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AGENDA DIGITALE/ La nomina del direttore Ragosa: ad personam? Blackout, guanti bianchi, Poste e Telecom

A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Alcuni giorni fa è stato nominato il nuovo Direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Peccato però che Agostino Ragusa – la persona prescelta dai ministeri interessati – non abbia alle spalle buone esperienze in materia informatica con tanti e tanti blackout generali collezionati mentre era Responsabile dell’innovazione e dello sviluppo ICT per Poste Italiane. Nonostante questo, per lui un trattamento anche riservato poiché esonerato dallo spoil system (il suo incarico, in altre parole, non cesserà a fine legislatura). Sarà un caso, ma Ragusa ha lavorato in Poste Italiane e in Telecom Italia. E due dei ministri che l’hanno nominato hanno avuto un passato importante proprio in queste due società. Una (l’ennesima) nomina ad personam?

 

di Carmine Gazzanni

Trenta ottobre 2012. Il Consiglio dei ministri ufficializza la nomina di Agostino Ragosa a Direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale. Si legge in una nota di Palazzo Chigi di quel giorno: “La sua nomina è frutto di una valutazione collegiale, a cui si è giunti attraverso una procedura innovativa e aperta. Per l’individuazione della figura professionalmente più adatta, sui principali siti dei Ministeri competenti è stato infatti pubblicato per 15 giorni un apposito avviso, al quale hanno risposto oltre 200 candidati”. Insomma, nulla di più condivisibile. Un avviso, un concorso, centinaia di candidati, un vincitore. Tutto alla luce del sole, sembrerebbe.

Ragosa – sembrerebbe – è stato nominato a giusta ragione a capo dell’Agenzia per l’Italia Digitale, un ruolo di primaria importanza per la realizzazione di un progetto a cui, peraltro, quest’esecutivo tiene in modo particolare. Basti leggere, d’altronde, ancora la nota del trenta ottobre per rendersene conto: “L’agenzia per l’Italia Digitale è uno strumento cardine per la realizzazione dell’Agenda Digitale […] con la creazione dell’Agenzia si è deciso di semplificare fortemente le politiche e le strategie di innovazione, azzerando diversi enti finora esistenti e dando vita a un unico e snello centro di coordinamento. Il nuovo organismo rappresenta uno snodo cruciale nella gestione di tutti i processi di digitalizzazione e ammodernamento della PA, in particolare per quanto riguarda la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’interoperabilità dei sistemi informativi pubblici, la vigilanza sulla qualità dei servizi e sulla razionalizzazione della spesa informatica, il coordinamento delle iniziative strategiche per la digitalizzazione dei servizi pubblici per cittadini e imprese”.

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Il ruolo dunque ricopre un’importanza strategica. Proprio per questo poniamoci una domanda. Chi è questo Ragosa e quali ruoli ha svolto in passato? A ben vedere i dubbi – sollevati peraltro anche in un’interrogazione parlamentare di due giorni fa dal deputato Idv Elio Lannutti – ci sono eccome. Anche se, di primo acchito, non ci sarebbe nulla da ridire.

Oltre la nota, infatti, Palazzo Chigi fornisce anche un rapido curriculum del vincitore. Nato nel 1950 a Salerno, si è laureato in Ingegneria Elettronica e Telecomunicazioni presso la Federico II di Napoli. Tra il 1978 e il 1993 ha lavorato in Italcable e, successivamente, dopo essere stato anche nei cda di Telespazio, Telesoft e Altesia, è passato nel gruppo Telecom Italia assumendo diversi incarichi dirigenziali, con particolare riferimento al settore dell’ICT (appunto, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione). Dall’agosto 2004 all’agosto 2012 è stato Chief Operating Officer del Gruppo Poste Italiane dove, da settembre, ricopre l’incarico di Responsabile dell’innovazione e dello sviluppo ICT, ruolo che lascerà per svolgere il nuovo incarico. Insomma, il curriculum di Ragosa sembrerebbe rispondere in pieno al bando pubblico dove si chiedeva una “comprovata qualificazione professionale in materia di innovazione tecnologica” e una “comprovata esperienza di elevato livello nella gestione di processi di innovazione, tanto nel settore pubblico quanto nel settore privato”. Fin qui, dunque, nulla da ridire.

Ecco, però, che se cominciamo a scavare più a fondo nel passato di Ragosa i dubbi cominciano a sollevarsi. Come scrive anche Lannutti nella sua interrogazione, ci sarebbero “responsabilità di Agostino Ragosa (più o meno dirette) negli epic fail che hanno condizionato le attività informatiche di Poste italiane”. I casi registrati sono stati, in effetti, più di uno. Proprio nel periodo in cui Ragosa ricopriva l’incarico di Responsabile ICT: nel 2009 l’azienda subisce il defacing della pagina web principale dimostrando qualche vulnerabilità di troppo. Si dirà: sono cose che capitano. Certamente. Ma, come si suol dire, una coincidenza è il caso, due sono un indizio ma tre sono una prova. E allora andiamo avanti. Solo due anni dopo, nel giugno del 2011, ad andare in tilt sono ben 14.000 sportelli. Il motivo? Un blocco del server centrale. In quell’occasione, peraltro, nemmeno il commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Gianluigi Magri andò tanto per il sottile: “Non è accettabile – disse Magri il 6 giugno a Il Giornale – il perdurare dell’incredibile disservizio che sta ancora paralizzando gran parte del sistema informatico di Poste Italiane e non è accettabile che non vi sia una chiara disanima degli avvenimenti individuando le specifiche responsabilità. Nell’era della tecnologia e della comunicazione simili incredibili episodi minano non solo la capacità di garantire un pubblico servizio, ma anche la credibilità di chi dovrebbe garantirlo”. Una critica nemmeno troppo celata appunto a Ragosa.

