Viaggio nell’Italia avvelenata: dalle paludi tossiche fino alla valle del DDT
Continua la nostra inchiesta ambientale: avevamo parlato della drammatica situazione in Campania, che da ‘emergenza’ si è trasformata in ‘disastro’, lì dove le pecore sono nate deformate e i pastori sono morti di tumore. Avevamo parlato del Lazio e della discarica di Malagrotta, sbandierata come slogan elettorale ma poi di fatto si è continuato ad usarla in modo illecito. Passiamo ad altri avvelenamenti di massa: nella provincia di Bergamo, c’è una palude che negli anni ‘80 e ‘90 è stata usata come discarica preferita per i rifiuti petrolchimici e che oggi contamina le falde e l’aria con le esalazioni ma resta così perché non ci sono soldi per la bonifica. Poi c’è la valle del Sacco, vicino Roma, dove l’intera vallata è stata contaminata dalla molecola degli erbicidi – il Beta HCH, bandito dagli anni ’80 – e anche in questo caso tutto è rimasto com’è. Ultima scoperta vicino Brindisi una discarica abusiva: venivano seppelliti i rifiuti tossici – piombo e cromo -provenienti dal porto di Taranto.
di Maria Cristina Giovannitti
Della criticità ambientale in Campania abbiamo parlato spesso, sottolineando l’alta correlazione che vi è tra l’inquinamento e il rischio tumori nella popolazione.
Appelli e denunce che sembrano essere inascoltati dalle amministrazioni poiché “l’emergenza rifiuti” si è trasformata in un “disastro ambientale”.
Avevamo dato voce anche all’emergenza della discarica di Malagrotta, un ‘caso’ sbandierato ad hoc solo nei casi di elezioni politiche. Nonostante tutto l’avvelenamento sovversivo dell’Italia continua, da nord a sud nella nostra Penisola con danni all’ambiente e alla nostra salute.
BERGAMO, PALUDE DI RIFIUTI PETROLCHIMICI. RISCHIO ALTA CONTAMINAZIONE – Nelle campagne di Zanica, nella provincia di Bergamo, dagli anni ’80 si è compiuto un vero scempio ambientale. Una cava si è trasformata in una discarica illegale, diventando una palude che contiene un ventennio di rifiuti petrolchimici sversati lì.
Scarti di raffineria e rifiuti provenienti da impianti milanesi, tutti portati nella ‘pozzetta’ bergamasca che si estende per 1150 metri quadrati e che ha cominciato a destare sospetti solo nel 2001 quando la società Eurogeo ha compiuto delle analisi sulla palude, trovando un’elevatissima quantità di idrocarburi fortemente cancerogeni – tra i quali piombo, nichel, cromo e cadmio.
L’inquinamento delle falde si è aggravata anche con le esalazioni che mettono a serio rischio la salute dei cittadini, fondamentale un operazione di bonifica della palude tossica che costa 3 milioni di euro.
Soldi che l’amministrazione – in questi casi – sembrerebbe non avere: i cittadini preoccupati hanno sollecitato la Regione Lombardia che ha stanziato solamente 181 mila euro, denaro che serve solo alla prima parte della bonifica, cioè quella del monitoraggio. Una situazione grave che dura da ben 20 anni e che non sembra sbloccarsi.
COLLEFERRO, LA VALLE DEL SACCO CONTAMINATA DA DDT – Il pesticida moderno bandito negli Usa e in Europa per il suo alto tasso di inquinamento in realtà possiamo trovarlo nei 60 chilometri di vallata attorno al fiume Sacco, vicino Colleferro.
La valle romana è contaminata dalla molecola, che deriva dagli erbicidi, Beta HCH, che fino agli anni ‘80 veniva prodotto proprio a Colleferro, produzione in seguito vietata per l’alta tossicità. Il disastro della ‘valle del DDT’ è stata casualmente scoperta nel 2004 quando la Procura di Velletri ha condannato i vertici di diverse aziende chimiche locali per inquinamento.
Nonostante aver riconosciuto la drammaticità della situazione poco o nulla è stato fatto e la Valle del Sacco resta una palude di tossicità. Nei pozzi dell’acquedotto della città sono state trovate tracce di Beta HCH, preoccupato lo stesso sindaco che ha richiesto una commissione di controllo e dei finanziamenti per bonificare.
BRINDISI, 15 MILA TONNELLATE DI CROMO E PIOMBO SEPPELLITI – I rifiuti del porto, anziché essere smaltiti in apposite discariche, facevano da spola tra Taranto e Brindisi, precisamente lungo la statale di S. Vito dei Normanni. Con la compiacenza dei proprietari terrieri, poco tempo fa la sezione dei NOE di Lecce ha scoperto rifiuti nascosti sotto tre terreni di 30 mila metri quadrati l’uno. Sotto terre che venivano anche coltivate sono stati trovati 15 mila tonnellate di rifiuti tossici, in particolare cromo e piombo mentre erano in arrivo dal porto altre 70 mila tonnellate da seppellire senza che nessuno – o pochi – sapessero.
“Quando avrete inquinato l’ultimo fiume, vi accorgerete che non si può mangiare il vostro stupido denaro”, uno status che devono ancora comprende le amministrazioni compiacenti e colpevoli dei disastri ambientali.