Terrorismo mediatico del FT, se vince il No 8 banche a rischio
Il Financial Times ha lanciato l’allarme. Se al referendum dovesse vincere il fronte del no 8 banche italiane sarebbero a rischio fallimento. Ecco perché e quali sono.
Da settimane oramai tutto ruota intorno al referendum.
Dopo l’Economist, che si è schierato per il no, scende in campo anche il Financial Times, seppur su una sponda totalmente opposta.
Il quotidiano finanziario più importante del mondo spinge per il Sì. E, per risultare ancora più convincente, lancia un clamoroso allarme.
Se dovesse vincere il No 8 banche italiane sarebbero a rischio fallimento.
Vediamo insieme quali sono e perché.
8 BANCHE ITALIANE NEL MIRINO DELLA SPECULAZIONE
Mps, Popolare Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca Marche e Cariferrara.
Ecco le banche che, secondo il FT, si ritroverebbero sul lastrico in caso di vittoria del No.
A dire il vero questi 8 istituti navigano da tempo in brutte acque, come vi abbiamo raccontato parlando delle banche sicure italiane.
Nonostante questo, il più autorevole quotidiano finanziario – dal 2015 di proprietà del gruppo giapponese Nikkei – prova a smuovere le acque, menando fendenti e terrorizzando la popolazione chiamata al voto, il prossimo 4 dicembre:
“Renzi ha promosso una soluzione di mercato per risolvere i problemi da 4.000 miliardi di euro del sistema bancario italiano.”
Quale sia questa soluzione non è dato sapere, almeno a noi comuni mortali. Ma il FT insiste nel suo ragionamento:
“In caso di vittoria del no e conseguenti dimissioni di Renzi, i banchiere temono la protratta incertezza durante la creazione di un governo tecnico.”
Questa incertezza creerebbe una mancanza di chiarezza nella scelta del nuovo Ministro delle Finanze. E quindi, stando al Financial Times, la situazione economico-finanziaria potrebbe precipitare. Con conseguenze disastrose anche sul panorama internazionale:
“Un fallimento di massa delle banche italiane diffonderebbe il panico nel sistema bancario di tutta l’eurozona.”
È o non è terrorismo mediatico, questo? È o non è un modo per manipolare le coscienze e indurre i cittadini a votare sì, pena il fallimento bancario?
AUMENTO DI CAPITALE A RISCHIO SE VINCE IL NO
Ma l’invettiva del FT non finisce qui. Anzi continua, attraverso le riflessioni di Lorenzo Codogno, ex direttore generale del Dipartimento del Tesoro al Ministero dell’Economia, oggi professore alla London School of Economics:
“Il problema principale nel post referendum sarà l’impatto del voto sul settore bancario e le implicazioni che avrà sulla stabilità finanziaria. In caso di vittoria del no, l’aumento di capitale delle banche italiane, che sarà annunciato subito dopo il referendum, potrebbe diventare ancora più difficile di quanto già non sia adesso.”
In conclusione, il Financial Times – attraverso le parole di Codogno – dà agli italiani due informazioni molto preziose:
1) Il Governo vuole salvare, ancora una volta, le banche e i banchieri con i soldi pubblici;
2) Se vince il no questo salvataggio sarà più difficile.
Cosa sceglieranno gli elettori?
Leggi l’articolo integrale del Financial Times qui