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Venafro tra pizzo e camorra: qualcuno ha parlato

Infiltrato.it pubblica la seconda parte del racconto di Carlo, un negoziante di Venafro minacciato dalla camorra.

Ieri abbiamo pubblicato la prima parte di Venafro: storia di pizzo e camorra in Molise.

Carlo, nome di copertura, per la prima volta ha deciso di raccontare la sua storia di negoziante minacciato dalla camorra.

Un giorno entrano in negozio quattro tipi loschi che dopo aver fatto acquisti vanno via senza pagare. Nel momento in cui provo a difendere i miei diritti, si girano, tirano calci alla merce che si trova in negozio, spaccano qualche vetro e mi dicono che se voglio stare tranquillo so quello che devo fare. Non mi ero mai trovato in una situazione del genere e vi confesso che ho avuto molta paura.

Probabilmente chiunque avrebbe reagito allo stesso modo.

Carlo non svela a nessuno l’accaduto, nemmeno alla famiglia, ma ha la testa dura e si ostina a non pagare. Da qui comincia un periodo da incubo, gli episodi intimidatori si susseguono nel tempo con sempre maggior frequenza, finché un giorno i danni fatti al negozio sono talmente elevati che Carlo si trova costretto a chiamare la polizia.

Io li capisco se non possono fare nulla. Prendono uno stipendio da fame, sono quattro gatti, perdipiù senza i mezzi di contrasto necessari, come potrebbero far fronte ad un’emergenza simile? Mi hanno chiesto di denunciare, ma senza assicurarmi niente di concreto. E infatti il giorno dopo quei quattro erano di nuovo in negozio più incazzati di prima. Quando entravano quei quattro i clienti sparivano di colpo.

Sembra di essere a Forcella, e invece siamo a Venafro, nel piccolo Molise, lo stesso che gli astuti politici nostrani si affrettano a definire “l’isola felice”. O sono così stupidi da ignorare la presenza delle mafie in Regione, oppure c’è un solo motivo dietro certe dichiarazioni di facciata: far finta di niente, girarsi dall’altra parte, tenere la massa tranquilla e spensierata.

Qualche negoziante – lo stesso che quando mentre mi sfasciavano il negozio non alzava un dito e non chiamava aiuto – mi ha invitato a pagare, tanto lo fanno tutti, perchè rischiare? Ma io ho la testa dura e non ho voluto cedere di un millimetro. Nonostante avessi una paura fottuta. E se mi avessero fatto un agguato? Se mi avessero dato una lezione come esempio per tutti gli altri?

Non è semplice per Carlo ricordare quei momenti, anche a distanza di tempo, perché certe cose non si possono dimenticare, nonostante ci sia stato un lieto fine.

“Non so cosa sia potuto succedere, ma quei quattro hanno rinunciato al loro proposito di farmi pagare il pizzo. Io non ho mollato e per fortuna loro hanno desistito da quegli assurdi propositi. Forse per la prima volta si sono trovati nella situazione di dover decidere se chiudere un occhio senza nessuna ritorsione oppure se rischiare il primo omicidio di camorra in Molise. Diciamo che mi è andata bene.”

Un criminale sa perfettamente che, in un terra come il Molise, ottima piazza per gli affari, chi spara commette il gravissimo errore di creare ammuina, di attirare attenzione mediatica e giuridica sul territorio, rallentando quindi il fiume di denari che scorre tra “l’isola felice” (si, ma per chi?) e le mafie.

Carlo, due domande: sono più tornati in negozio? E perché non hai mai raccontato prima questa storia?

Certo che sono tornati, a scadenza più o meno regolare si fanno rivedere, ma non mi è successo più niente. Prima d’ora non avevo mai pensato di parlarne a qualcuno che non fosse sbirro, anche perché nessuno mi aveva mai chiesto in maniera diretta se avessi pagato mai il pizzo alla camorra.

E certo, chi poteva mai immaginarselo che a Venafro ci fossero certi buontemponi, per giunta da anni? Dove sono nascosti i politici venafrani? Oppure bisogna farsi venire il sospetto che sappiano e non vogliano parlare? E se questo fosse vero, cosa si può fare per estirpare, anche dalla nostra amata terra, il cancro della criminalità organizzata?

Infiltrato.it invita tutti coloro che sono stati vittime di episodi simili a mandarci una segnalazione (scrivi a segnala@infiltrato.it ) e provare a rompere questo muro di gomma che circonda il Molise.

Assicuriamo che nessuna fonte verrà svelata, garantiamo l’anonimato assoluto. Speriamo vivamente che questo appello venga raccolto, che faccia breccia e apra un varco in questo luogo di omertà che è, purtroppo, il Molise.

Infiltrato.it intende diventare un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono denunciare e non trovano il modo di farlo.

Un grazie ancora a Carlo per aver trovato il coraggio di raccontare la sua esperienza e un sostegno morale a quelli che ancora subiscono queste angherie.