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Terremoto oggi: San Giuliano di Puglia e L’Aquila

Terremoto Molise e Abruzzo, l’inchiesta. Oggi San Giuliano di Puglia e L’Aquila sono accomunate nella tragedia e nel modello di ricostruzione fallimentare.

Era l’aprile del 2009, appena dopo quel drammatico terremoto che ha distrutto la città de L’Aquila e circa cinquanta paesi limitrofi. Berlusconi, in visita in Abruzzo, affermò: “Ricostruiremo L’Aquila in 28 mesi”. Frase epica. Purtroppo, però, come molti sanno, un déjà vu: “Entro due anni gli abitanti riavranno le case”. Frase identica, contesto diverso: siamo in Molise, a San Giuliano di Puglia, paese dove, il 31 ottobre 2002, crollò una scuola e morirono 27 bambini e la loro insegnante.

Si spera che il modello molisano non sia imitato anche in Abruzzo. In questi giorni, infatti, il presidente della Sezione di Controllo della Corte dei Conti regionale, Mario Casaccia, ha compilato una relazione non molto confortante, se si conta che di anni ne sono passati non due, ma più di sette. “Al momento sono state soddisfatte per il Molise esigenze pari a circa il 23% del totale previsto”. Senz’altro è vero che a San Giuliano il discorso è profondamente dissimile in quanto qui la ricostruzione è al 97%, ma i paesi coinvolti sono ben 83 comuni; 83 comuni su cui, pare, l’occhio del Commissario delegato e Presidente della Regione Michele Iorio non è caduto. A San Giuliano di Puglia, infatti, la scuola è stata ricostruita, scuola che è stata definita dal ministro Gelmini e dal premier Berlusconi “la più sicura d’ Italia”.

Ma si può dire lo stesso degli altri Paesi? A Colletorto alcune attività commerciali si svolgono ancora nei container, a Bonefro, invece, si vive ancora nel villaggio (provvisorio) di legno e i più vecchi tra i terremotati ripetono: “Qui siamo venuti e qui moriremo”.
Una situazione questa insostenibile per Casaccia: “il forte scostamento sembra imputabile non solo alla vasta platea dei Comuni interessati dal terremoto e dall’alluvione, ma anche all’assenza di un’attività di regolare ed indispensabile programmazione degli interventi disposti dal Commissario delegato, che consentisse, superata la fase dell’emergenza, di realizzare un modello di ricostruzione totale“. E non è finita qui: oltre al giudizio negativo, la Corte dei conti ha anche comminato nei mesi scorsi (il 9 febbraio) una sanzione di 3.200 euro proprio a Michele Iorio, per omessa o incompleta presentazione dei rendiconti finanziari semestrali relativi agli esercizi compresi tra il 2005 e il 2008.

Fallimento dell’intervento post-sisma, quindi, in Molise. E ciò è evidente anche se prendiamo in mano i dati relativi al 2009. Escluso San Giuliano di Puglia, la stima delle risorse necessarie per la ricostruzione ammonta a più di 3 miliardi di euro (ripeto: sono passati più di sette anni!); cionondimeno sono stati finanziati solo 414 milioni, una nullità in confronto al necessario! Alcuni consiglieri, infatti, come D’Alete e Petraroia, hanno denunciato la poca chiarezza nella gestione dei finanziamenti e della ricostruzione post-terremoto. D’altronde è quello che ci dice anche la condanna della Corte dei conti: è assai difficile capire quanti soldi sono arrivati in Molise e quanti e come sono stati spesi.

E non è la prima volta che Iorio fa il bello e il cattivo tempo riguardo ai finanziamenti per la ricostruzione. Per meglio capirci torniamo un momento indietro: nell’ottobre 2002 il terremoto devastò il Molise, poche settimane dopo la Soprintendenza dei beni culturali stilò una lista dei Comuni che avevano riportato danni a abitazioni ed edifici storici (32 nella sola provincia di Campobasso, 9 in quella di Foggia e uno in quella di Isernia). A febbraio un’alluvione colpì, di nuovo, i territori già devastati. A marzo 2003 il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi conferì al Governatore molisano Michele Iorio (Forza Italia allora, Pdl oggi) pieni poteri per gestire la ricostruzione.

E dopo solo 5 anni cosa si scopre? Che alcuni dei fondi (per un totale di 123 milioni di euro) che servivano per ricostruire i centri colpiti sono andati da tutt’altra parte. I finanziamenti, infatti, sono serviti per grandi opere che non hanno nulla a che fare con il terremoto. Opere come il museo del profumo di Sant’Elena Sannita (200 mila euro), la valorizzazione della rete sentieristica del bosco Cerreto di Monacilioni (250 mila euro), il ripristino del sito archeologico “de jumento albo” di Civitanova del Sannio (275 mila euro). Ancora, altri finanziamenti disposti per il ripopolamento della seppia nelle acque del mare molisano (250 mila euro), per incentivare la “vocazione produttiva della patata turchesca di Pesche” (100 mila euro), per finanziare uno studio (765 mila euro) per la progettazione della metropolitana leggera che dovrebbe unire Matrice, Campobasso e Bojano.

E il bello è che neanche un anno dopo (giugno 2008) così parlò Michele Iorio: “L’emergenza è stata gestita in maniera esemplare e che San Giuliano di Puglia e gli altri comuni del cratere sismico stanno quasi concludendo i lavori della ricostruzione pesante a tempo di record rispetto alle altre esperienze d’Italia, non ultima quella del terremoto dell’Umbria e delle Marche che, a dieci anni di distanza, ha terminato la fase dell’emergenza ma non certo della ricostruzione”. La Corte dei Conti, purtroppo, non la pensa proprio così. E siamo nel 2010.