15 e 16 MAGGIO/ Elezioni amministrative, ma il test è nazionale…
Tra meno di una settimana molti cittadini italiani saranno chiamati alle urne. Un test elettorale che seppur non decisivo per le sorti della politica nazionale servirà a misurare le forze in campo. E allora andiamo a vedere cosa accadrà nelle quattro grandi città in cui si vota – Napoli, Milano, Torino e Bologna – e nei centri minori, dove il caos politico è inquietante. Ma soprattutto cerchiamo di capire chi sono gli impresentabili, infiltrati nelle liste elettorali: pregiudicati, indagati, rinviati a giudizio e amici di mafiosi…
di Carmine Gazzanni
Senza ombra di dubbio, infatti, questo è un periodo caldo per l’esecutivo e per Silvio Berlusconi stesso. Prima gli sbarchi a Lampedusa, poi la guerra in Libia con annessa momentanea scissione Pdl-Lega. E ancora i vari processi per i quali il Presidente del Consiglio si trova imputato, da Ruby a Mediatrade, passando per i fondi neri Mediaset. Soltanto alcuni giorni fa, per di più, si è raggiunto il picco di quel “mercato di vacche” – così come è stato definito da molti – che ha consentito di allargare la maggioranza con la nomina di nove nuovi sottosegretari per accontentare le esigenze e le richieste dei “Responsabili”; decisione questa che ha portato anche Napolitano ad intervenire chiedendo l’attenzione delle Camere per “valutare le modalità con le quali investire il parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il governo”. Eppure Silvio Berlusconi pare essere sicuro di sé, continuando a lasciare, giorno dopo giorno, dichiarazioni che lasciano trasparire il suo ottimismo. Ha parlato di “un test nazionale” perché sono “elezioni amministrative ma anche politiche”, ma anche della necessità che tali amministrative pendano a favore del centrodestra: “potremo arrivare a fare le riforme se vinceremo le elezioni amministrative, così come abbiamo vinto tutte le elezioni più recenti. Poi avremmo due anni per dare agli italiani solidità, garanzie e benessere”.
Certamente, però, le acque dall’altra parte della sponda non sono affatto più tranquille. Il centrosinistra, infatti, continua a non trovare una forte e salda linea politica che dia uniformità e dimostri coerenza all’elettorato. Si va, infatti, da città nelle quali è schierato il centrosinistra “classico”, ad altre nelle quali si sperimenta la coalizione allargata al Terzo Polo, ad altre, ancora, nelle quali il centrosinistra cammina inspiegabilmente diviso tra le due maggiori correnti, Partito Democratico e Italia dei Valori. Eppure, nonostante questa situazione confusionale e caotica, anche Pierluigi Bersani pare più che sicuro del risultato: “Berlusconi dice che è un confronto nazionale? Benissimo. Se ci cerca, ci trova, noi non abbiamo problemi”. Ma, come nel caso di Silvio Berlusconi, anche per il segretario del Pd sembrerebbe che questa certezza nasconda paure ben più pesanti e decisive: nel centrosinistra le tendenze ad una possibile divisione sono molto forti. Antonio Di Pietro, in più occasioni, ha spiegato di essere rimasto sorpreso, per quanto riguarda Napoli, della scelta di Pd e Sel che avrebbero commesso “un errore nel non sostenere da subito Luigi (De Magistris, ndr)”. Anche per Vendola, d’altronde,sebbene abbia palesato anche lui un notevole ottimismo, specie per quanto riguarda Milano e Torino, ancora bisogna “andare a conquistare quelle sterminate periferie dove la gente rischia di continuare a votare Berlusconi finché non vede e non tocca con mano un’alternativa credibile”.
La frecciata, è chiaro, è diretta a Pierluigi Bersani e al suo progetto di legarsi anche al Terzo Polo. D’altronde la stessa strategia degli uomini terzisti non appare affatto chiara: in alcune città correranno da soli, in altre in coalizioni ora di sinistra ora di destra. Insomma, Fini & co. ancora stanno cercando la loro strada e, nel frattempo, decidono per il migliore offerente. Col rischio, però, di perdere ulteriori consensi. Non è un caso, in effetti, che lo stesso Gianfranco Fini abbia precisato che “non è questa la partita più importante”, ma bisognerà aspettare le politiche. In questo modo il Presidente della Camera ha ridimensionato la portata politica del test amministrativo che molti dei suoi ‘falchi’, a cominciare dal deus ex machina del partito Italo Bocchino, avevano caricato sulla sfida al Pdl. Niente. Tutto rimandato. E c’è chi giura che le parole di Fini siano mirate a prendere più tempo per misurarsi con Berlusconi, soprattutto dopo gli ultimi sondaggi che danno Futuro e Libertà fermo al 2%: puntare sulle amministrative, in pratica, dopo tutto quello che in Fli è successo, significherebbe ipotecare il futuro dei futuristi che nella partita su Milano e Napoli tanto per citare i due casi eclatanti (ai quali con le dovute dimensioni si potrebbe aggiungere pure quello di Latina) non sanno da che parte stare e che pesci prendere.
Insomma, in un panorama dai confini incerti, lo scenario resta assolutamente aperto. Gli ultimi dati – forniti dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis – parlano di una quasi perfetta parità tra le due coalizioni a livello nazionale: entrambe si attesterebbero intorno al 42%; il Terzo Polo, invece, con il suo 13% potrebbe esercitare un ruolo in molti casi determinante. Dunque queste elezioni amministrative, con i risultati in particolare di città importanti come Napoli, Torino, Milano e Bologna, potrebbero modificare i rapporti di forza tra le coalizioni e fotografare il peso reale dell’area che fa capo a Fini e Casini. Senza dimenticare, infine, l’incognita del Movimento di Beppe Grillo sul voto locale: c’è chi dice che l’ottimo risultato delle regionali del 2010 non solo potrebbe essere riconfermato, ma addirittura superato. Staremo a vedere.