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ALLUVIONI/ In Molise aspettano il rimborso danni dal 2009

L’ultima volta che ci siamo occupati di alluvioni in Molise ci soffermammo ad analizzare quello triste e famoso e del 2003. Oggi torniamo a parlare di allagamenti facendo un balzo in vanti di ben 6 anni. Siamo nel 2009 e nei giorni 6 marzo e tra il 21 ed il 22 aprile 2009 tutta la regione veniva sommersa da una pioggia battente talmente forte e abbondante da creare disagi su tutto il territorio in particolar modo in basso Molise dove lo straripamento del fiume Biferno ha creato grossi disagi. Da oltre tre anni in basso Molise nel campomarinese il territorio è stato completamente rovinato sia sotto il punto di vista paesaggistico che economico.

 

di Alessandro Corroppoli

Le prime piogge di questi giorni oltre a portare un po’ di aria fresca, dopo un’estate bollente, ha messo in preallarme i diversi imprenditori agricoli basso molisani i cui appezzamenti terrieri confinano con il lato destro del fiume Biferno. Quello stesso lato del fiume che dopo due straripamenti (2003 e 2009) non è stato ancora messo in sicurezza.

Andiamo con ordine e ricostruiamo brevemente, per i lettori, il fattaccio. Nei giorni del 6 marzo e tra il 21 ed il 22 aprile 2009 tutta la regione veniva sommersa da una pioggia torrenziale. Piogge talmente abbondanti  da creare disagi sull’intero territorio regionale. Nelle campagne basso molisane e in particolar modo in quelle campomarinesi, contrada Buccaro (confinante al fiume Biferno), si rilevavano diversi episodi di allagamento tanto consistenti che comportarono il danneggiamento delle colture presenti. L’allagamento vide coinvolte tutte le aziende (5) presenti sul territorio con l’interessamento  di circa sessanta ettari di terreno. Da quei giorni è iniziata tutta la querelle per i risarcimenti promessi ma fin ad ora, oltre tre anni dopo, mai avvenuti.

“Son passati oltre tre anni da quei giorni ma non è stata fatta alcuna messa in sicurezza del fiume Biferno se ovviamente si esclude il lato che bagna la zona industriale” ed ancora “non ci è stato dato, riconosciuto nessuno stato di calamità nonostante ci fossero date assicurazioni verso questo senso”. Questa la voce disperata degli agricoltori della zona che assume toni preoccupanti quando pensano al futuro: “Speriamo che il tempo sia clemente e ci risparmi un po’ ”.

Danni che sì sono stati riconosciuti ma allo stesso tempo mai ricompensati:  le perizie effettuate hanno tutte le stesso comun denominatore:“[…]si è giunti alla conclusione che la principale causa dell’evento verificatosi sia l’insufficiente profondità dell’argine fluviale nel punto adiacente con i terreni del sig. ‘X’. L’apertura delle paratie (ovvero i bocchettoni della diga del Liscione aperte per far uscire più acqua possibile dato il livello dell’acqua aveva raggiunto e superato il limite di sicurezza) ha provocato l’affluenza nel letto del fiume di un quantitativo d’acqua eccessivo, non contenibile dai ridotti argini del fiume; tale situazione ha portato inevitabilmente allo straripamento delle acque in eccesso che si sono rovinosamente riversate sui terreni adiacenti all’argine, ed in quelli limitrofi”. Ma  è nel paragrafo successivo il passaggio più importante : “ Un aggravamento della situazione è dovuto alla cattiva manutenzione del letto del fiume, che presenta vegetazione spontanea non controllata, nonché strutture in cemento site al centro del corso d’acqua che fungono da mezzo di ostruzione dei detriti e del materiale vegetale trasportato dalle acque”.

Perché ad oltre tre anni di stanza gli agricoltori debbono avere ancora così tanta paura del fiume? Perché non debbono produrre  in quei sessanta ettari di terreno? Il danno viene stimato nella media di 50 mila euro con picchi che superano anche i 60 mila euro per azienda.

Ciò di cui i titolari delle aziende  si meravigliano, e si mortificano,  è perché la loro causa non viene perorata o meglio viene superficialmente liquidata  con un volgare “non ci sono soldi ”, perché?

Eppure le giuste segnalazioni denunce sono state fatte.  Le prime furono rivolte all’azienda che gestisce l’oro blu in regione, Molise Acque la quale, si scagionava dalle responsabilità di gestione dei fiumi in una missiva, del 12.11.09, della sua assicurazione (INA-ASSITALIA SpA) in cui demanda tutta la responsabilità alla Regione Molise.

Interpellata, la Regione Molise rispondeva a sua volta con una lettera del 31.12.2009 prot. 0057816/09 dove assicurava il denunciate che la richiesta di risarcimenti danni sarebbe stata segnalata all’assessorato competente (lavori pubblici) in virtù di un programma di interventi futuri dopo il reperimento delle necessarie risorse finanziarie.

Dopo tre anni questa è l’unica nota ufficiale proveniente dalla Regione Molise. Tre anni di silenzio che ha portato la rabbia degli interessati a livelli altissimi. Due i motivi cardine. Il primo è  per ovvie ragioni economiche ed il secondo per la mancanza di una politica di sicurezza ambientale: il Biferno  potrebbe, in caso di abbondanti  piogge, ancora oggi enormi danni…