Finita qui? Certo che no, dato che gli stessi blackout si sono ripetuti poi ad ottobre 2011, a marzo e ad aprile 2012. Insomma, di blackout Ragosa ne ha collezionati un bel po’. Di certo non fanno curriculum (o meglio, non dovrebbero farlo) per uno che è stato responsabile ICT in Telecom e Poste Italiane. Nonostante tutto, però, è stato scelto come responsabile di un progetto grosso che dovrebbe portare a digitalizzare tutte le pubbliche amministrazioni garantendo un risparmio stimato di circa 20 miliardi di euro.

Un ruolo autorevole, dunque. Per il quale, peraltro, Ragosa è stato anche trattato con i guanti bianchi. C’è un altro particolare – oltre alle sue esperienze passate – che fa sorgere qualche dubbio in più . Per comprendere di cosa stiamo parlando bisogna far riferimento  al decreto legge “Cresci Italia” (dl numero 179 del 2012) e, più precisamente, all’articolo 20 comma 20 dove, relativamente all’Agenzia per l’Italia digitale, si prevede che “al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’articolo 19 e dal presente articolo, all’incarico di Direttore generale […]non si applica l’articolo 19, comma 8, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”. Cosa stabilisce quest’ultimo decreto legislativo menzionato? In pratica introduce il sistema dello spoil system (il sistema tramite cui gli incarichi pubblici e dirigenziali sono distribuiti dalle forza politiche al governo e cessano con il termine della legislatura) a cui, dunque, Ragosa si sottrarrà. In altre parole, il suo incarico rimarrà in piedi anche dopo aprile 2013. Come detto, un trattamento di tutto rispetto per un uomo che, volente o nolente, è stato responsabile di numerosi e grossolani blackout.

Ma a questo punto poniamoci un’ulteriore domanda: chi ha nominato Ragosa? Ancora un volta in soccorso ci viene il comunicato del trenta ottobre: “I Ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera (su cui, peraltro, già ci siamo soffermati tempo fa per un’altra nomina che lascia più di un dubbio, ndr), della Pubblica amministrazione e Semplificazione Filippo Patroni Griffi, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo hanno gestito direttamente le principali fasi di esame delle candidature propedeutiche alla nomina. L’esito di tale istruttoria è stato condiviso oggi, a margine del Consiglio dei ministri, con il Presidente del Consiglio Mario Monti e con il ministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli”. Insomma, nei fatti a decidere per Ragosa sono stati Passera, Patroni Griffi e Profumo. Sarà semplicemente un caso, ma due dei tre ministri hanno lavorato nelle stesse società in cui ha lavorato Ragosa. Corrado Passera è stato amministratore delegato di Poste Italiane e, da ad di San Paolo Intesa, ha avuto un ruolo determinante insieme a Mediobanca e Generali nel compare nel 2007 il pacchetto di controllo di Telecom dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera. Francesco Profumo, invece, è stato addirittura nel cda di Telecom Italia.

È bene precisarlo sin da ora: quasi sicuramente – anzi certamente – non vuol dir nulla. Eppure probabilmente per convenienza istituzionale sarebbe stato opportuno riflettere su una nomina dubbia per i vari motivi illustrati e che, peraltro, ricade su una persona che ha ricoperto importanti incarichi in due società che accomunano anche due dei tre giudici del bando.

In altre parole: che controllori e controllati abbiano lavorato negli stessi gruppi, certamente non è opportuno, non è un bene, non è responsabile. Soprattutto se qualche dubbio sorge già ripercorrendo e le cattive esperienze collezionate da Ragosa e, di contro, il trattamento riservatogli personalmente dall’esecutivo.

Sono domande, d’altronde, che si pone anche lo stesso Lannutti, il quale appunto si chiede “quali siano i motivi per cui si è si deciso di nominare Agostino Ragosa […]nonostante i ripetuti fallimenti che hanno caratterizzato le attività informatiche di Poste italiane durante il suo mandato presso l’azienda” e, ancora, “quali siano le ragioni che hanno indotto il Governo ad emanare la disposizione […] che garantisce al direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale il mantenimento dell’incarico a prescindere dai risultati, in violazione della norma sullo spoil system, costituendo un singolare e discriminatorio precedente rispetto ad altri dirigenti della pubblica amministrazione”. Il dubbio che sia una nomina ad personam sorge e, per quanto detto, il dubbio è assolutamente legittimo.