Politici e imprenditori come sciacalli su l’Aquila: “Il sisma? Una botta di c….”
Le intercettazioni, pubblicate dal Fatto, tra l’ex assessore de L’Aquila Lisi e l’architetto Ciccone, dove si definisce il terremoto del 6 aprile un “colpo di culo”, in vista degli appalti legati alla ricostruzione.
Tutti si ricordano delle risate al telefono tra l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscitelli e il cognato, che, poche ore dopo il terremoto a L’Aquila del 6 aprile 2009, festeggiavano in vista dei grandi affari che sarebbero emersi durante la ricostruzione. Una vicenda che scatenò l’indignazione del paese, sconvolto di fronte a quelle 309 vittime del sisma e le migliaia di feriti e sfollati.
Eppure, quelle risate, non erano le uniche testimonianze-vergogna di quel periodo. A rivelarlo è il Fatto Quotidiano, che ora, a seguito dello scandalo tangenti che ha coinvolto la provincia aquilana, pubblica alcune intercettazioni tra l’ex assessore Lisi e l’architetto Pio Ciccone. Questi, entrambi archiviati, il 30 novembre del 2010, dimostrarono come, nonostante le vittime, il vero interesse fosse quello degli appalti.
Il quotidiano di Padellaro riporta la conversazione, che inizia con Lisi: “Tu ancora non te ne stai a rende conto ma L’Aquila si è aperta… le possibilità saranno miliardarie. Io sto a cercà di prendere ste 160 case, se non lo pigli mo’ non lo pigli più, questo è l’ultimo passaggio di vita, dopo sta botta, hai finito, o le pigli mo’…”. “O gli pigli mo’ o non gli pigli più…”, conferma Ciccone. “Esatto”, prosegue Lisi, “abbiamo avuto il culo di…”. “Del terremoto!”. L’ex assessore ribadisce: “Il culo che, in questo frangente, con tutte ste opere che ci stanno, tu ci sta pure in mezzo, allora, farsele scappà mo’ è da fessi… è l’ultima battuta della vita… o te fai gli soldi mo’…”. “O hai finito”.
Ciccone, però, si preoccupa di evenutali inchieste giudiziarie a loro carico. E Lisi, dell’Udeur, lo tranquillizza: “Tengo paura, però fino ad un certo punto, lo sai perché? Perché sto con la sinistra e bene o male, penso che la magistratura c’ha grossi interessi a smuove”. L’ennesima dimostrazione dello sciacallaggio che non tiene conto delle vittime, dunque, che in nome dei soldi dimentica l’umanità.