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Terremoto Molise, 11 anni dopo è tutto invariato. La ricostruzione è ferma

Ricostruzione ferma al 40% in Molise dopo undici anni dalla scossa del 31 ottobre 2002 che fece crollare la scuola di San Giuliano di Puglia. Non è solo questo che deve scandalizzare l’Italia intera. I sindaci devono ancora pagare i costruttori impegnati a ricostruire il Paese con un debito di 27 milioni di euro. E intanto i politici non pagano per aver sprecato 8 milioni di euro per la costruzione dell’autostrada del mare con il Termoli Jet. La cosa più brutta è questa però: ci sono 4 colpevoli del crollo della scuola che ha causato 28 morti assurde. Finora non hanno passato un solo giorno in restrizione nonostante condanne a cinque anni per omicidio e disastro colposo. La Corte d’appello di Salerno aveva detto la parola fine al processo tre anni fa. Ad oggi la pratica è bloccata al Tribunale di sorveglianza di Napoli.

 

Era il 31 ottobre 2002 quando una scossa pari a 5,3 della scala Richter ha investito il Molise. In particolare la cittadina di San Giuliano di Puglia, dove crollò l’edificio della vecchia scuola Jovine. Sotto le macerie morirono 27 bambini e una maestra. I primi ventisette cadaveri furono recuperati dai vigili del fuoco già senza vita. Il ventottesimo, un bambino della terza elementare, morì un mese dopo all’ospedale Bambin Gesù di Roma.

Sotto le macerie di una casa vicina morirono anche due anziane che portarono il computo delle vittime a 30. Il terremoto in Molise non fu solo questo. Ma anche un paese distrutto, si parla di San Giuliano di Puglia, e altri tredici danneggiati Bonefro, Casacalenda, Castellino del Biferno, Collotorto, Larino, Montelongo, Montorio nei Frentani, Morrone del Sannio, Provvidenti, Ripabottoni, Rotello, Santa Croce di Magliano e Ururi.

IL VERSANTE GIUDIZIARIO: I COLPEVOLI DEL CROLLO SONO ANCORA LIBERI E IMPUNITI

Sul versante politico, di cui andremo a parlare in seguito, hanno detto tutto il presidente della Regione Molise Paolo Di Laura Frattura e il consigliere delegato alla Protezione Civile Salvatore Ciocca in una conferenza stampa del mese scorso.

Ma è il versante giudiziario quello che ora fa più rumore. Quello che fa perdere il sonno soprattutto ai genitori delle piccole vittime. Che ora, se avessero seguito le lezioni in una scuola antisismica, potrebbero frequentare gli ultimi anni di scuole superiori e l’università. E invece no. La loro vita si è fermata alle 11.32 del 31 ottobre 2002. Tra zucche di halloween e quaderni che in seguito vennero recuperati dai vigili del fuoco.

I colpevoli di questo disastro ci sono. Si chiamano Giuseppe La Serra, Mario Marinaro, Giovanni Martino e Carmine Abiuso. Condannati dalla Corte di Cassazione per omicidio, disastro e lesioni colpose. La Corte d’appello di Salerno decise che la condanna doveva essere a cinque anni di reclusione. Lo fece nel rideterminare le pene della Corte d’appello di Campobasso i quali avevano deciso che i primi due (il progettista e il funzionario comunale) dovevano scontare 6 anni e dieci mesi di reclusione mentre gli altri due (appaltatore e subappaltatore) dovevano invece scontarne 5.

Hanno mai effettivamente pagato? E’ questa la domanda che si fanno i genitori. Siccome il reato era coperto da indulto ai quattro spettava scegliere se scontare la pena ai domiciliari o ai servizi sociali. Quello che è grave è che il caso è arenato al Tribunale di sorveglianza di Napoli da quasi tre anni. I quattro non hanno mai scontato un giorno di pena e ora sono ancora liberi. A  quasi quattro anni dalla condanna definitiva avvenuta il 27 gennaio del 2010. I genitori del comitato vittime aspettano che la giustizia faccia il suo corso. Nonostante abbiano ormai anche perso la speranza. Il quinto colpevole, l’ex sindaco di San Giuliano di Puglia Antonio Borrelli, ha estinto invece la sua condanna con l’indulto. Per lui due anni e undici mesi più la morte della figlia Antonella, che faceva parte di quella classe del 1996 che a San Giuliano grazie al malcostruire non c’è più.

VICENDA TERMOLI JET: IMPUTATI TUTTI ASSOLTI, OTTO MILIONI DI EURO PER COSTRUIRE LA NAVE DELL’AMORE ERANO LEGITTIMI

Nel calderone giudiziario legato al sisma molisano finisce anche la cosiddetta “nave degli sprechi” il Termoli jet che ha succhiato 8 milioni di euro alla ricostruzione post sisma senza mai vedere la luce.

Il progetto che voleva l’utilizzo del catamarano della ditta Larivera per collegare Termoli alla Croazia era compreso nei fondi destinati all’articolo 15. Si chiamava autostrada del mare e la delibera per la sua costruzione era stata firmata nel 2005 dall’allora giunta regionale composta dal presidente Michele Iorio e dagli assessori Antonio Chieffo, Rosario De Matteis, Filoteo Di Sandro, Michele Picciano e Gianfranco Vitagliano.

