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IORIO CONDANNATO/ Qui centrodestra: il silenzio degli innocenti.

di Alessandro Corroppoli

Ore 22.45 di un freddo mercoledì di febbraio. Michele Iorio, Governatore della Regione Molise, viene condannato in primo grado per abuso d’ufficio. Il reato in questione è l’ art. 323 c.p., che testualmente recita: “Commette tale reato il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé e ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto”. Una sentenza pesante, che cade in un momento difficile e particolare della politica molisana. Un momento storico che vede lotte intestine nel partito di maggioranza regionale (Pdl), dove fa rumore “il silenzio degli innocenti”, gli uomini del Presidente Iorio, rimasto oramai solo con le sue certezze giudiziarie e con la spada di Damocle del: “se cado io andiamo tutti a casa”.

Solidarietà è arrivata dai Presidenti delle due Provincie molisane, Rosario De Matteis e Luigi Mazzuto, dal Senatore Ulisse Di Giacomo, dal capogruppo Pdl del comune di Campobasso Salvatore Colagiovanni e dal Partito di Pierferdinando Casini, l’UDC. Un pò poco a dire il vero per un uomo che in questi ultimi quindici anni ha garantito un posto di lavoro e uno stipendio sicuro a tanti “amici” del centrodestra. In questo silenzio d’innocenza spicca il mutismo degli assessori, passati e attuali, che hanno accompagnato la gestione della cosa pubblica regionale dell’inattendibile Presidente.

Riprendiamo per un attimo l’articolo art. 323 del codice penale che condanna per ora il Governatore e proviamo a leggere tra le righe e a tradurre da mero linguaggio giuridico ad un più volgarmente politico. La condanna tocca e tratta di  due delibere. La prima inerente il conferimento delle consulenze per la costituzione della Società autostrade, realizzata e oggi finanziata per 300 milioni di euro; la seconda riguarda la stesura della riforma sanitaria approvata nel 2005. Ed allora sorgono degli interrogativi: dov’è la frode? Quali sono gli interessi di parte? Ma soprattutto, perché chi doveva testimoniare a suo favore era assente pur avvallando in sede politico –istituzionale tali scelte?

Quando si rimane in silenzio lo si fa fondamentalmente per due motivi. Uno, perché come dice il detto “chi tace acconsente”. Due, perché nella fattispecie si andrebbe tutti a casa.

Quindi questa sentenza di primo grado, presa da un punto di vista esclusivamente politico, non va a condannare il solo Governatore ma l’operato dell’intera classe politica che ha amministrato, e amministra, la Regione Molise negli ultimi dieci anni?

Pertanto se nei prossimi giorni, come annunciato dalle opposizioni, verrà presentata in consiglio regionale una mozione di sfiducia al Presidente, quanti dell’attuale silenziosa maggioranza saranno presenti in aula per alzare la mano ma soprattutto quanti, ora che ne avranno la reale possibilità, dei suoi avversari politici interni (Vitagliano, Di Sandro e Fusco Perrella) voteranno con le minoranze, ammesso che queste si presentino compatte?

Attenderemo gli sviluppi nelle prossimi settimane. Nel frattempo oggi va di scena il primo congresso provinciale del Pdl, dove un’aria cupa e grigia vedrà tutti gli attori recitare la solita litania propagandistica dello sviluppo regionale, della tutela dell’ambiente e del radicamento nel territorio del partito. Ma che vedrà sostanzialmente il partito stesso totalmente esautorato dalla possibilità di scegliere la sua guida migliore. Perché se Giancarlo Galan afferma:” Diciamo la verità: gestire le tessere serve per gestire il potere, sono tutte false” e Claudio Scajola dichiara: “C’è una cosa che mi incuriosisce. Quando Forza Italia aveva il 30% del consenso popolare, aveva 200mila iscritti. Ora il Pdl nel momento più difficile della sua storia, ha un milione e duecentomila iscritti” , e se l’ex coordinatore nazionale di Forza Italia crede che “in tanti abbiano pensato che si possa costruire una rendita di posizione non in base al numero dei voti, ma in base al numero degli iscritti” oggi il silenzio degli innocenti si trasformerà nel voto degli innocenti.