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“La Banda della Magliana non è morta”: le rivelazioni profetiche del pentito Mancini

Antonio Mancini, detto l’Accattone, il Ricotta della serie Romanzo Criminale, è uno dei pentiti più importanti della Banda della Magliana che dominò Roma tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. In un’intervista rilasciata nel 2010 al giornalista Carlo Bonini di Repubblica disse parole profetiche: “La Banda non è morta e parte del tesoro è andato a Coppola”, uno dei furbetti del quartierino. Ecco le clamorose rivelazioni di Mancini, che ascoltate alla luce dei fatti di Mafia Capitale risultano assolutamente profetiche.

Roma è ancora in mano alla banda della Magliana. Adesso non spara più ma fa affari importanti”.

Queste sono le inquietanti dichiarazioni di Antonio Mancini, detto “l’Accattone”, perchè recitò in un film di Pasolini. Mancini si dichiara un “infame”, è un pentito, probabilmente il più importante di quella holding criminale che conquisto Roma negli anni ’70 e ’80.

La Banda della Magliana non è morta”, questa la tesi sostenuta da Mancini e rivelata al giornalista Carlo Bonini di Repubblica, in un documentario andato in onda nel 2010 e che oggi risulta alquanto profetico.La tesi di Mancini viene avvalorata anche da un magistrato, Lucia Lotti e un generale dei carabinieri, Tommasone, che in passato furono protagonisti delle indagini.

La Banda della Magliana esiste ancora. Ha usato e continua ad usare i soldi di chi è morto e di chi è finito in galera. E non ha più bisogno di sparare. O almeno, di sparare troppo spesso. La banda ha conquistato la piazza e ha incrementato di nuovo i guadagni. Adesso ci sta la manovalanza e quelli che hanno usufruito delle nostre azioni. La cassa, i soldi, li hanno quelli che sono stati solo sfiorati dalle indagini e ne sono venuti fuori alla grande, potendo tranquillamente continuare a fare i loro affari. Io mi chiedo che fine abbiano fatto tutti i soldi, i palazzi, centro commerciali, night club e le attività in mano ai personaggi legati alla banda? Qualcuno è riuscito a sequestrarli? Assistiamo a dei sequestri a tutte le associazioni criminali, alla Mafia, alla ‘Ndrangheta e la Camorra ma non alla banda della Magliana. Come mai?”

Secondo le dichiarazioni di Mancini anche i suoi soldi sono finiti nelle mani di “estranei”. E fa i nomi. 

Io non sono uno che farfuglia. Non do opinioni. Dico che quella storia non è finita perché lo so. Basta andare a cercare chi ne è uscito alla grande quindici anni fa. O magari chiedersi come mai i miei soldi di bandito, un miliardo e trecento milioni di lire, sono finiti, come ho saputo, nelle tasche di Danilo Coppola. Prima di andare dentro, avevo affidato quei soldi a Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda. E non li ho mai rivisti. Che ci ha fatto Nicoletti con la montagna di miliardi della Banda?”.

E nonostante la violenza non sia più un metodo utilizzato ricorrentemente dalla Banda, il gruppo è tornato a sparare e a insanguare Roma, come accusa Antonio Mancini: “La banda è tornata a uccidere di recente. Basti pensare all’omicidio di Umberto Morzilli, quello del doppio affare immobiliare con Coppola, noto come il “meccanico” di Centocelle, e a quello di Emidio Salomone di Acilia”.

Lucia Lotti, che per quindici anni ha lavorato come p.m. della Direzione Distrettuale antimafia di Roma afferma: “Tra la storia di 20 anni fa e quella di oggi esistono delle significative ricorrenze. Ritornano dei cognomi. Si rivede un metodo. Si apprezza una capacità criminale di tenere insieme attori diversi: malavita, camorra, ‘ndrangheta, mafia. Troppo poco per dire che esiste un solo padrone della città, ma abbastanza per pensare che le traiettorie di quel gruppo criminale non si siano esaurite”. 

Anche il generale Tomasone, comandante del Nucleo provinciale dei carabinieri di Roma, ha indagato in passato sulla banda della Magliana e oggi indaga su quel che ne resta: “Immaginare la Banda come 20 anni fa è un errore. Ma è altrettanto un errore dire che non esiste più. I vecchi elementi hanno potuto modificare abitudini, modo d’essere e mutuare i tratti di altre forme di crimine che sulla piazza di Roma sono da sempre: ‘ndrangheta, camorra, mafia”.

Il Romanzo Criminale, come si è potuto constatare dai fatti di Mafia Capitale, continua. E non è una fiction.

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