Non sono stati iscritti nel registro degli indagati soltanto loro ma anche il dirigente della RegioneDomenico Pollice, perGiuseppe Larivera e Paolo Larivera De Matteis.

La notizia della loro assoluzione è appena di ieri. E il processo sulla sprecopoli del Molise è finito tutto a tarallucci e vino con la formula “il fatto non sussiste”. Il tutto grazie a due documenti presentati in aula dall’avvocato Gianfederico Cecanese il quale ha dimostrato che la delibera era stata adottata in maniera giuridicamente corretta.

Al centro della contestazione del Pm di Campobasso Fabio Papa, che aveva ereditato l’inchiesta dalla procura di Larino, il decreto datato 4 agosto 2005 con il quale Iorio, in qualità di commissario delegato per la ricostruzione, diede esecuzione alla delibera incriminata 927 attraverso la costituzione della società mista pubblico-privata, con socio di minoranza la parte pubblica e come privato Larivera, partner scelto senza avviso pubblico e liquidato con una pioggia di denaro dopo la fuoriuscita coatta dalla società.

Gli imputati dovevano rispondere di truffa aggravata e falso in bilancio. Anche qui però il processo si è concluso solo grazie alla solerzia del giudice Roberta D’Onofrio. Il primo reato infatti sarebbe andato in prescrizione già da domani. Per ora però è tutto concluso. All’accusa non resta che ricorrere in appello per discutere soltanto del reato di falso in bilancio.

IL VERSANTE POLITICO: ECCO I DATI SULLA RICOSTRUZIONE FORNITI DALL’UFFICIO DI PROTEZIONE CIVILE

In Molise lo Stato d’emergenza è finito ormai da tempo. Chi non ha ancora recuperato la propria abitazione originaria e paga l’affitto per l’autonoma sistemazione non riceve più sussidi dallo Stato. Paga di tasca propria sia la pigione che le bollette annesse. Lo fanno già gli emiliani però e quindi non è questo il vero problema. Quello che la Regione ha detto poco più di un mese fa che la ricostruzione, a undici anni dal sisma, è pari soltanto al 35-40%. 

Un dato agghiacciante se si pensa che nei tredici comuni del cratere sismico (perché San Giuliano con la tragedia dei bambini ha seguito un percorso a parte) circa 600 famiglie sono ancora senza casa per un totale di 1206 persone.

Si tratta comunque di una ricostruzione a due velocità. A San Giuliano il villaggio provvisorio si è svuotato. Il Governo pensa addirittura di utilizzarlo per l’accoglienza di mille immigrati provenienti da Lampedusa. Per il solo “comune degli Angeli” sono stati spesi 220 milioni di euro mentre i restanti 660 milioni sono andati agli altri comuni del cratere sismico. I dati più allarmanti riguardano Rotello e Provvidenti. Nel primo comune infatti la ricostruzione è appena al 13% mentre nel secondo va leggermente meglio con un dato del 17%. 

Le famiglie senza casa vivono così: 316 in chalet di legno e 512 in autonoma sistemazione. Per riportare tutti a casa ci vorrebbero, stando a quanto ha sostenuto il presidente della Regione Paolo Di Laura Frattura, ci vogliono altri 92 milioni di euro derivanti dalla delibera Cipe del 2011.

LA DENUNCIA DEI SINDACI: UN DEBITO DA 27 MILIONI DI EURO

Ed è il giornale della protezione civile che riprendendo la notizia da alcuni giornali locali riporta la denuncia dei sindaci dei comuni colpiti dal sisma.

 

Hanno un debito di 27 milioni di euro nei confronti delle aziende che stanno effettuando i lavori edili e di restauro e costruzione delle nuove case per gli sfollati. Si tratta di trasferimenti destinati alla Protezione Civile che a sua volta dovrebbe distribuire alle varie aziende in attesa di veder pagati i lavori effettuati. Al conteggio mancherebbero anche i 346 milioni di euro concessi dal Cipe per il post sisma.

Si tratta di trasferimenti di fondi – spiega lo stesso primo cittadino di San Giuliano di Puglia – che sono immotivatamente bloccati dal subentro della Protezione civile, avvenuto il primo maggio scorso, alla precedente gestione Commissariale. Nonostante i proclami di velocizzazione delle pratiche e delle attività di ricostruzione da parte dell’Agenzia. il dato di fatto è che imprese e cittadini attendono da mesi le liquidazioni di quanto hanno diritto”. Nei giorni scorsi il Sindaco, con alcuni colleghi di altri paesi molisani aveva anche detto di “essere pronti, in mancanza di immediata soluzione della problematica, a rivolgerci alle competenti Autorità Giudiziarie al fine di ottenere la punizione di comportamenti o atti ritenuti eventualmente perseguibili penalmente“.

Il risultato è che la Protezione Civile è a rischiodefault e le imprese impegnate nella ricostruzione non hanno ancora visto onorati i pagamenti. E il Molise rischia di fare così la fine di Irpinia (Campania) e Belice (Sicilia) , non ancora ripartite del tutto nonostante i terremoti risalgano rispettivamente al 1980 e al 1968.