DIMISSIONI RATZINGER/ L’ipotesi del complotto, il documento sulla sua “morte” e la crisi del papato
Papa Ratzinger annuncia in latino le sue dimissioni. Ma aleggia il mistero intorno a questa scelta che sembra meditata da mesi. Un anno fa il documento segreto in tedesco svelava i retroscena della Curia: annunciata la morte ‘certa’ di Benedetto XVI. La sua ‘uccisione’ avrebbe favorito il già prescelto successore, l’arcivescovo Angelo Scola con cui, stando al testo segreto, Benedetto XVI avrebbe creato un direttorio segreto per decidere sulle sorti del Vaticano. Rivelati i suoi rapporti conflittuali con il braccio destro e troppo ‘politicizzato’ Tarcisio Bertone ed infine la crisi del papato: per molti Ratzinger è stato troppo solitario e troppo pensatore e non ha saputo risolvere gli scandali e i conflitti interni del Vaticano.
di Maria Cristina Giovannitti
In latino, durante un incontro ‘minore’, Papa Ratzinger annuncia a sorpresa le sue dimissioni, spiegandone i motivi in modo vago: “ Non ho le forze, lascio per il bene della Chiesa ”. Tutto questo contribuisce ad alimentare i misteri intorno alla figura solitaria del Papa tedesco e sugli scandali che hanno coinvolto il Vaticano negli ultimi tempi, brogli a cui probabilmente Benedetto XVI non ha saputo tener testa.
LA TEORIA DEL COMPLOTTO – Il carteggio è stato pubblicato da Il Fatto Quotidiano quasi un anno fa ed è stato redatto da mano anonima in lingua tedesca, nel novembre del 2011. E’ un documento segreto che in un imbarazzante sicurezza parla della morte del Papa facendo così ipotizzare ad un delitto premeditato: “Il Papa morirà entro 12 mesi ” avrebbe così dichiarato il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, durante un suo viaggio turistico a Pechino. A conti fatti, il Papa sarebbe dovuto morire entro novembre del 2012, dichiarazioni ritenute senza fondamento dallo stesso Romeo. Eppure quel documento “strettamente confidenziale” esiste.
Le rivelazioni messe nero su bianco sono state consegnate a mano a Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ed al Papa, dal cardinale colombiano Dario Castrilliòn Hoyos, sconfessato nel 2001 da Ratzinger perché scrisse in favore di un vescovo francese condannato che non aveva voluto denunciare alle autorità un sacerdote accusato per abusi sessuali. Hoyos si complimentò per il silenzio del vescovo e Benedetto XVI lo scomunicò. Intanto l’FBI del Vaticano – la Gendarmeria dello Stato Vaticano con a capo Domenico Giani – ha avviato un’indagine in merito. Il testo è interessante perché svela luci ed ombre che ci sarebbero dietro l’enigmatica e silenziosa figura di Benedetto XVI. Diviso in tre parti, il documento parla di Paolo Romeo, Angelo Scola e Tarcisio Bertone.
LO “SMARGIASSO” PAOLO ROMEO E LA ‘TROIKA’ – Nell’incipit di queste dichiarazioni l’arcivescovo di Palermo viene descritto con atteggiamento buffone, lui che si vanta di far parte, insieme ad Angelo Scola e a Benedetto XVI, della ‘Troika’, una sorta di direttorio segreto che prende le decisioni di rilievo nel Vaticano e di essere esperto delle chiese clandestine soprattutto dopo la sua esperienza nelle Filippine. Dice di essere molto amico del cardinale Catrilliòn Hoyos e di essere andato a Pechino come portavoce del Papa per occuparsi delle questioni tra la Cina e il Vaticano. Questo è quanto scritto nel documento segreto.
In realtà Romeo è un personaggio di rilievo nella Curia a cui Benedetto XVI non ha sempre remato in favore: nel 2006 fu nominato Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e decise di promuovere una consultazione tra tutti i vescovi italiani ma non venne mai autorizzato da Ratzinger, anzi fu sconfessato.
IL CONFLITTO TRA BERTONE IL POLITICO E RATZINGER IL SOLITARIO – Gli affari quotidiani del Vaticano sono nelle mani di Tarcisio Bertone, Segretario di Stato e con cui non correrebbe buon sangue, secondo il documento privato. Bertone il ‘despota’ sarebbe in continuo conflitto con Ratzinger con cui, per forza di cose, è costretto a convivere. Andando oltre il testo segreto, il ruolo di Bertone, secondo i ben informati, sarebbe quello di ridimensionare la personalità di Benedetto XVI, insomma fargli capire chi comanda. Appena eletto Ratzinger avrebbe scritto di proprio pugno un discorso che non sarebbe passato al vaglio degli Uffici Vaticani – come da prassi – portando da subito enormi conflitti tra il Papa e la Curia. Bertone sarebbe il collante tra le due parti eppur ritenuto troppo politicizzato. Si riporta una cena in cui il cardinale ha partecipato alla presenza di Bruno Vespa, Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini. In quell’occasione l’ex premier avrebbe compiuto un panegirico politico per convincere all’alleanza Casini, tutto questo alla presenza di Bertone. La vicenda non piacque al Vaticano: a quanto pare il segretario sembrerebbe avere più interessi politici di centrodestra che impegni spirituali.
IL NUOVO PAPA GIÀ SCELTO DA RATZINGER: ANGELO SCOLA – Sempre secondo il documento segreto, Benedetto XVI avrebbe già deciso il suo successore: il nuovo papa sarà Angelo Scola, il cardinale vicino a Comunione e Liberazione. Insomma si sarebbe tenuta una trattativa inter nos all’interno del Vaticano in cui il designato sarebbe stato Scola, voluto da Ratzinger. Tutte queste dichiarazioni sono state smentite dallo stesso Romeo che le definisce ‘prive di fondamento’. Certo è che le dimissioni lucide e meditate di Benedetto XVI portano dubbi sulla crisi del suo pontificato.
RATZINGER, IL ‘PAPA PENSATORE’ E LA CRISI DEL SUO PAPATO – Un Vaticano allo sbando, già lacerato dalle rivelazioni del Corvo e dalla crisi finanziaria ed oggi senza più un Papa. Eppure la Curia di Benedetto XVI è stata spesso sotto accusa, giudicata troppo poco incisiva rispetto alla precedente di Giovanni Paolo II. Ratzinger è sempre stato un teologo, un uomo di studi e riflessioni, poco avvezzo alla vita pubblica, agli incontri mondani. Non ha mai utilizzato pranzi di lavoro e rari sono stati gli incontri con ambasciatori vaticani come faceva Papa Wojtyla; pochi contatti con l’esterno, molto tempo passato tra le mura del Vaticano per studi e ricerche. Un Papa timido, solitario e pensatore che non ha avuto il pungo fermo per far valere le sue idee, che ha risposto sempre con ritardo alle crisi e gli scandali che hanno travolto il suo pontificato. Molti concordano su un’inevitabile crisi del pontificato dipesa dalla mancanza di un programma di governo concreto, aldilà di qualsiasi tipo di motivazione.
Guidare l’enorme schiera di cattolici – 1 miliardo e 200 milioni – e ripristinare la spiritualità in un periodo di disfattismo totale non è semplice. Certo è che la crisi storica, con le dimissioni di Ratzinger, può dirsi ufficialmente totale, coinvolgendo anche l’ambito spirituale. Il suo è stato un pontificato ‘debole’, la sua una figura di ‘pensatore’ troppo astratto e poco pratico per risolvere i troppo scandali della Santa Sede.