste siano finite qui, vi sbagliate di grosso, perchè Sarraj chiede anche l’addestramento, l’equipaggiamento ed il sostegno alla guardia costiera libica. Tutto a carico dell’Unione europea, riferisce sempre la Sarzanini:
“L’obiettivo è di completare il piano di consegna in 24 mesi, anche se alcuni punti dovranno essere ritoccati. In particolare sono state chieste 10 navi per la ricerca e il soccorso (alcune da oltre trenta metri) e 10 motovedette che devono essere utilizzate per i controlli sotto costa in modo da impedire alle carrette dei trafficanti di salpare. Le prime tre imbarcazioni potrebbero essere consegnate già agli inizi di giugno, prevedendo una dilatazione dei tempi per quelle più grandi. E poi quattro elicotteri che dovranno guidare le operazioni contro le organizzazioni che gestiscono i viaggi della speranza, ma anche coadiuvare il recupero in mare. Nell’elenco sono stati poi inseriti: 24 gommoni, 10 ambulanze, 30 jeep, 15 automobili, 30 telefoni satellitari Turaya oltre a mute da sub, bombole per l’ossigeno, binocoli diurni e notturni. Saranno le forze dell’ordine italiane a dover addestrare i poliziotti locali e gli uomini della Guardia costiera. Su questo c’è già l’intesa con l’Ue che finanzierà la missione della Capitaneria di Porto che partirà entro due mesi.”
COSA OFFRE LA LIBIA
In cambio di attrezzature, addestramento e soldi, il governo (?) libico sarà obbligato a:
1) Controllare l’area del Mediterraneo
2) Impedire le partenze
3) Salvare eventuali naufraghi
Sarà davvero così?