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L’ultima intervista a Giovanni Falcone e un’inquietante profezia

La Strage di Capaci vista dall'alto
La Strage di Capaci

Il 23 maggio 1992 Giovanni Falcone saltò in aria insieme alla moglie e agli uomini della scorta.

25 anni dopo, la Strage di Capaci è ancora qui a ricordarci che potevamo essere un paese diverso e invece, abbindolati dalle facili promesse, ci siamo gettati a capofitto tra le braccia assassine di uno Stato che si è fatto Mafia e di una Mafia che si è fatto Stato.

Non servirebbe, ma lo facciamo lo stesso, ricordare le impressionanti commistioni tra politica e criminalità organizzata dei vari governi Andreotti, Craxi e Berlusconi.

Il tritolo che uccise il giudice Falcone – e poche settimane dopo anche Paolo Borsellino – diede il via ad una nuova stagione di statisti del calibro di Berlusconi, Dell’Utri, Previti, Cuffaro, Cosentino solo per citarne alcuni.

Dopo la fine della DC l’Italia poteva davvero cambiare verso, diventare moderna, entrare nell’Europa con il piede giusto. E invece le bombe sono servite ad un solo scopo: cambiare tutto perché nulla cambiasse davvero.

Eliminare Falcone e Borsellino significava reprimere, con estrema violenza, la speranza e il sogno di un cambiamento positivo.

Giovanni, a cui i siciliani veri volevano bene come allo zio che vedi poco ma a cui sei estremamente affezionato, aveva capito tutto.

E lo dichiarò pubblicamente, durante un’intervista del 1991 rilasciata a Corrado Augias:

“Cosa Nostra sta preparando qualcosa di molto grave.”

In rapida successione, dopo quell’inquietante profezia, avvennero gli omicidi Lima, Falcone, Borsellino e Ignazio Salvo.

L’ultima intervista di Giovanni Falcone

Gennaio 1992, nel programma Babele (condotto sempre da Augias) si parla del libro scritto da Falcone, Cose di Cosa Nostra.

Oggi siamo abituati a magistrati-scrittori ma all’epoca era una novità assoluta.

Oltre che nel metodo investigativo – il famoso Follow the Money – Falcone era un precursore anche nel modo in cui comunicava la sua lotta alla mafia.

Proprio in quell’occasione scoppiò una polemica sulla protezione del giudice, che piccato rispose:

“Per essere credibili bisogna essere ammazzati?”

L’edizione straordinaria del TG1 del 23 maggio 1992

Nonostante siano passati tanti anni, per chi scrive la morte di Falcone è ancora una ferita aperta che mai potrà rimarginarsi. Ma il dolore non deve impedire che la memoria ricordi quella tragedia.

Perché solo chi ricorda il passato può costruire un futuro diverso.