Lo Stato si autoassolve: non arrestarono Provenzano, Mori e Obinu assolti perché “il fatto non sussiste”
Mario Mori e Mauro Obinu avrebbero agito secondo coscienza e non seguendo gli ordini della mafia. Nonostante tutto Bernardo Provenzano è rimasto latitante per altri 20 anni. Dura sconfitta per i giudici della trattativa Stato Mafia che dopo le motivazioni potranno ricorrere in appello.
Erano accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Nel 1995 secondo la teoria accusatoria non avevano messo in campo tutta la loro professionalità utile alla cattura del boss Bernardo Provenzano. L’episodio era avvenuto ad ottobre ed aveva permesso altri venti anni di latitanza al capo di Cosa Nostra.
Il tribunale di Palermo però ha deciso che il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu non hanno avuto nessuna colpa in tutto questo. Ed è il motivo che ha portato alla loro assoluzione. Assolti i due militari i giudici di Palermo hanno trasmesso gli atti alla procura per valutare le posizioni dei due principali accusatori del processo: Massimo Ciancimino, che con le sue dichiarazioni aveva di fatto avviato la macchina delle indagini e Michele Riccio. Non si esclude che da accusatori possano diventare accusati.
I giudici della trattativa hanno accusato un duro colpo in tal senso. In primis Nino Di Matteo che dall’inizio aveva cercato di dimostrare i rapporti stretti tra i due carabinieri del Ros e Vito Ciancimino conosciuto come il sindaco mafioso di Palermo. L’aggiunto Teresi si è detto amareggiato.
“Adesso si tratta di capire – ha sottolineato – i punti di vista di chi, come il Tribunale, ha analizzato le carte. In tutti i processi si può vincere e si può perdere ma sono importanti le motivazioni“. Quasi scontato il ricorso alla Corte d’appello di Palermo.